di Gianfranco Brevetto
Migliore sunto di questo brillante saggio, del come sempre brillante analista dell’attuale, Pascal Bruckner, sta proprio in una citazione che lui stesso ci fa di un racconto di Dino Buzzati, Cacciatori di vecchi [1]. Il protagonista, quarantaseienne , ha la sola colpa di fermarsi davanti ad un bar in compagnia di una giovane ragazza. Un gruppo di giovani al grido di dagli al vecchio! Cerca di linciarlo. Ma, una volta scampata al gruppo, la coppia, guardandosi allo specchio, si ritrova irrimediabilmente invecchiata. Amara scoperta, la realtà ci presenta il conto, eppure qualcosa ci dice che non è proprio così. Una serie di evidenze, ad iniziare da quelle statistiche, ci invitano a nuove riflessioni, ci indirizzano verso nuove prospettive. Non si tratta qui di scoprire un elisir dell’eterna giovinezza ma di comprendere e analizzare l’estate indiana della nostra vita. Quella che ci viene, oggi, offerta proprio alle soglie della vecchiaia.
– Perché, come ci dice il titolo del libro, i cinquantenni oggi vivono una breve eternità?
– A partire dal 1900 abbiamo guadagnato tra i 25 e 35 anni di speranza di vita con delle piccole differenze tra i vari paesi. La Russia e gli Stati Uniti hanno mortalità più elevate dell’Europa occidentale. La grande questione che si pone a ognuno di noi è: cosa ce ne facciamo di questi 20 anni di vita in più? La passeremo in un tempo libero unicamente consacrato al consumo, divertendosi fino alla nausea o, al contrario, iniziando una seconda, una terza carriera, sviluppando nuovi talenti, e apprendendo nuove competenze?
– Si tratta proprio di una parte di vita supplementare una sorta di bonus. Immagino che abbia anche risvolti negativi.
– Sì, è una vita nuova che si offre a noi e per la quale non siamo preparati. I nostri sistemi pensionistici o assicurativi non sono costruiti per uomini e donne di 80 anni e più. Nel 2060, ci saranno in Francia 200.000 centenari e ogni famiglia comprenderà quattro generazioni con problemi finanziari insormontabili. Occorrerà, infatti, farsi carico delle malattie dei genitori, dei nonni e, contemporaneamente, degli studi dei figli. Cosa diventerà l’eredità? Converrà saltare una generazione e trasmetterla direttamente ai nipoti che ne avranno più bisogno.
– Quindi cambierà anche il nostro modo di rapportarci con la malattia?
– La nostra relazione con la malattia sta diventando sempre più complessa nella misura in cui l’invecchiamento si accompagna invariabilmente a un certo numero di affezioni più o meno gravi. La malattia è il salario della longevità e, dopo i cinquant’anni, ognuno di noi è come una vecchia berlina elegante. Occorre portarla in officina a intervalli regolari e dove la si “ripara” per rimetterla in moto. Eccetto le malattie degenerative, l’Alzheimer, il Parkinson , la demenza senile, noi sopravviviamo oggi in più o meno buono stato fino al termine, salvo se ci ammaliamo di un tumore fulminante o di una malattia incurabile rara.
– Ma cosa intende quando ci parla di filosofia della longevità?
– Ciò che io chiamo filosofia della longevità è la presa di coscienza, nella parte centrale della vita, della brevità dell’esistenza e dell’imperativo di goderne fino alla fine. “Spero di restare vivo fino alla morte” diceva Jean Paulhan. Frase magnifica che significa che la vecchiaia, contrariamente agli insegnamenti degli antichi, non è sempre sinonimo di saggezza e rassegnazione.
– Cosa potrà diventare allora?
– Può continuare ad essere l’età della meraviglia, degli incontri, delle scoperte, ivi compresi gli incontri amorosi. È significativo costatare che l’età dei divorzi in Francia è compresa nelle fasce tra i 20 e i 30 anni e tra i 50 e i 70. Molti anziani, una volta cresciuti i figli e adempiuto agli obblighi coniugali, decidono di separarsi e conoscere la frenesia di una nuova vita di coppia. Dal momento in cui il cuore comincia a battere l’adrenalina entra in circolo, rende i nostri giorni più coinvolgenti, passionali.
– Le dirò che tutto questo appare interessante, almeno per chi ha la mia età, ma cosa occorre fare per vivere secondo questa filosofia?
La filosofia della longevità consiste dunque nel rinunciare alla rinuncia: non è più possibile fare tutto, certo, ma molto è ancora permesso. In questo breve intervallo possiamo ancora stordirci di piacere, progredire nella duplice strada della lungimiranza e della conoscenza. In ogni tappa del suo svolgersi, la vita si ribella contro le regole che le sono imposte. Questo fino al tuffo nell’abisso. Occorre rivoltare l’invecchiamento contro se stesso, con umorismo ed eleganza.
Pascal Bruckner
Une brève éternité
Philosophie de la longévité
Grasset, 2019
[1] Cacciatori di Vecchi, in Il colombre e altri cinquanta racconti, 1966 (Chasseurs dex vieux, in le K, nella traduzione in francese).