EXAGERE RIVISTA - Marzo-Aprile 2025, n. 3-4 anno X - ISSN 2531-7334

La consulenza pedagogica nello sport

di Francesca Sartor

Gli studi psicosociali, da sempre, riconoscono allo sport e, prima ancora, al gioco sportivo, un ruolo capitale nel processo di autoaffermazione di ogni individuo, strettamente connesso alla salute; esso, infatti, porta beneficio a diversi aspetti legati al benessere psicofisico e contribuisce allo sviluppo della personalità e della socialità. L’OMS definisce la salute uno stato completo di benessere fisico, sociale, psicologico e spirituale e non la mera assenza di malattia. Questo concetto si può rappresentare come un prisma, in cui tutte le facce devono essere illuminate per essere in armonia; oscurandone anche solo una, può non brillare più. Sempre più le associazioni sportive dichiarano di necessitare di un supporto per “illuminare” il proprio prisma, per trovare un equilibrio e garantire ai propri utenti un’offerta che vada oltre l’aspetto tecnico di capacità condizionali o coordinative, offrendo nuovi modelli di conduzione e reinterpretando nuovi significati a beneficio dei bisogni di ciascuno.

L’intervento del pedagogista può supportare metodologicamente alcuni aspetti dell’offerta sportiva in diversi modi. In primis, può aiutare l’associazione sportiva ad osservare le variabili in atto nel contesto per adattarne le proposte a livello qualitativo e quantitativo; può offrire obiettività e strumenti concreti, ripetibili e comunicabili, affinché il personale tecnico sportivo possa lavorare in modo più funzionale e sereno, sentendosi anche più qualificato e valorizzato. Può rilevare gli aspetti che necessitano di supportoper aiutare gli istruttori ad affrontare alcune situazioni di complessità educativa. Tra questi:

  • il bisogno di aiuto su come adeguare il linguaggio per favorire l’apprendimento ed arginare la paura del bambino.
  • La necessità di una consulenza chiara su come intervenire nelle situazioni comportamentali difficili, per prevenire agiti dirompenti e contenere le ricadute negative sul gruppo.
  • La necessità di capire come gestire i rapporti con le famiglie per favorire scambi comunicativi efficaci.
  • Il bisogno di capire quali siano i “tempi del bambino” per evitare forzature che poi possono determinare allontanamenti e rinunce.

La figura pedagogica può educere l’istruttore sportivo sulla progressione dello sviluppo motorio, che presenta un ampio range di variabilità da un punto di vista locomotorio, cognitivo e neuropsicologico. Ciò permette di tarare gli esercizi sulle reali possibilità di ciascuno prevedendo percorsi inclusivi e stimolando la riflessione su quali strategie adottare a seconda della situazione.

Sempre più, inoltre, è aumentata la disponibilità da parte dei gruppi sportivi ad accogliere utenza che presenta bisogni speciali, come la disabilità. Molti istruttori vanno aiutati a far leva sulle proprie capacità di coinvolgimento ed empatia per favorire l’inclusione nel gruppo.

Si possono, quindi, proporre alla struttura una serie di azioni indirette e dirette per rispondere ai bisogni rilevati.

Le azioni indirette possono essere:

  • formazione, trattando la conoscenza delle tappe di sviluppo per adeguare al meglio le proposte. L’attività funge poi da supporto per l’acquisizione di alcune strategie funzionali al contenimento comportamentale dei soggetti con difficoltà psicofisiche e per la costruzione di ponti di dialogo con le famiglie.
  • consulenza per la stesura di progetti atti alla partecipazione di bandi regionali finalizzati al finanziamento di attività inclusive e per l’ampliamento dell’offerta territoriale come la proposta di attività alle scuole o ad altri enti educativi.

Il pedagogista, poi, può essere di supporto alla strutturazione di una modulistica adatta a raccogliere l’anamnesi dell’iscritto e da cui evincere eventuali bisogni educativi speciali, che, spesso, la famiglia non comunica. Questo può aiutare la preparazione sulle peculiarità psicofisiche dell’iscritto e favorire l’attuazione di strategie di integrazione sociale.

L’azione indiretta può inoltre essere intesa come una sistematica azione di consulenza e follow up orientata a specifiche situazioni.

L’azione diretta, invece,si può dipanare nello sviluppo di brevi percorsi di supervisione e affiancamento durante la lezione sportiva per favorire processi di sintonizzazione, controllo e regolazione nel gruppo nonché una certa sensibilizzazione attraverso l’osservazione mirata. Durante queste attività il pedagogista partecipa in modo attivo partecipando direttamente alla lezione e interagendo assieme all’istruttore, stimolandolo a interpretare gli eventi da molteplici punti di vista per sviluppare un agito educativo convergente.

L’educazione sportiva dell’adulto necessita nondimeno di essere curata e supportata. Il pedagogista può, quindi, fornire un valido supporto per sviluppare una comunicazione efficace e all’osservazione per aiutare l’istruttore a trovare la giusta mediazione tra obiettivi legati alla pratica sportiva e bisogni sociali poiché sovente l’adulto sceglie la pratica sportiva per acquisire benessere psicofisico e legge questi momenti anche come valvole di veicolo personale per alleviare le tensioni della giornata anche attraverso una richiesta di attenzione personale.

Qualunque sia la fascia d’età con cui l’istruttore entra in contatto è fondamentale che venga guidato dal pedagogista a creare uno spazio di risonanza; a entrare, cioè, in relazione, con l’altro, dando il giusto tempo allo spazio dell’esperienza e ai bisogni di ciascuno (H. Rosa, 2020).


BIBLIOGRAFIA

CANALI S., Regolare le emozioni. Teorie e metodi per lo sviluppo dell’autocontrollo, Carocci Faber, 2021.

CAMBI F., GIOSI M., MARIANI A., SARSINI D., Pedagogia generale. Identità, percorsi, funzione, Carocci Editore 2017.

ROSA H., Pedagogia della Risonanza, Scholè, 2020.

SARTOR F.   Pedagogia e sport in MATTEOLI S., FRACASSINI R., (a cura di) (2024), Le professionalità pedagogiche fra relazione e cura educativa. Edizioni ETS, Pisa.

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