EXAGERE RIVISTA - Luglio - Agosto - Settembre 2024, n. 7-8-9 anno IX - ISSN 2531-7334

Educare per riconoscere le unicità delle persone. Intervista a Sandra Matteoli e Remo Fracassini

di Gianfranco Brevetto

La professionalità pedagogica tra relazione e “cura educativa”  (a cura di Sandra Matteoli e Remo Fracassini) è un recentissimo e prezioso volume, frutto dell’apporto e collaborazione di esperti del settore.  Nato come utile strumento per l’arricchimento della pratica professionale in ambito pedagogico, ci propone contenuti  che  vanno al di là di quest’ultimo aspetto  per consentirci riflessioni non meno rilevanti. In primo luogo quello della professione del pedagogista. 

-Ed è proprio sul tema della professione che vorrei iniziare. Dott.ssa Matteoli in uno dei contributi che compongono il libro lei nota: “l’immagine che si viene a delineare del pedagogista e del pedagogista clinico è quella di un professionista riflessivo, agente di trasformazione, in possesso di una consapevolezza epistemica e di un’autenticità professionale che non è immanente alla professione stessa, ma frutto di un processo formativo continuo che consente un’approssimazione sempre più forte del pensiero all’azione, della teoria alla prassi, quale fondamento scientifico del lavoro”. In questi ultimi anni stiamo vivendo un momento importante e particolare dello sviluppo di questa professione. Cosa sta accadendo?

-Negli ultimi anni la nostra professione sta vivendo un particolare momento di sviluppo e di riconoscimento culminato con l’emanazione della Legge n. 55 del 15 aprile 2024 che ha istituito l’Albo dei pedagogisti fornendo a tutti i professionisti un riconoscimento anche giuridico ben definito e atteso da tempo. Al di là di queste considerazioni possiamo dire che in questo momento storico, in cui le trasformazioni sociali sono sempre più veloci e radicali, la professione pedagogica assume sempre più un ruolo importante per sostenere le persone nell’affrontare le nuove realtà, partendo dal quotidiano e dall’educazione. 

– Ci troviamo di fronte all’emergere di nuovi e complessi bisogni educativi. La globalizzazione e le forti disparità sociali richiedono, come sostenete, una formazione professionale che possa tradursi nella creazione di una progettazione intenzionale e finalizzata alla piena realizzazione di ogni persona. Dott. Fracassini come è possibile costruire una formazione sempre più all’altezza di queste sfide?

-Stiamo vivendo una fase che obbliga a confrontarci quotidianamente con l’imprevisto e la complessità, proprio per questo il nostro ruolo necessita di una preparazione sempre più approfondita e articolata, così da comprendere meglio e più a fondo le situazioni che ci vengono presentate. Proprio in quest’ottica appare evidente la necessità di una formazione in continua evoluzione e aggiornamento che connetta i saperi scientifici con l’agire quotidiano in un processo ricorsivo di constante riflessione e miglioramento delle pratiche professionali.  

– Alla base di tutto, però, c’è sempre l’individuo, le relazioni personali e quelle professionali in situazioni caratterizzate da problematicità, sofferenza e disagi. Dott.ssa Matteoli come può il pedagogista inserirsi utilmente in un discorso, più ampio, di cura?

-Prendersi cura dell’altro presuppone, in primo luogo, il riconoscimento dell’unicità di ogni persona. Il nostro compito è quello di conoscere le persone e contestualizzarle nel loro ambiente di vita e nella rete di relazioni che esse instaurano. Questo deve avvenire con rispetto, senza giudicare e in modo propositivo e costruttivo. Solo assumendo uno sguardo non giudicante e partecipe sarà possibile accogliere le peculiarità individuali e poter individuare i punti di forza e gli elementi di resilenza che possono essere utili in un’ottica finalizzata alla condivisione di una progettualità individuale che consenta a ognuno di essere più attivo e partecipe nell’agire quotidiano. 

-Per ultimo e volutamente abbiamo lasciato l’aspetto più propriamente teorico che prevede la condivisione di alcuni paradigmi di riferimento che lei ritiene essenziali per la realizzazione di interventi rispondenti alle attuali sfide educative. Dott. Fracassini, come dobbiamo orientare la nostra bussola professionale?

-Come gruppo di lavoro, sin da quando abbiamo iniziato questa professione, abbiamo avuto come punto di riferimento l’approccio ecologico e quello sistemico-relazionale, che ci permettono di ampliare lo sguardo dall’individuo, ai contesti di vita e alla rete di relazioni significative. La prospettiva bio-psico-sociale, inoltre, è imprescindibile per dare un senso alla complessità di tutte le variabili che vanno tenute in considerazione per cercare di comprendere le situazioni di fragilità e difficoltà andando oltre i concetti di “malattia” e “diagnosi” per rilevare le potenzialità di ognuno. Sono approcci complessi ma indispensabili per prendersi cura dell’altro e realizzare una progettualità educativa personalizzata ed efficace. 


Sandra Matteoli e Remo Fracassini ( a cura di)

La professionalità pedagogica tra relazione e “cura educativa”

Strumenti da mettere in pratica nel lavoro quotidiano

2024 ETS Edizioni

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