di Gianfranco Brevetto
Una serie di accadimenti, spesso piccoli particolari, s’impongono al cameriere Gregorio nella trama di questo racconto che si propone con un incipit temporale, proprio come il più famoso racconto dell’autore al quale si vuole rendere omaggio, Franz Kafka. Il riferimento al tempo, ad un preciso momento, è anche presente in tutti i capitoli, eccetto l’ultimo de La Faccia, come a rinnovare, ad ogni passaggio narrativo, il mirabolante concatenarsi di quadri scenici che travolgono un’identità condannata progressivamente alla perdita di riferimenti.
Gregorio si muove alla velocità di un novello Candido al quale si sono improvvisamente svelati i fondamentali di una visione fenomenologia dell’esistenza. In questo denso viaggio è facilitato, anche se con sfumature del tutto diverse, grazie al Pangloss di turno: il professor Augusto Cimmino.
Il professor Cimmino rivela quello che a Gregorio è già evidente: la realtà, quella condivisa da tutti, il koinos kosmos, non esiste. Si è terribilmente soli nel proprio idios kosmos.
“Più vado avanti con gli anni, caro ragazzo, più mi convinco che tutti noi viviamo in un mondo che è solo nostro…”, aveva risposto con uno sguardo molto serio il professore, “e che nessuno appartiene veramente al mondo reale”.
Come nella metamorfosi kafkiana, esiste un prima ed un dopo inesorabile nel quale, all’irreversibile cesura del tempo, si accompagna anche un’irreversibile trasformazione epistemologica. Gregorio è un homme traqué, un uomo assediato, dagli altri, dalla società, così come delineato e descritto da Albérès. Un uomo che si ritrova improvvisamente a fare i conti con l’assurdo, in una livida evidenza che lo vede, come nel caso di Kafka, assediato da qualcosa al quale sente di non appartenere più. Là fuori c’è solo un mondo che, incurante, continua nelle sue inutili e anacronistiche richieste.
Legittima è allora la sua richiesta di scavare, assoldando uno scavatore professionista, nel profondo alla ricerca del sé originario.
Gregorio come il Gregor kafkiano necessita, alla fine di questa necessaria quanto involontaria trasformazione, di un esoscheletro che, come per gli insetti, protegga la sua identità che appare, sempre più, inconsistente.
Ma cosa accade quando l’ insetto-Gregor-Io incontra un altro insetto?
Gianfranco Pecchinenda
La Faccia (un omaggio a Franz Kafka)
Oèdipus Edizioni (2017)