EXAGERE RIVISTA - Ottobre - Novembre - Dicembre 2024, n. 10-11-12 anno IX - ISSN 2531-7334

Fermare in uno scatto l’inconsapevole bellezza

di Elisabetta Bellantonio

Amo la fotografia da sempre. Il mio primo ricordo é legato ad un’immagine che mi ritrae da bambina, un primo piano con gli occhi grandi e pieni di futuro. Sono sempre stata molto legata a quella fotografia scattata da una cugina di mio padre tanti anni fa, non ricordo quel momento ma mi è sempre piaciuto quello che racconta, la verità e la purezza di quell’immagine. Ancora oggi, quando mi ricapita tra le mani, la uso per una sorta di verifica sulla mia vita, quasi come potessi guardarmi allo specchio in uno strano viaggio nel tempo. Tante sono le domande che sorgono: sono cambiati quegli occhi? Sono più o meno felici di allora? Sono soddisfatti della strada che ho percorso fin qui? Ho tradito quella bimba o mi direbbe brava se potesse parlarmi oggi?
La fotografia parla di me, quella in particolare, ma lo fa la Fotografia in generale.

É un modo di comunicare che mi accompagna da sempre e che mi ha aiutata a superare anche la mia timidezza, non a caso ho avuto molte difficoltà a scrivere questo articolo in cui ho parlato di me usando le parole, al posto delle immagini. La macchina fotografica è stata all’inizio una sorta un filtro, uno scudo che mi permetteva di osservare il mondo senza farmi troppo coinvolgere, quasi nel tentativo di essere al centro della scena, ma passando inosservata.

In un secondo momento è stato invece il modo per aprirmi agli altri, per parlare di me ed esprimere in questo modo quello che sentivo e i miei stati d’animo. A vent’anni ho avuto la fortuna di vincere una borsa di studio che mi ha permesso di frequentare un anno di studi all’estero, presso l’università di Santiago de Compostela, in Spagna. Durante quell’esperienza così profonda e importante, la mia macchina fotografica (analogica all’epoca) é sempre stata con me, mi accompagnava ovunque nel tentativo di riportare a casa quanti più ricordi possibili.

Scattavo ancora di tutto in quel periodo: paesaggi, ritratti ai compagni di corso, scene di vita nelle strade della città, momenti di festa che in università non mancavano mai.
Tornata a casa capii che quella della fotografia era diventata una passione fondamentale nella mia vita e da quel momento cercai quindi di capire quale genere di fotografia mi desse più piacere realizzare e quindi approfondirlo dedicandomi soprattutto ad esso. Come tanti, fotografo principalmente in viaggio e quello che attira da sempre la mia attenzione sono le persone e la bellezza. “La vita é ciò che ti accade mentre sei occupato a fare altri progetti” mi ha sempre colpito molto questa frase e penso sia anche un po’, in qualche modo, quello che fermo io, con i miei scatti. Fermare l’istante in cui le persone sono inconsapevoli di essere bellissime, di stare contribuendo a rendere la vita una poesia.

Una famiglia che gioca tra le calli veneziane o un venditore di palloncini su una panchina, un ragazzo in un negozio di dischi a Parigi o una coppia in un momento di riposo per le vie di Barcellona, lui legge il giornale e lei si appoggia a lui guardando davanti a sé. A volte vorrei avvicinarmi per mostrare a quelle persone lo scatto che ho realizzato, conoscerle meglio, parlare con loro, purtroppo la timidezza il più delle volte vince ancora in quei casi. É questo ciò che cerco in una foto, non mi interessa realizzare un ritratto della società attraverso le mie immagini o una bella cartolina di viaggio, io amo gli istanti di bellezza, di poesia, di ironia che tutti contribuiamo a creare con le nostre vite e che spesso, presi dalla frenesia delle nostre giornate, lasciamo che ci sfuggano. Forse cerco di mettere in pratica il restare umani attraverso la ricerca dell’umanità, forse sono solo una romantica che guarda la vita con gli occhi dell’amore, o forse sono solo un’impicciona, forse. In ogni caso mi dà gioia scovare il bello del mondo, sorrido sempre quando lo scatto nella macchina fotografica corrisponde a quello che avevano visto i miei occhi. A volte vedo uno scorcio interessante e mi apposto, con buona pace di chi è in mia “compagnia”, aspettando che la persona giusta passi nel posto giusto e che si materializzi davanti ai miei occhi quello che ho immaginato nella mia testa, talvolta accade, altre volte rimane un film girato solo nella mia fantasia. Altre volte ancora la scena è già lì, perfetta così com’è, io devo solo cercare di essere il più veloce possibile per non lasciarmela scappare, ovviamente non sempre si riesce, in quei casi la foto rimane sono nella mia testa. Il mio hard disk interno è pieno delle foto che non ho scattato, è un esercizio comunque utile, abituarsi a trovare il bello, a riconoscerlo e dargli importanza. Uso meno la macchina fotografica rispetto ad alcuni anni fa, ma non smetto mai di “scattare foto”.

 

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