EXAGERE RIVISTA - Gennaio-Febbraio 2024, n. 1-2 anno IX - ISSN 2531-7334

Maradona, la verosimiglianza e l’immortalità dell’umano. Intervista a Gianfranco Pecchinenda

di Alberto Basoalto

E’ passato già un anno dalla morte di Diego Armando Maradona. Un anno fatto di narrazioni, polemiche, esaltazioni del mito. Maradona, occorre ammetterlo, è stato uno di quei rari personaggi capaci d’incarnare il genio calcistico in un’esistenza di grande umanità. Pur tra grandissimi pregi e grandissimi difetti, ha saputo tenere insieme aspetti fortemente contraddittori spesso volutamente dimenticati della nostra esistenza .

In questi giorni lei si appresta a presentare il suo ultimo romanzo, intitolato, appunto, Maradona. L’impostore. Vuole essere solo un omaggio al grande campione argentino?

-Più che un omaggio lo definirei, almeno nelle intenzioni, un vero e proprio atto d’amore. Un atto d’amore innanzitutto letterario. Non si tratta di una storia che punta alla verità, evidentemente, ma alla verosimiglianza. Ho voluto cioè provare a raccontare una storia che potesse rendere plausibile una versione dell’esistenza di Maradona alla quale io, il mio io più profondo, quello che scrive, ama credere.

– Cioè che Maradona, in realtà, non è morto?

– Beh, una delle cose a cui certamente serve la letteratura, è quella di mettere in discussione i criteri di realtà dati generalmente per scontati. Proporre realtà alternative, “giocare” con la realtà, è l’opportunità più straordinaria che ci consentono le arti.

Ciò premesso, potrebbe essere quindi verosimile che la morte di cui un anno fa ci hanno informato i media fosse, in realtà, una fake news. Potrebbe essere anche verosimile, cioè, che “il morto”, colui a cui hanno fatto i funerali, fosse un altro, un impostore. Una persona che si faceva passare per Maradona. In fondo, come accennavo, la letteratura è come un “gioco”, e chi meglio di Maradona poteva incarnare il ruolo di protagonista nel gioco di un racconto sulla mimesis, sull’inganno, sul sentimento dell’impostura…?

– Dopo aver letto il suo libro, permane tuttavia un certo senso di inquietudine. Un dubbio irrisolto su chi sia veramente Maradona e “chi”, tra gli altri protagonisti della storia (Ricardo Montero o Omar Amalfitano) il vero impostore.

– Di una sola cosa possiamo essere certi, indipendentemente dal mio racconto: Maradona è un eroe e le narrazioni delle sue gesta possono rientrare a pieno titolo nella categoria del mito. Per quanto concerne il “dubbio” cui lei fa riferimento, potremmo dire che esso riguardi la quotidianità dell’esistenza di colui che veniva identificato con il giocatore. Ma siamo certi che si trattasse della stessa persona? Siamo poi così certi che l’individuo che giocava così meravigliosamente al calcio fosse lo stesso che di notte, stando alle cronache dell’epoca, frequentava prostitute e lestofanti, imbottito di alcol e droghe?

– A quanto pare si…

– Questo è il punto nodale da cui sono partito: Io, personalmente, non posso esserne completamente sicuro. Io non ho mai conosciuto “quel tal” Maradona (in fondo il nostro senso della realtà parte sempre dalle nostre interazioni dirette).

Ho visto “il” Maradona che giocava sui campi di calcio, quello sì, certamente. Sulla reale esistenza di quel calciatore, nessuno può nutrire dubbi. Ma per quanto riguarda tutto il resto, come dicevo, io (come la stragrande maggioranza delle persone) conosco e ho conosciuto Maradona solo attraverso le storie che qualcuno mi ha raccontato su di lui. Si tratta di narrazioni basate su informazioni di cui mi devo “fidare”, ma che potrebbero benissimo risultare “inaffidabili” perché manipolate, se non del tutto inventate.

A ben pensarci, soprattutto a partire dal giorno della sua presunta morte, nel corso di quest’ultimo anno, lo si è “visto” un po’ dappertutto, attraverso i media. Proprio in questi giorni sto seguendo l’ennesima e irriverente serie tv dedicata alla sua vita, poi ci sono documentari, servizi giornalistici, scandali sentimentali, erotici, giudiziari, sportivi che ci vengono riproposti continuamente.

È anche per questo che ho voluto proporre una storia che, come accennavo, potesse rendere verosimile anche un’altra versione relativa alla sua esistenza, non quella mitologico-calcistica (sacra e intoccabile) ma quella relativa all’altro. Una versione che, per di più, consente di poter immaginare anche che il nostro Maradona, quello vero, quello che abbiamo più amato, sia ancora vivo nella realtà, qui tra noi. La morte, in fondo, non tocca gli eroi, ma solo gli “altri”, quelli che, come “noi”, sono semplicemente “mortali”.

– Gli impostori, appunto…

– Chiunque, prima o poi, si trova nelle condizioni dell’impostore, ovvero di colui che non si sente a pieno agio nella posizione o nel ruolo che è costretto a dover impersonare. Ognuno di noi ha vissuto, almeno per qualche momento, l’esperienza di sentirsi fuori “fuoco”, in quello scarto tra la propria autopercezione e quella che ci rinviano gli altri e che ci procura uno strano sentimento di inadeguatezza, come se ci trovassimo in un posto che non ci spetta, il posto di un “altro”. Capita agli impiegati di banca, così come ai professori, agli studenti, ai mariti, alle mogli, ai figli, ai suoceri… ai politici. E capita soprattutto ai bambini o ai calciatori della domenica, quelli che vanno a giocare con gli amici indossando la maglia del loro idolo. Così come capita a tutti coloro che nella vita di tutti i giorni si sforzano di immedesimarsi in una figura per loro esemplare, in un loro modello, in un loro idolo, collocandosi per qualche momento ai margini della realtà quotidiana, sfidando e “giocando” con il senso comune delle cose.

– Così come capita anche agli scrittori e ad alcuni dei loro personaggi, come nel caso di Ricardo Montero o di Omar Amalfitano nel suo libro.

– Sì, esattamente. Tutti potenziali impostori che hanno vissuto l’esperienza di poter arricchire le loro grigie esistenze immedesimandosi per qualche breve momento nelle gesta del loro eroe, partecipando alle storie del loro mito, condividendo l’esistenza del loro Maradona. Ecco, soprattutto i napoletani e gli argentini della mia generazione, possono capire perfettamente, al di là di ogni possibile versione sul personaggio di Maradona, cosa significhi condividere l’esperienza di appartenenza a quella stravagante comunità dei maradoniani.

Gianfranco Pecchinenda

Maradona. L’impostore

Edizioni Rogas, Roma 2021.

Share this Post!
error: Content is protected !!