EXAGERE RIVISTA - Gennaio-Febbraio 2024, n. 1-2 anno IX - ISSN 2531-7334

Crescere nella delusione. L’età tradita degli adolescenti. Intervista a Matteo Lancini

di Gianfranco Brevetto

Gli adolescenti vengono spesso identificati  con le fragilità degli adulti. Questa è una delle chiavi di lettura del  volume di Matteo Lancini, L’età tradita (Cortina Editore), il cui sottotitolo,  Oltre i luoghi comuni sugli adolescenti, ci  apre a riflessioni su un mondo in continuo e, spesso , imprevedibile cambiamento.

– Devo confessare che, per chi come me  ha avuto a che fare con ragazzi di quell’età, il suo libro è da leggere con molta  attenzione. Lei  apre il suo volume con una lettera agli adolescenti, lettera  che ha avuto molta risonanza mediatica e nella quale richiama l’attenzione sulle responsabilità degli adulti. Quali sono?

– Quella lettera va contestualizzata, nel senso che è stata scritta l’11 marzo del 2020, quindi proprio all’inizio del primo lockdown. Le scuole avevano già chiuso a febbraio. In quel momento erano apparse una serie di lettere indirizzate ai ragazzi, molte a mio avviso infantilizzanti, parlavano degli adolescenti sulla base dei propri ricordi o sulla base di stereotipi educativi. La mia voleva essere una lettera che facesse capire agli adulti quali adolescenti avevamo davanti e quali fossero i luoghi comuni. Il lockdown ha poi evidentemente esacerbato le contraddizioni. I dati ci dicono che gli adolescenti  sono stati una delle fasce della popolazione che si è comportata meglio durante la pandemia. Nessuno, ad esempio, si è posto il problema di che cosa avrebbero dovuto fare del sesso degli adolescenti chiusi in casa, questi non convivono evidentemente con le fidanzate… ha sentito mai qualcuno porsi questo problema?

A fronte di questo comportamento, avevamo, dall’altra parte,  davanti agli occhi gli assalti ai supermarket e alla stazione di Milano nell’imminenza delle chiusure.  Ma per molti sembrava che  il vero problema fossero gli adolescenti mentre  bevevano gli aperitivi nei parchi cittadini.  Era chiaro, quindi, che chi parlava degli adolescenti non li aveva in mente, a partire, ad esempio, nel loro rapporto prezioso con i nonni.

– Lei ci parla di uno spaesamento da parte degli adulti, di un atteggiamento di  ritiro e critica al sistema valoriale degli adolescenti e questi non appaiono più oppositivi e trasgressivi… ci aiuti a capire meglio come mai questi adolescenti sembrerebbero  aver cambiato rotta rispetto a qualche anno fa…

– E’ semplice, una volta si cresceva avendo come riferimento dei modelli educativi in cui quello che contava era il devi obbedire, cioè il bambino doveva sottomettersi, gli veniva insegnato che era più importante l’altro che il sé. Era una società più sessuofobica e, per me che ho una formazione psicoanalitica, viene in mente il famoso complesso edipico. Il soggetto, in quel caso, veniva visto come avido e incontinente da bambino, un soggetto sessuale polimorfo che andava subito limitato. E’ chiaro che il venir del mito famigliare, la crisi dell’autorità paterna, la riorganizzazione della famiglia, la nuova identità femminile che non ha più nella maternità il suo apice, la società di internet, tutti questi cambiamenti  hanno determinato che ora si cresca entro dei modelli ideali. Nell’adolescenza, quindi, non devi più liberarti da un giogo educativo terribile, abbattere il padre e finalmente esprimere il desiderio di  sessualità, ora non devi più configgere, farti degli spinelli e drogarti come trasgressione, oggi il problema è l’ideale.  I nuovi modelli educativi hanno spostato l’attenzione, con vantaggi ma anche con qualche rischio: le aspettative ideali elevatissime crollano con l’adolescenza. Succede, così, che la sofferenza, il dolore, la modalità di esprimersi,  non sono più quelle del conflitto evolutivo ma si esprimono mediante un attacco a se stessi. Si è dentro una dimensione in cui conta la delusione e non la colpa, la vergogna di non essere mai all’altezza di aspettative che, in questa società, sono necessarie, come l’aver successo, essere popolari e bellissimi.  Questo fatto, unito alla precocizzazione dei comportamenti, fanno sì che non si cresca più per trasgressione ma per delusione. Anche il consumo dei cannabinoidi, hashish e marijuana, sembra avere più una valenza lenitiva che trasgressiva, diventano un’antinoia, antitristezza, che si oppone agli adulti come segnale comunicativo. Su questo è meglio che gli adulti si interroghino,  non possono programmare interventi a scuola, in famiglia o in politica come se fossimo ancora in presenza di un adolescente trasgressivo. Anche nelle risse per strada non si tratta di opposizione, ma di delusione e ricerca di popolarità e di successo. Sono soggetti fragili e narcisisti cresciuti allineati, sono esattamente come li hanno voluti gli adulti.

–  Lei ci dice che, oggi, gli adolescenti, al di là degli stereotipi che li vogliono isolati, sono particolarmente esperti in relazioni umane. Perché accade?

– E’ chiaro che gli adolescenti, e tutti noi, risentiamo della grande caduta dei valori condivisi, di una società molto individualista,della caduta della comunità educante, delle grandi istituzioni, come variamente sostengono sociologi e analisti in Europa e nel mondo. Da diversi anni, viviamo in quella che è stata definita la società liquida, la società globale, ma non dobbiamo dimenticare che da questa grande crisi è emersa quella che noi possiamo chiamare un’etica affettiva: i ragazzi  dicono che per loro  quello che conta sono le relazioni, quindi, al primo posto di chi li capisce, mettono la mamma, poi gli amici, a volte qualche insegnante, in ultimo il padre. Molte ricerche recenti ci dicono che quello che più è importante per gli adolescenti sono le relazioni intime. Questi ragazzi sono cresciuti in primo luogo in una famiglia in cui si è sostituito il devi obbedire con il devi capire. La famiglia tradizionale utilizzava la relazione affettiva solo come mezzo per far transitare i valori, negli ultimi anni la famiglia mantiene le relazioni. Il fine ultimo degli interventi,  di quella che io chiamo  la famiglia della madre virtuale, é quello di stare in relazione, distanti con il corpo ma capirsi sempre, quindi sin da piccoli si è abituati a farlo.  Se a questo lei aggiunge che crescono nella società di internet  e, ancor prima, in quella degli asili nido, delle molteplici attività extrascolastiche, si comprende come il frequentare tante persone sviluppi la capacità relazionale, un conto era crescere nella famiglia con fratelli e cugini, un conto sono gli asili, le attività sportive, l’oratorio. Diventano esperti in relazione al punto che, se si sottomettono ad un insegnante, non lo fanno in nome del ruolo e della norma , ma solo perché l’insegnate li ha conquistati  sotto l’aspetto relazionale. I videogiochi, che sono considerati ambienti di isolamento, sono invece, in molti casi, ambienti in cui si sviluppano queste relazioni. Noi spesso non vediamo gli aspetti relazionali dell’esperienza di questi ragazzi che a volte sono enormi e fondamentali,  ovviamente si tratta di relazioni in cui si costruiscono anche tratti narcisistici e anche l’amore è cambiato in questo senso.

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Matteo Lancini

L’età tradita

Oltre i luoghi comuni sugli adolescenti

Raffaello Cortina Editore, 2021

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