di Alessandro Bozzato
Il baseball non è solo uno sport iconico del continente americano, ma rappresenta anche un potente strumento pedagogico per lo sviluppo delle competenze motorie e cognitive. Nella cultura sportiva europea, il baseball occupa una posizione marginale rispetto a discipline più diffuse come il calcio o il basket, ma la sua struttura peculiare lo rende un modello privilegiato per osservare e comprendere il ruolo delle sequenze motorie nei processi di apprendimento. Le relazioni tra motricità, sequenze e funzioni esecutive, mostrano come il baseball possa diventare un supporto educativo anche in ambito scolastico.
Motricità e sequenze: il valore pedagogico del baseball
Ogni movimento umano si basa sull’organizzazione di sequenze motorie che, nella loro complessità, richiedono coordinazione e controllo. Quando si pensa all’attività motoria, si tende a identificare l’azione atletica, si pensa al correre o al saltare. Ma la motricità riguarda anche attività che coinvolgono la gestione di sequenze più fini e articolate, come leggere, scrivere, suonare uno strumento o risolvere problemi matematici. La capacità di eseguire e controllare sequenze motorie non è una prerogativa esclusiva dello sport, ma una competenza che si riflette in molteplici ambiti della vita quotidiana e dell’apprendimento.
Nel baseball, la riuscita di un’azione dipende dalla capacità di integrare una serie di movimenti concatenati: il battitore deve coordinare la percezione visiva della palla in arrivo con il movimento del corpo, la presa della mazza e il tempismo del colpo. Allo stesso modo, un giocatore che corre tra le basi deve calcolare distanza, velocità e traiettoria, adattando continuamente la sua azione alle condizioni del gioco. Questo tipo di prestazione/esperienza motoria stimola le funzioni esecutive, migliorando la capacità di pianificazione, inibizione e flessibilità cognitiva, competenze fondamentali per i processi di apprendimento.
I disturbi specifici dell’apprendimento sono strettamente collegati a disordini delle funzioni esecutive e a difficoltà motorie e coordinative. L’abilità motoria e la competenza prassica sono interdipendenti, tanto da parlare, più specificamente, di prasso-motricità. Il sistema motorio è complesso: coinvolge sia i meccanismi percettivi di base che i processi cognitivi più elevati.
L’integrità anatomica e la maturazione neuromotoria sono necessarie per lo sviluppo delle abilità motorie, anche se non sempre sufficienti a escludere disturbi. I disordini sequenziali (disprassia, dislessia, disgrafia) rientrano nella gamma dei disturbi del neurosviluppo e potrebbero derivare dallo sviluppo che coinvolge funzioni corticali superiori. Ciò può incidere sulle rappresentazioni percettive e sulle operazioni mentali complesse, in particolare sull’attenzione e sulla pianificazione, ma in qualche modo potrebbe incidere sulla flessibilità cognitiva. L’esperienza senso-motoria è fondamentale per la costruzione delle rappresentazioni: tutti i disordini in questo ambito possono compromettere gli apprendimenti e ostacolare in seconda battuta lo sviluppo cognitivo e quello emotivo.
La disprassia evolutiva, o disordine dello sviluppo della coordinazione, ostacola la realizzazione di azioni coordinate, con impatti sulla vita quotidiana, scolastica e relazionale. La disorganizzazione si manifesta con incoordinazione, goffaggine o riduzione delle autonomie e viene diagnosticata quando si hanno queste manifestazioni in assenza di danni organici, però, poiché si tratta di disturbi pervasivi, è fondamentale un intervento precoce per ridurre le difficoltà associate.
Ripensare il movimento: l’esperienza corporea nell’educazione
Il movimento è una componente essenziale dello sviluppo cognitivo e affettivo, eppure negli ultimi decenni l’esperienza corporea ha subito una progressiva marginalizzazione nei contesti educativi. L’educazione motoria a scuola viene spesso relegata a un ruolo secondario rispetto alle discipline tradizionali, e l’idea stessa di apprendimento viene prevalentemente associata a processi mentali astratti. Lo stesso succede a casa, nel tempo libero e nel tempo di svago, dove l’attività motoria si riduce a favore di pratiche sedentarie o a stili di vita determinati dall’utilizza di strumenti elettronici che simulano esperienze virtuali. Tuttavia, le neuroscienze e la pedagogia esperienziale confermano che il movimento non è solo un’espressione del corpo, ma una vera e propria forma di pensiero, capace di modellare le connessioni neurali e di influenzare l’organizzazione cognitiva.
L’iperstrutturazione della giornata dei bambini, l’aumento del tempo trascorso davanti agli schermi e la crescente urbanizzazione contribuiscono a una drastica riduzione del gioco attivo. I bambini hanno oggi meno occasioni di esplorare il movimento in maniera spontanea e meno possibilità di confrontarsi con ambienti dinamici che richiedano adattamento e problem-solving motorio. Questa carenza si traduce in un indebolimento delle competenze motorie di base, con ripercussioni che vanno oltre l’ambito fisico e coinvolgono la capacità di concentrazione, la gestione emotiva e la resilienza. La perdita di un’esperienza corporea ricca e variata può compromettere lo sviluppo delle funzioni esecutive, rendendo più difficile affrontare le sfide cognitive e sociali della crescita.
In questo contesto, il baseball potrebbe rappresentare un antidoto alla progressiva scomparsa dell’esperienza motoria. Il gioco stimola la coordinazione, la reattività e la capacità di pianificazione, offrendo un’attività che combina competizione e collaborazione. A differenza di altri sport più diffusi, che spesso si concentrano sulla velocità e sull’intensità dell’azione, il baseball prevede momenti di attesa e di strategia che affinano l’attenzione e la capacità di anticipazione. Inoltre, l’elemento ludico del gioco permette ai bambini di sperimentare il movimento in modo meno standardizzato rispetto alle attività sportive codificate, favorendo una dimensione esplorativa e creativa.
Baseball e abilità scolastiche: un ponte tra gioco e apprendimento
1. Funzioni esecutive e apprendimento
Le funzioni esecutive sono un insieme di abilità cognitive che regolano il comportamento, l’attenzione e il controllo delle azioni. Queste capacità includono la memoria di lavoro, il controllo inibitorio e la flessibilità cognitiva. Il baseball, per sua natura, sollecita costantemente queste competenze: un giocatore deve prendere decisioni rapide, valutare le alternative e regolare i propri movimenti in base agli stimoli esterni.
Nella pedagogia della motricità e nella neuropedagogia, si evidenzia come lo sviluppo delle funzioni esecutive sia strettamente legato alla corporeità e all’esperienza corporea. Il baseball offre un contesto in cui i bambini possono esercitare il controllo dell’impulsività, migliorare la concentrazione e sviluppare competenze strategiche e procedurali in modo ludico e coinvolgente. Questo rende lo sport un alleato educativo, in particolare per bambini con difficoltà attentive o disturbi dell’apprendimento.
2. Il ruolo dell’errore e dell’adattamento
Uno degli aspetti più interessanti del baseball, dal punto di vista pedagogico, è il ruolo dell’errore. Nel gioco, l’errore non è solo previsto ma è parte integrante del processo di apprendimento. Un battitore che manca la palla deve analizzare cosa non ha funzionato, un lanciatore che concede una base deve adattare la propria strategia. Questa continua rielaborazione dell’errore stimola il pensiero critico e può favorire un atteggiamento di resilienza, fondamentale nell’apprendimento scolastico e nella vita quotidiana.
L’adattamento motorio richiesto nel baseball è un esempio di apprendimento esperienziale. Il giocatore deve modificare costantemente la propria postura, il tempo di reazione e la forza applicata in base a variabili in continua evoluzione. In questo modo non solo migliora la coordinazione, ma è costretto a sviluppare una mentalità aperta al cambiamento e alla sperimentazione.
Implicazioni per la scuola e l’educazione motoria
Ripensare il ruolo dell’educazione motoria significa restituire centralità al corpo nei processi di apprendimento. Integrare il baseball e altri sport che stimolano il coordinamento, la percezione spaziale e la strategia può rappresentare un’opportunità per arricchire l’insegnamento scolastico. Ma perché ciò accada, l’educazione fisica non deve essere limitata a una mera pratica sportiva: va concepita come uno strumento per sviluppare competenze cognitive ed emotive. La motricità complessa, come quella richiesta dal baseball, aiuta a costruire connessioni tra azione e pensiero, tra gioco e apprendimento, contribuendo a una formazione più completa, con uno spirito inclusivo, perché nel baseball ogni personalità, ogni corporatura e ogni caratteristica possono trovare un ruolo adeguato.
Il baseball, con la sua complessità cognitivo-motoria, offre un modello di apprendimento basato sull’esperienza e sull’interazione con l’ambiente. Le sue dinamiche favoriscono lo sviluppo delle funzioni, la gestione dell’errore e la capacità di adattamento, e lo rendono uno strumento pedagogico di valore. Inserire attività basate su questo sport in contesti educativi è un’opportunità per arricchire le pratiche didattiche, educative, inclusive e di partecipazione, offrendo ai bambini esperienze educative coinvolgenti, divertenti e formative.
Bibliografia
A. Bozzato, A. Calzati, “Il baseball come pratica formativa – Prevenzione e abilitazione nei disturbi dello sviluppo”, ediz. ITARD, Chiaravalle 2022
D. Colina, 150 giochi in movimento: potenziare i prerequisiti motorio-prassici per l’apprendimento, Erickson, Trento 2015P.
Crispiani, Dislessia come disprassia sequenziale. La sindrome dislessica. Dalla diagnosi al trattamento. Le pratiche ecologico-dinamiche, ed. Itard, Chiaravalle 2019
L. Mandolesi, Neuroscienze dell’attività motoria. Verso un sistema cognitivo-motorio, Ed. Springler, Verlag 2012