PANEL
Patricia Vannier, Imed Melliti, Teresa Grande
Coordina: Francesca Romana Lenzi
Nel quadro di una sociologia contemporanea fortemente orientata all’indagine empirica e alla ricerca sul campo, l’approccio storico è scarsamente praticato e altrettanto scarsamente riconosciuto nel suo senso e nel suo valore. Ciò è conseguenza – ma forse anche causa – della debole costanza della sociologia storica come una componente del discorso sociologico odierno. Al contrario, la comprensione dei fatti sociali è necessariamente limitata senza l’ausilio di un approccio, pre-assertorio e contestuale, orientato alla contestualizzazione e alla prospettiva diacronica che incalzi i “perché” del tempo presente. Questo approccio è proprio della sociologia storica: il panel ha inteso, su impulso del coordinatore Francesca Romana Lenzi, valorizzare il senso e le direzioni possibili della sociologia storica oggi. I relatori hanno offerto prospettive di tale sensibilità sociologica sia indagandone l’impianto teorico che ne spiega la portata e agisce in profondità dell’identificazione dell’approccio, sia applicandone l’impianto a casi di studio calati nella realtà attuale.
Patricia Vannier ha proposto un’osservazione critica nei riguardi del rapporto tra sociologia e storia. I legami tra storia e sociologia hanno dato luogo a tre specialità – la sociologia storica, la socio-storia e la storia della sociologia – il cui oggetto, i metodi e gli approcci differiscono sostanzalmente. La storia della sociologia si è evoluta nella sua definizione e nel suo perimetro, come emerge dalle quattro opere emblematiche: prima essa è presentata come una storia cronologica (Gaston Bouthoul, Storia della sociologia, 1950), poi si riduce a una storia dei grandi autori (Raymond Aron, Le tappe del pensiero sociologico, 1967) o a una storia di idee (Michel Lallement, Storia delle idee sociologiche, 1993), per diventare infine una storia scientifica (Jean-Michel Berthelot, Costruzione della sociologia, 1991). È d’altronde con J-M Berthelot, mostrando i processi di costruzione e di diffusione della conoscenza sociologica e privilegiando la dimensione epistemologica, che la storia della sociologia è diventata una specialità a sé stante che può contribuire ad una sociologia storica dei saperi.
L’intervento di Imed Melliti ha inteso presentare la sociologia storica, focalizzando l’attenzione sul caso studio della rivoluzione tunisina. Dopo aver enfatizzato che il rapporto tra sociologia e storia si muove su due direttrici principali, una prima in cui la storia fornisce alla sociologia un laboratorio di sperimentazione che anticipa la costruzione di un modello nomologico e una seconda direttrice in cui la storia consente di analizzare l’iscrizione di un fatto singolare e contingente in un contesto particolare (la nozione di individualità storica in Weber), Imed Melliti ha dimostrato che la tendenza prevalente nella scienza politica è largamente cristallizzata intorno alla prima delle due opzioni. A partire dagli elementi dell’analisi sull’evoluzione della rivoluzione tunisina, invece, Imed Melliti propone di fare affidamento alla seconda direttrice.
Infine, Teresa Grande ha condiviso alcune riflessioni sulla centralità della riflessione della sociologia storica nel tempo presente. Partendo dalla riflessione di Robert Merton sulla Storia e la sistematica della sociologia (1949), l’intervento mira a rintracciare le ragioni dello scarso interesse per la sociologia storica e a evidenziare l’utilità, per la sociologia, di guardare alla propria storia disciplinare e alla propria memoria culturale. Assumendo come esempio la storia e la memoria della sociologia in Italia (ovvero gli studi pubblicati e i processi di trasmissione generazionale), viene sottolineato come, per essere critica e propositiva, consapevole del presente e riflessiva, la sociologia ha bisogno di seguire il senso della sua durata. In tal modo, la storicità della sociologia rinvia alla coscienza che avverte lo spessore temporale dei fenomeni studiati, così come quello dei concetti e delle teorie di cui i sociologi fanno uso. In questa prospettiva, la storia della sociologia non si presenta semplicemente come un problema di definizione dell’identità e dei confini disciplinari – come è nella sua forma sistematica – essa viene invece assunta come parte integrante della riflessione teorica, metodologica e interpretativa delle diverse generazioni di sociologi. Ciò nella consapevolezza che una sociologia che deterministicamente spiega il presente attraverso il presente, che non attiva la propria storia e la propria memoria disciplinare, è destinata a farsi sfuggire molto della complessità del sociale e, al contempo, delle stesse trasformazioni del lavoro del sociologo.