EXAGERE RIVISTA - Luglio - Agosto - Settembre 2024, n. 7-8-9 anno IX - ISSN 2531-7334

La dischiusura ovvero l’aprirsi all’ “altro da tutti”, all’insensato

di Gianfranco Brevetto

Si deve, in particolar modo, alle Edizioni Cronopio l’aver intuito la necessità di offrire al lettore italiano l’opera di Jean-Luc Nancy. A pochi giorni dalla sua scomparsa, questa scelta editoriale si rivela in tutta la sua attualità, in quanto permette di ritrovare e di poter fruire in lingua molte delle opere del filosofo francese. E’ di quest’anno la riedizione di un testo del calibro di La dischiusura – decostruzione del cristianesimo I, nella traduzione di Rolando Deval e Antonella Moscati, riproposta ad un decennio di distanza dalla prima edizione  de L’adorazione. Decostruzione del cristianesimo II (2012).

Nato nel 1940, Nancy[1], è stato professore, poi emerito, all’Università di Strasburgo, dove ha insegnato per gran parte della sua esistenza, alterando presenze in prestigiose università americane e europee. La sua vita e la sua opera appaiono in parte legate al suo grande maestro Jacques Derrida[2]. A partire dal decostruzionismo, Nancy ha affrontato il pensiero contemporaneo in modo innovativo, ponendo al centro del dibattito problematiche come quella del corpo, particolarmente nelle sue note opere Corpus e L’intruso.

L’aprirsi, il dischiudersi, della religione è, per Nancy, l’aprire la semplice ragione all’illimitatezza che ne costituisce la verità, non si tratta, aggiunge Nancy di ridipingere i cieli, né di riconfigurarli: si tratta di aprire la terra oscura e dura e perduta nello spazio.[3]

Ma, al di là di questi aspetti suggestivi, cerchiamo di seguire l’autore, in una parte del suo ragionamento iniziale. Lo schiudersi del religioso non è certamente un ritorno al religioso, o del religioso, né tantomeno una sua ripresa o rilancio, o un semplice transfert dell’identico. Nancy ci mette in guardia da queste già praticate possibilità. Si tratta qui di porre al centro il significato della parola uomo, il vero problema è quello dell’umanesimo.  Urgente la formulazione del problema, urgente la risposta

La questione religiosa, si sa, mostra oggi dei limiti, soprattutto in termini di senso. Hegel aveva due secoli fa individuato i problemi legati all’invecchiamento del religioso inteso come risposta, in termini sovraordinati, alla condizione di esistenza. In questo tempo filosofia e poesia non sono state capaci di garantire il posto di un pensiero assoluto, più alto. Da parte sua la scienza, non è stata capace di questa elevazione.

Oggi, da una parte vi è la minaccia (iper)religiosa: la mancanza, il vuoto, potrebbero condurre a effetti incendiari degli spiriti sopiti. L’illuminismo che non è riuscito ad illuminare, crea le condizioni di questo scoppio messianico, mistico e profetico che potrebbe rapidamente propagarsi nel deserto di senso attuale. La politica, che dovrebbe essere, quella sì, l’elemento più alto di senso, a sua volta manca di quel suo carattere di religione civile indicato da Rousseau di quella passione di essere-insieme verso o secondo la propria esistenza[4].

Pur volendosi sottrarre al ruolo profetico di Cassandra, dice Nancy, è difficile non vedere da un lato il prosciugamento umanista e dall’altro la possibilità di un diluvio spiritualizzante.

La stessa scienza e la filosofia avendo, a loro volta, escluso dal loro campo la religione se ne sono, poi, nutrite sottobanco, senza interrogarsi su questa “secolarizzazione”, né tantomeno sulla sua “laicizzazione”. Da qui la domanda essenziale: in un mondo globale e  mondano, dove andiamo a ricercare il senso da dare ad esso, quando questo dovrebbe essere al di fuori dello stesso?[5]

La metafisica deve dischiudersi, forte del suo stesso ruolo, deve aprirsi a un “fuori del mondo”, si deve aprire all’altro, ma l’altro in quanto eccede ogni determinazione, in un altro qualunque, con una grande o piccola a. Non soltanto l’alter – l’altro di due – ma l’alienus, l’allos, l’altro da tutti e l’insensato.[6]

La dischiusura risponde alla chiusura della metafisica che definisce la rappresentazione dell’essere in quanto ente e in quanto ente presente, istituendo, al di là del mondo, una presenza fondatrice e garante. La chiusura è il compimento di questa totalità che si pensa conclusa nella sua autoreferenza.[7]

Con questi presupposti il cristianesimo appare a Nancy, storicamente e filosoficamente, come il centro della chiusura ma anche della dischiusura, esso ha introdotto un Dio calato nella storia e ha, in qualche modo, rotto la cortina esistente tra l’al di là e l’al di qua. Questo principio è inscritto nel cuore della tradizione cristiana, ad iniziare da Sant’Anselmo, il quale, nel suo Proslogion, afferma che Dio è più di quanto più grande può essere pensato[8]. Esso è pertanto un eccesso al massimo grado del pensiero. Penetra l’impenetrabile , o meglio ne è penetrato[9].Anselmo, per quanto possa sembrare assurdo, arriverebbe i questo modo a dimostrare, più che l’esistenza di un Dio, quella del pensiero stesso.

E se a questo punto, come ci avverte l’autore stesso, non abbiamo ceduto all’istinto di buttare via il libro, con rabbia commiserazione e scoraggiamento[10], è allora il caso di  affidarsi  alla coinvolgente lettura delle pagine che ne seguono.

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Jean-Luc Nancy

La dischiusura

Decostruzione del cristianesimo I

Edizioni Cronopio, 2021 (II ed.)

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[1] Cfr. in questa rivista G.Brevetto, Sfiorarsi, Intervista a Jean-Luc Nancy https://www.exagere.it/sfiorarsi-intervista-a-jean-luc-nancy/

[2] Cfr. in questa rivista G.Brevetto, L’aporia multipla del toccare, Jacques Derrida e Jean-Luc Nancy, https://www.exagere.it/laporia-multipla-del-toccare-jacques-derrida-e-jean-luc-nancy/

[3] Jean-Luc Nancy, La dischiusura, decostruzione del cristianesimo I, Cronopio, 2021, pag.7

[4] Ivi, pag.12

[5] Ivi, pag. 12

[6] Ivi, pag.13

[7] Ivi, pag.14

[8] Ivi, pag.19

[9] Ivi, pag.20

[10] Ivi, pag.20

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