di Federica Biolzi
Psichiatra e psicoterapeuta Giancarlo Dimaggio ci offre con il suo libro Il diavolo prenda l’ultimo, la fuga del narcisista un ritratto in controtendenza della figura del narcisista. Il narcisista è, in effetti un animale braccato, in perenne fuga. Il libro, a metà tra romanzo e saggio, esplora i tratti di sofferenza di questo personaggio che resta ancora imprigionato nel suo mito.
– Il protagonista del suo libro è un giovane psicoterapeuta, Lorenzo Sartori, un professionista molto curioso e volenteroso ma che viene abbandonato, in corsa, da alcuni pazienti che arrivano a mettere apertamente in discussione il suo ruolo. Lorenzo, lei scrive, si affida, sostanzialmente, alla logica di studiare il mondo per rimettere a posto i tasselli del puzzle che appaiono fuori posto. Cosa c’è di errato in questa logica?
-La logica non è errata di per sé perché, il problema è che in qualche modo ne manca un pezzo. Ossia manca la consapevolezza della sua posizione in terapia.
Trattare il disturbo narcisistico di personalità, richiede una capacità di entrare in contatto con degli aspetti di sé stessi scomodi.
Mettersi a studiare, come fa il protagonista è un passaggio fondamentale, ma insufficiente. Come terapeuti è importante approfondire e continuare a studiare però, quando vai a trattare un problema impegnativo come il narcisismo, il mettere ordine al mondo, non è la sola cosa da fare, non è il solo elemento curativo.
– Aurora, uno dei suoi pazienti, lo sfida in campo aperto. Nell’ultima seduta le dice “Con tutto quello che le ho raccontato, lei non ha capito… chi sono io”. Una frase dura da digerire per chiunque, in particolare, immagino, per un terapeuta. Chi è Aurora? A quale categoria di pazienti appartiene?
-Aurora è una rappresentante abbastanza tipica del disturbo narcisistico di personalità: è una ragazza bulimica e sprezzante. Il terapeuta che vuole trattare questo tipo di persone deve sapere che queste persone hanno una facilità a disprezzare, fa parte della loro natura e del loro modo di affrontare il mondo, questa cosa deve far riflettere il terapeuta. Lorenzo non lo aveva previsto e non sapeva come reagire.
Il terapeuta deve entrare in stanza, sapendo che, con una certa facilità, la sua azione potrà essere messa in discussione ed anche essere facilmente svalutata e criticata. Gli errori, che inevitabilmente facciamo, non vengono facilmente perdonati. E ciò significa che se la nostra autostima e la nostra sicurezza interna, la nostra solidità non è in un certo senso già di suo rodata e “sistemata”, rischiamo di soffrire noi come specialisti e a quel punto non funzioniamo più come terapeuti.
Sto parlando naturalmente di forme di critica, svalutazione e disprezzo espresse in modalità civili. Quando invece certi elementi sono manifestati al terapeuta in una maniera dura, brusca ed anche sgradevole, con una componente aggressiva, l’attitudine del terapeuta, che richiede sempre solidità interna, deve essere diversa. Il terapeuta dovrà reclamare con fermezza ed inflessibilità il proprio ruolo ed il rispetto reciproco nel rapporto paziente-terapeuta.
-Sentendo spesso parlare della figura del narcisista con una personalità così tanto centrata su di sé, viene spontaneo chiedersi se effettivamente il paziente con tale disturbo si rivolga con facilità allo specialista, così come hanno fatto i diversi personaggi narrati nel libro.
-Dobbiamo fare attenzione a un tipo di narrazione molto diffusa sui social, erronea e dannosa oltre che stigmatizzante rispetto al narcisismo. Il narcisista viene descritto come inconsapevole dei suoi problemi, sempre convinto di avere ragione e che manda gli altri in terapia attraverso le sue “cattive azioni”. Tutto questo è falso, in quanto i narcisisti vanno in terapia ed anche di frequente ed è una categoria di persone che, molto spesso, hanno dei livelli soggettivi di sofferenza molto alta. Sono persone che stanno male. Solo che non esprimono il dolore e invece si mostrano distanti, sprezzanti. Non si aprono facilmente, diffidano degli altri, possono essere aspri, giudicanti. Ma di fatto sono estremamente sofferenti.
– Lei definisce il narcisista come un tiranno che minaccia, comanda, disprezza. Ma che poi sceglie la fuga. Quali sono i tratti di queste persone che incrociamo nella nostra esistenza?
-Il titolo stesso del libro, vuole andare a cogliere uno degli aspetti nucleari di questo disturbo. Il modo in cui il narcisista appare a chi lo incrocia nella vita quotidiana, può essere spiacevole, questo sì, ma è radicalmente diverso da come il narcisista appare in terapia.
Il paziente che il terapeuta vede in studio, non è la stessa persona che possiamo riconoscere nelle descrizioni delle persone a noi care. È vero che il narcisista può avere comportamenti duri, sprezzanti, prepotenti e tirannici, ma quello che uno nota quando li conosce nella stanza di terapia è che il loro vero problema è una vita passata a combattere con il diavolo e con il tiranno interno. Vivono una vita in un terreno estremamente ristretto e, se scendono sotto un certo livello di performance, temono, come dico io, che se li prenda il diavolo. Questo rende la loro esistenza paradossale, vivono in uno spazio stretto fra il diavolo che li prende ed il tiranno che sta lì a dire: tu mi hai sfidato, non dovevi e verrai punito per questo.
Un’esistenza estremamente scomoda. Quello che manca nelle loro storie, è l’idea che ci sia una accoglienza delle loro parti vulnerabili.
Le loro storie di vita, non sono tanto “devi essere lo splendore della famiglia”, ma è molto di più, perché se mostri la parte vulnerabile andrai incontro a umiliazione, ridicolo, sfruttamento, espulsione. La realtà è che manca a queste persone, l’esperienza del tipo “sto male e qualcuno si prenderà cura di me”.
Nel momento in cui volesse esprimere il dolore, il dispiacere, la paura, gli manca la fiducia che qualcuno sarà là in maniera presente e amorevole, quindi scappare è molto meglio, in fondo è l’unica strada per coloro che non conoscono la richiesta d’aiuto. Questo rende la vita del terapeuta più complessa. Dobbiamo sapere cosa non fare con i pazienti narcisisti, in quanto lo specialista non può presentarsi dolce, carino, amorevole, accudente, perché è qualcosa che per il paziente automaticamente evoca spettri di umiliazione, controllo, ridicolo. Il nostro lavoro consiste nell’aiutarli senza farli sentire fragili e vulnerabili.
– Torniamo al nostro Lorenzo Sartori, che ha una formazione cognitivista e che è seriamente impegnato ad approfondire i suoi studi cercando di non cadere nella trappola di considerare questo disturbo come irreversibile. Ma qual è lo stato dell’arte, oggi, degli studi e degli approcci terapeutici al narcisismo?
-Il campo ha fatto dei progressi, ma è necessario fare ancora tanto, nel senso che quello che sappiamo oggi, lo sappiamo in realtà da una sapienza condivisa dai clinici, perché i dati sull’efficacia delle psicoterapie del narcisismo mancano ancora.
All’inizio degli anni 2000, peraltro il periodo di ambientazione del libro, la cura più diffusa, l’unica che affrontasse davvero il problema, erano alcune forme di terapie psicoanalitiche. Oggi il quadro è cambiato, ci sono alcune terapie di orientamento psicoanalitico ed alcune terapie di tipo cognitivista tra cui il modello che propongo io stesso, che è la terapia metacognitiva interpersonale. Sono state fatte alcune revisioni internazionali che hanno riportato quest’ultima terapia, tra i trattamenti più funzionali per il narcisismo. Abbiamo però ancora bisogno di studi empirici più efficaci. Possiamo comunque dire che il narcisista è trattabile, possiamo aiutarlo a recuperare una vita degna di essere vissuta e che abbia un senso. Dove possiamo aiutarli più facilmente è nel recuperare una dimensione di creatività, realizzazione personale e giocosità. La componente relazioni stabili, romantiche, felici ed a lungo termine, ecc. è un po’ più complicata da raggiungere ma è comunque percorribile, la vera intimità per molti narcisisti resta un indovinello irrisolto, un progetto in fase permanente di rendering.
Giancarlo Dimaggio
Il diavolo prenda l’ultimo
La fuga del narcisista
Baldini+Castoldi, 2021