di Imma Della Corte
Una passeggiata in un una bella giornata di sole insieme a Vincenzo Avallone sotto i portici di Cava de’ Tirreni. Un cammino lento e sonnacchioso fra i ricordi di una vita, una vita lunga 101 anni, insaziabilmente raccontati percorrendo i tempi passati, fra gli avvenimenti della Seconda Guerra mondiale, l’incertezza e la voglia di vivere del dopo guerra, mescolati con il presente, dispensando consigli di vita, pillole di saggezza e segreti di longevità. Racconti cadenzati che non sentono interruzioni, non perdono il filo e vengono ripetuti, quasi a puntualizzarne l’importanza.
Ne ha passate tante Vincenzo, ha sofferto per la guerra, ha patito la fame, ha dovuto arrangiarsi per sé e per la sua famiglia, inventandosi durante la guerra tanti mestieri, per cercare di ottenere un po’ di pane in più per la sua famiglia.
“Quando ero soldato, riparavo le scarpe ai soldati più alti in grado e non solo. Per questo lavoro venivo ricompensato e riuscivo ad ottenere qualcosa in più da portare a casa. I tempi erano brutti, bisognava fare attenzione. Ma io ero giovane ero temerario e qualche volta che mi sono trovato ad aggiustare scarpe del mio numero che erano più nuove delle mie ho fatto a cambio.” e sorride quando racconta questo evento che avrebbe potuto costargli la vita.
Lo racconta diverse volte e ride di gusto quando ricorda che allora ci voleva un po’ di furbizia per evitare di essere accoppati, di cadere nelle mani dei tedeschi. “E magari anche un po’ di fortuna” aggiunge nel racconto. Gli occhi sono lucidi, pensando alla gioventù, un periodo di serenità e di gioia.
I racconti di Vincenzo non sono solo avventurosi e di guerra. Sorride sornione quando parla della sua passione per le belle donne, che, in modo convinto, afferma orgoglioso, non tramonta nemmeno alla sua età.
“Sono stato sposato con una donna che amavo e mi ha dato tanti figli. Guardare una bella donna non significa tradire, anzi è meno ipocrita affermare che quando una donna è bella è un peccato non guardarla. Nel rispetto, sempre. Venitemi a trovare- invita con simpatia Vincenzo– anche voi siete una bella donna. Non c’è più mia moglie e mi manca. In particolar modo mi manca poter parlare con lei. Poter guardare insieme, con orgoglio, tutti i figli e i nipoti, che sono tanto affettuosi.”
Vincenzo si ferma, sorride, ammicca alle persone che lo vengono a salutare nel negozio di scarpe che ha aperto dopo la guerra e che, ora, per suo vanto ed orgoglio, gestisce il figlio Salvatore; si ferma e si mette in posa per farsi fotografare, alza il cappello e invita tutti a ritornare in negozio a fargli visita. Tornerà presto a Cava, per trascorrervi due o tre giorni ospitato dai figli e passeggiare in piazza.
“Io non abito più a Cava, ma vicino al mare. Per venirci devono accompagnarmi, io non posso più guidare e muovermi da solo. Sto bene dove vivo, mi faccio la passeggiatina, prendo il sole vicino al mare. A me però manca la piazza, fermarmi a parlare davanti al mio negozio, discutere e chiacchierare mentre guardo passare le persone lungo il corso. Quando ho aperto il negozio vendevo le scarpe da donna e da uomo. Mio figlio Salvatore poi ha cominciato ad aiutarmi e io, quando non ce l’ho fatta più a lavorare, ho lasciato a lui l’attività, contento di avergli insegnato un mestiere e garantito un lavoro.”
Racconta delle sue abitudini e rivela il suo segreto di longevità, mangiare poco e mai dopo le sei.
“La cena deve essere sempre leggera,- afferma– io mangio un brodino con un po’ di pastina anche d’estate. Serve per dormire bene, non appesantirsi. Io non vedo bene per questo mi devono accompagnare ma le gambe funzionano bene”
Un segreto semplice, un abitudine di vita per il presente e per il futuro.
Il futuro per Vincenzo? Dai suoi racconti è fatto di attimi da vivere giorno per giorno senza corse gustando ogni minuto che passa.
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