EXAGERE RIVISTA - Gennaio-Febbraio 2025, n. 1-2 anno X - ISSN 2531-7334

Le dinamiche inconsce dei bambini attraverso i disegni. A colloquio con Filippo Mittino, Maurizio Stangalino, Giuliana Ziliotto 

di Gianfranco Brevetto

Marcella Balconi e  Giulia Del Carlo Giannini hanno sicuramente rappresentato due figure di riferimento per la psicoanalisi  infantile in Italia. A loro si deve un testo di primario rango per chiunque s’interessi di questo delicato campo terapeutico: Il disegno e la psicoanalisi infantile, riproposto in una nuova edizione, a cura di Filippo Mittino, Maurizio Stangalino. Giuliana Ziliotto, dalla Raffaello Cortina Editore. 

Al centro di quest’opera, che si situa nel solco della psicoanalisi postkleiniana e bioniana, la dimensione creativa ed esplorativa, centrata sull’esperienza congiunta della coppia analista-bambino, nella stanza della terapia. 

-Dietro un testo che si presenta, sin dal titolo., allo stesso tempo invogliante e complesso, in realtà si nasconda un’intuizione molto semplice. Quella di Marcella Balconi all’inizio della sua carriera: la possibilità, attraverso la lettura dei disegni dei bambini, di poter entrare In contatto con loro e di poter cogliere quello che questi stessi piccoli pazienti esprimevano nei loro sentimenti profondi. Cosa  ha significato questa intuizione?   

-L’intuizione di Marcella Balconi, nata durante il suo tirocinio a Losanna, è stata rivoluzionaria: cogliere attraverso i disegni dei bambini un accesso diretto ai loro sentimenti profondi e alle dinamiche inconsce. Questa scoperta non solo ha ampliato gli strumenti terapeutici disponibili per i terapeuti infantili, ma ha anche permesso di comprendere il vissuto emotivo di pazienti spesso incapaci di verbalizzare le proprie esperienze. Balconi ha dimostrato che i disegni, nella loro apparente semplicità, offrono una rappresentazione concreta e simbolica delle fantasie inconsce, delle ansie e dei conflitti, fornendo una base per interventi terapeutici più mirati e comprensivi.  

-L’introduzione del disegno in camera di trattamento risale alla fine dell’800. Melanie Klein, come descritto nell’interessante introduzione al testo, a partire dal 1923 comincia ad interessarsi ai disegni cogliendo come questo possa divenire l’espressione di un’attività inconscia, mezzo sublimato  per soddisfare le pulsioni, gesto magico riparativo. A partire dalla Klein, com’è stato possibile  definire questa  relazione tra il gesto , la traccia e le vicende inconsce del bambino? 

-Melanie Klein è stata tra le prime a intuire che il disegno potesse rappresentare un ponte tra l’inconscio e la consapevolezza. Dal 1923, ha visto il gesto grafico come un “gesto magico riparativo”, un mezzo per sublimare pulsioni aggressive o distruttive e per restaurare simbolicamente ciò che è stato danneggiato nel mondo interno del bambino. La relazione tra gesto e traccia, come evidenziato nel libro, si collega profondamente alle dinamiche inconsce: il tratto del disegno non è casuale, ma codifica emozioni, desideri e conflitti. In questo senso, ogni segno grafico diventa un messaggio simbolico che riflette le lotte interne del bambino e permette al terapeuta di coglierne i nodi centrali. 

-Uno dei tanti pregi di questo testo e la numerosa documentazione a supporto dei casi clinici narrati. Una caratteristica che rende, in generale,  la letteratura di stampo psicoanalitico molto gradevole da affrontare, anche per i non esperti in materia. Prendiamo ad esempio il caso di Nicola, narrato da Marcella Balconi. Come la relazione con lo psicoterapeuta  si costruisce in questo racconto e quali sono i momenti emergenti di questo incontro?

-Il caso di Nicola, narrato da Marcella Balconi, è emblematico per mostrare come il disegno diventi un linguaggio intermedio tra il bambino e il terapeuta. Nicola, un bambino di quattro anni e mezzo con difficoltà linguistiche, utilizza il disegno per rappresentare conflitti interni e desideri repressi. Sin dalla prima seduta, emerge il suo bisogno di contenimento e comprensione. Disegna un “ciccione”, simbolo di un sé frammentato e perseguitato dai propri conflitti. Il momento emergente è il passaggio da un’espressione puramente grafica alla verbalizzazione di emozioni, sostenuta dall’attenzione della madre e dal supporto del terapeuta. La relazione si costruisce in un campo empatico dove il disegno diventa il mezzo per integrare i vissuti e trasformarli in pensiero. 

-Veniamo ora all’eredità che ci hanno lasciato queste due grandi protagoniste della psicoanalisi infantile. E’ vero anche che il pregevole lavoro di Marcella Balconi e Giulia Del Carlo Giannini, a quarant’anni di distanza, potrebbe apparire come segnato dal tempo che trascorre. Come dare un futuro a questo grande lascito, con quali prospettive terapeutiche?

-L’eredità delle due autrici, pur appartenendo a un contesto storico specifico, rimane straordinariamente attuale. Il loro lavoro dimostra come il disegno possa essere integrato in approcci terapeutici moderni che valorizzano l’interdisciplinarità. Per dare un futuro a questo lascito, è necessario: 

  • Formare nuovi terapeuti a utilizzare il disegno non solo come strumento diagnostico, ma anche come mezzo attivo di co-costruzione terapeutica.  
  • Adottare una prospettiva culturale più ampia, utilizzando il disegno per comprendere il mondo interno dei bambini in contesti multiculturali. 

L’approccio di Balconi e Del Carlo Giannini continua a rappresentare un modello per una psicoanalisi infantile che sia creativa, empatica e sensibile ai linguaggi non verbali del bambino. 


Marcella Balconi, Giulia Del Carlo Giannini

( a cura di Filippo Mittino, Maurizio Stangalino. Giuliana Ziliotto) 

Il disegno e la psicanalisi infantile 

2024, Raffaello Cortina Editore 

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