EXAGERE RIVISTA - Gennaio-Febbraio 2024, n. 1-2 anno IX - ISSN 2531-7334

Transumanesimo, eludere le domande dell’essere

di Gianfranco Brevetto

Quando si è di fronte ad un pensiero omologante, che nega gli aspetti sociali, ambientali, religiosi, occorre mettersi in atteggiamento di riflessione per comprendere quale sia il limite che non ci è possibile valicare. Il recente lavoro di Tiziano Tosolini, A nostra immagine, le religioni di fronte alle sfide del transumanesimo (EMI 2022) ci propone una lettura del pensiero transumano alla luce delle religioni del nostro tempo.

– Cosa intendiamo oggi per transumanesimo?

– È sostanzialmente un’ideologia filosofico scientifica che si propone di propiziare un passaggio dell’umanità ad una condizione di vita superiore, affrancata da vincoli biologici. I transumanisti sottolineano l’aspetto negativo della condizione umana, come ad esempio l’invecchiamento la morte, il carattere limitato delle nostre capacità intellettuali, la malattia, il dolore. Questo tipo di perfezionismo o progressismo utopico non è però nuovo: tutte le epoche del passato hanno teso a migliorare la condizione dell’uomo. Ciò che però caratterizza i transumanasti è utilizzare, per questo passaggio, le cosiddette scienze evolute, ovvero la genetica, la robotica, l’informatica e le nanotecnologie (GRIN). Al contrario dell’evoluzione naturale che ci ha condotti fino all’Homo sapiens e poi si è inaspettatamente interrotta, i transumanisti ritengono che mediante queste scienze siamo in grado di farla ripartire fino a raggiungere lo stadio dell’Homo technologicus, cioè dell’uomo completamente trasformato dalla tecnologia. E se l’evoluzionismo darwiniano si è dimostrato troppo lento, incontrollabile, e imprevedibile, la nuova evoluzione sarà più rapida, mirata e prodotta interamente dall’ingegno umano. Esistono certamente diversi transumanismi, ma ciò che li accomuna è proprio questa fiducia incondizionata nelle nuove scienze e tecnologie evolute per poter liberare l’uomo da una situazione che essi giudicano deplorevole.

– Lei cita Francis Fukujama, che ci mette in guardia contro questa ideologia, definendola l’idea più pericolosa al mondo. Perché?

– Ci sono varie ragioni, la prima è che, se sposassimo l’ideologia transumanista, l’uomo, come lo conosciamo adesso, scomparirebbe. Sarebbe un uomo interamente inventato dall’uomo. Il titolo, A nostra immagine, richiama la Bibbia quando dice che siamo stati creati a immagine di Dio, mentre i transumanisti sono convinti che ora spetti all’uomo costruire se stesso a propria immagine, che egli possa raggiungere uno stadio di “semi-divinità”, come la chiama Kurzweil. Non c’è più alcun riferimento a Dio, e la religione che propongono è una religione fatta dagli uomini per gli uomini, dove non vi è più nulla di soprannaturale o di trascendente I transumanisti intendono così immettere una loro finalità all’interno di una cieca evoluzione biologica e sono convinti che occorra innanzitutto far leva sul potenziamento dell’essere umano, sia a livello fisico, sia a livello psichico. Tuttavia, questa idea ha in sé implicita l’idea di un innalzamento, di un’esaltazione, dell’essere umano. Se il “potenziamento” è una categoria quantitativa, per i transumanisti si deve procedere oltre fino al “miglioramento”, cioè fino a raggiungere l’immortalità, perché in questo risiede la differenza tra l’uomo e Dio. È il desiderio di essere immortali che fa compiere il passaggio tra la dimensione quantitativa a quella qualitativa.

Ma come diventare immortali? Tra le diverse soluzioni proposte, quella maggiormente conosciuta è l’uploading, cioè riuscire a scaricare la vera identità dell’uomo che, secondo i transumanisti, sono le nostre informazioni, i nostri dati non biologici, e immetterla in supporti che siano più durevoli del corpo. Se si riuscisse a mantenere in vita questa identità e non farla morire con il corpo, allora potremmo davvero raggiungere l’immortalità. Certo, non siamo in grado di predire che tipo di esistenza sarà, ma già questa fiducia nella tecnica consente ai transumanisti di affermare che potremmo sopravvivere per sempre.

– Il problema della morte è stato variamente trattato e risolto dalle religioni, quella cristiana ne fa un momento cardine, fondativo, con la resurrezione. Cosa ne pensano i transumanisti?

– I transumanisti stanno proponendo una nuova escatologia, parlano di un futuro in cui la morte sarà finalmente vinta.

Le religioni che ho preso in esame nel mio libro, offrono una risposta all’interrogativo della morte che coinvolge il soggetto dal punto di vista esistenziale. Se io dovessi vivere per sempre, ma senza sapere il perché, a cosa mi servirebbe? Le religioni richiedono un coinvolgimento attivo per avviare la trasformazione spirituale dell’uomo, mentre per i transumanisti questa trasformazione avviene mediante un semplice intervento anonimo, esterno, meccanico. Di fatto, i transumanisti dimenticano la condizione spirituale e sociale dell’uomo, e allo stesso tempo accusano le religioni sia di bioconservazionismo (il desiderio di continuare vivere con questo corpo nonostante le sue ovvie limitazioni), sia di luddismo (cioè del rifiuto acritico e prevenuto nei confronti delle macchine e della tecnologia). Per loro le religioni si sarebbero ridotte a difendere il dolore, la morte e la malattia. Ma, la morte, per i cristiani così come per altre religioni, non è la fine di tutto: esiste un aldilà, una trascendenza e, soprattutto, un riavvicinamento dell’uomo a Dio. La morte si supera attraverso alla fede.

– Evidentemente fanno leva sul cattivo rapporto che storicamente è esistito tra le religioni e la scienza, spingono sul discorso di preferire una approssimativa lettura del progresso scientifico alle incertezze della fede. Invece Heidegger, quando tratta del rapporto tra tecnica e metafisica, sembra darci alcune interessanti indicazioni…

– Heidegger ha giustamente affermato che la tecno-logia è ora diventata la nostra nuova onto-logia, che la formazione della nostra visione del mondo non avviene più attraverso le domande classiche sull’essere, sul senso delle cose e della mia esistenza. La tecnica sta diventando la nostra visione di mondo. Un mondo tecnocentrato, un mondo in cui l’uomo prende possesso e domina interamente la natura.

Ecco che allora il problema che si pone è anche di carattere morale. Tutto quello che si può (tecnicamente) fare, si deve (eticamente) fare? Fino a quando possiamo spingerci a manipolare la natura? Il progresso tecnico è anche un progresso umano?

Di fatto siamo arrivati ad un punto in cui possiamo fare più di quanto ci è permesso di fare, ed è per questo che non ci è permesso fare tutto ciò che possiamo. Dobbiamo chiederci se le potenzialità enormi di cui disponiamo sono un bene per l’uomo. I transumanisti intendono l’invecchiamento e la morte, come una dittatura, come un’imposizione che non vogliono più accettare, come una battaglia non contro la natura, ma contro il male. L’invecchiamento e la morte sono per loro delle malattie da sconfiggere perché vittimizzano l’uomo. Eppure, come già ci ammoniva Heidegger, “la scienza non pensa, ma calcola soltanto” mentre invece abbiamo sempre più bisogno di etica, cioè di un dialogo per riflettere non sul “come” fare delle cose, ma sul “perché” farle.


Tiziano Tosolini

A nostra immagine, le religioni di fronte alle sfide del transumanesimo

EMI 2022

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