EXAGERE RIVISTA - Ottobre - Novembre - Dicembre 2024, n. 10-11-12 anno IX - ISSN 2531-7334

Harry Potter, Ron ed Hermione mi danno ai nervi! L’importanza dell’antagonista nel genere fantasy per Marina Lenti

di Pia Ferrara

È appena apparsa, in libreria, L’ombra del cattivo. Un’antologia saggistica a più voci, pubblicata da Edizioni CentoAutori, incentrata su dieci antagonisti del fantastico, tra letteratura, cinema e televisione. Alla curatrice, Marina Lenti, abbiamo rivolto alcune domande a partire dallo stato dell’arte del dibattito accademico sul fantastico in Italia per giungere, infine, ad affrontare i significati nascosti dei migliori (e in alcuni casi peggiori) antagonisti della letteratura fantastica.

– Cito queste tue parole, Marina, dalla prefazione a L’ombra del cattivo: occorre “Sviluppare anche in Italia, come già avviene da molto tempo nei Paesi anglofoni, un dibattito accademico sul Fantastico a 360°”. Come mai questo non è, fino ad oggi, accaduto in Italia?

– Perché in Italia il Fantastico è sempre stato una nicchia. Sono abbastanza vecchia per ricordare tempi in cui se nominavi il Signore degli Anelli venivi guardata come se avessi nominato un pianeta in una galassia sconosciuta.

Per la maggior parte della gente si è sempre trattato di letteratura per bambini piccoli o per adulti con la sindrome di Peter Pan. Senza contare che poi, in Italia, ci sono stati dibattiti assolutamente sterili riguardanti la politicizzazione di certi testi e qui torniamo al caso del Signore degli Anelli: prima, negli anni ’70, Tolkien è stato tirato per la giacchetta dai militanti di destra e conseguentemente è stato bistrattato da quelli di sinistra; poi, nel nuovo millennio, questi ultimi hanno deciso che invece Tolkien era attraente, valeva la pena riappropriarsene e ascriverlo al proprio bagaglio. Politicizzare un testo che non ha mai inteso essere politico è noiosamente tipico del nostro Paese. Del resto, per l’Italiano medio, per chi voti e per quale squadra di calcio tifi sono due blasoni più imprescindibili di quelli della Case per gli studenti di Hogwarts.

All’inizio degli anni 2000 però è successo qualcosa di epocale: i film del Signore degli Anelli e di Harry Potter, oltre a tutta la sarabanda di eventi e fiere a cui han dato luogo, hanno sdoganato una parte di questo genere, il Fantasy, portandolo al grande pubblico.

Per la maggior parte si tratta di persone che vogliono godere degli aspetti più immediati del fenomeno, essere Smistati, preparare un Cosplay e duellare con le bacchette. Analizzare cosa vi sia dietro al concept di queste saghe interessa solo un piccolo spicchio di lettori e spettatori, perché è un’attività che richiede la fatica di andare oltre la superficie e il godimento, non solo non è immediato, ma va conquistato.

– Cosa ritieni  si possa fare in concreto per avviare un confronto serio sul fantasy?

– Cercare di creare un dibattito con questi presupposti e con i piccoli mezzi comunicativi di cui possiamo disporre noi è una battaglia alla Davide contro Golia. Non sono sicura che in questo caso Davide possa vincere, ma ci si impegna ugualmente. Ho fatto mio il motto di una saga di una grande autrice fantasy di casa nostra, Silvana De Mari: “io combatto per vincere e combatto con quello che ho”. Se poi perdo, pazienza, ma almeno ci ho provato e ho la coscienza a posto.

In quest’ottica, con il progetto che chiamiamo scherzosamente Italinklings[1] – un chiaro riferimento agli Inklings non perché ci si ritenga immodestamente alla stessa altezza, ma solo perché si intende tributare loro omaggio – cerchiamo di sensibilizzare il pubblico su queste tematiche sia attraverso conferenze e tavole rotonde, sia attraverso la pubblicazione di antologie saggistiche multiautore. L’ombra del cattivo è la quarta in nove anni. Prima sono venute Potterologia, Hobbitologia e Il Fantastico nella letteratura per ragazzi.

– Cosa risponderesti a chi sostiene che Il fantastico è un genere letterario escapista e adatto solo ai bambini?

– E’ una fantozziana boiata pazzesca, che solo un disinformato potrebbe sostenere. E, purtroppo, la disinformazione, regna sovrana. L’esercizio dell’immaginazione è vitale per qualsiasi essere senziente. Dobbiamo tenere presente che, nei primi sette anni di vita, noi installiamo nel nostro cervello la maggior parte del software con cui opereremo poi per tutto il resto della vita e che, in quei primi sette anni, il nostro cervello viaggia prevalentemente sulle onde theta, che sono le frequenze della creatività, del sogno a occhi aperti, dell’intuizione. Ecco il perché un bambino non ha difficoltà a conciliare la realtà con l’immaginazione, gli è perfettamente naturale usare un computer e contemporaneamente credere a Babbo Natale.

– Poi, purtroppo, non si tiene più conto dell’importanza di questa visione delle cose.

– Senza l’immaginazione non ci sarebbe creazione artistica, scoperta scientifica o invenzione tecnologica (perché anche queste ultime due presuppongono delle intuizioni iniziali) e già solo questo dovrebbe portarci a trattare con estremo rispetto qualsiasi strumento in grado di potenziarla. E la letteratura fantastica è senz’altro uno degli strumenti più potenti in questo senso.

Purtroppo però non solo non è incoraggiata ma, anzi, è spesso disincentivata. Nel corso delle conferenze vengo a contatto con tanti giovani che magari si sono appassionati alla lettura con una saga e poi hanno continuato perché hanno scoperto l’enorme piacere della lettura. A volte mi sono stati riportati da loro degli episodi terrificanti. Ricordo con particolare orrore il caso di un ragazzo sorpreso da un professore a leggere Harry Potter nell’intervallo e apostrofato con un paternalistico “quand’è che inizierai a crescere?”. Ecco, vorrei comunicare a quel professore che con questa esternazione ci ha confermato che lui è senz’altro cresciuto e poi anche morto, almeno interiormente. Credo che, questi atteggiamenti, provochino danni dal punto di vista pedagogico e psicologico. Ci sono dei saggi fondamentali sul fantastico che, ogni insegnante che si rispetti, dovrebbe essere tenuto a leggere.

– Cosa ha da offrire la letteratura fantastica alla società postmoderna?

– Tutto! Io non sto demonizzando il pensiero critico, sto dicendo che si tratta solo di uno dei due pilastri che sostengono l’architrave della società e che, lasciare in ombra l’immaginazione, è un errore madornale. Penso che la deriva etica e spirituale delle società moderne lo dimostri ampiamente. 

– Parliamo dei saggi e dei saggisti. Su alcune opere – Il Signore degli Anelli, Le Cronache di Narnia, Harry Potter – molto è stato già scritto. Altre opere (Terramare, Cuore d’Inchiostro, Le Cronache di Spiderwick, Queste Oscure Materie) sono rimaste finora un territorio inesplorato. Come hai selezionato, nel libro, le saghe da analizzare e l’abbinamento al giusto autore?

– Volevo equilibrare le saghe divenute molto famose, grazie alle trasposizioni cinematografiche o televisive, con quelle note solo dal punto di vista letterario, nonostante anch’esse abbiamo goduto di una trasposizione o cinematografica o televisiva. Continuare a scrivere sugli stessi titoli è noioso e ripetitivo per saggista, i nuovi percorsi sono una boccata d’aria fresca. Però, per avvicinarsi ai territori meno battuti, il lettore deve avere al contempo la garanzia di lidi conosciuti. Da quelli poi potrà salpare, più volentieri, verso l’ignoto e, come è mia speranza, scoprire qualche gemma che altrimenti non avrebbe considerato.

I saggisti da anni studiano la materia del fantastico in generale e hanno una approfondita conoscenza della tematica particolare che gli è stata affidata.

– Tutte le opere analizzate hanno avuto una trasposizione di qualche tipo, televisiva o cinematografica. Credi che i media tradizionali siano ancora indispensabili per far uscire un prodotto fantastico dalla nicchia e proiettarlo nel mainstream? La letteratura, da sola, non basta?

– Purtroppo sì. Torniamo agli esempi famosi del Signore degli Anelli e Harry Potter: naturalmente erano già fenomenali best seller prima dei film degli anni 2000, ma senza quelli non sarebbero mai diventati il fenomeno siderale che sono diventati dopo. Quando realizzi che perfino il tuo idraulico, cono tutto il rispetto verso questa professione, ha il tema del Trono di Spade come suoneria telefonica (mi è successo davvero, non è un’iperbole inventata), ti rendi conto della potenza atomica dello schermo.

A mio avviso questo fenomeno deriva proprio, come si diceva, dal fatto che la nostra società, la scuola in primis, non nutre più l’immaginazione. E dunque immaginare in proprio, elaborando dalla pagina scritta è diventato ancora più faticoso. Ora la maggior parte delle persone preferisce sedersi davanti a uno scherno e digerire la pappa precotta immaginata da altri: il regista, lo sceneggiatore, il dipartimento effetti speciali.

– Tuttavia, nel 99% delle volte un romanzo è sempre più bello del relativo film, per quanto il film possa essere bello e ben confezionato.

– Io me lo spiego col fatto che nessuno può sentire l’immaginario di un altro altrettanto calzante quanto il proprio e, finché non sappiamo nulla del romanzo che ha generato il film, siamo una lavagna bianca su cui chiunque può lasciare traccia ma, se abbiamo letto il libro, allora avremo in testa immagini squisitamente nostre, immagini uniche che non possono appartenere a nessun altro cervello. Come accade per le nostre impronte digitali. Un film immaginato da altri sarà solo un pallido riflesso di quello che abbiamo già proiettato, nella nostra testa, mentre gustavamo il romanzo.

– Veniamo agli antagonisti. Perché ci dovremmo interessare a loro? Gli eroi hanno già detto tutto ciò che avevano da dirci?

– Beh, diciamo che gli eroi possono contare su una letteratura critica più vasta, mentre gli antagonisti sono stati considerati più raramente, anche se, nell’economia di una trama, sono altrettanto importanti. Però il bello del fantastico è che proprio il corredo scenografico, quello che crea il famoso sense of wonder, può puntellare anche una trama esile, un eroe o un antagonista un po’ cartonati. Come per esempio quello delle Cronache di Spiderwick, la saga che ho analizzato io nell’ Ombra del Cattivo.

– Ti è mai capitato, leggendo un libro o guardando un film, di tifare per l’antagonista? Hai un antagonista preferito?

– Non ricordo che mi sia mai capitato di tifare per un antagonista, ci sono però parecchi casi in cui non sopporto l’eroe. Forse ti sorprenderà, sapendo quanto io apprezzi la saga di J.K. Rowling, ma Harry Potter è proprio uno di questi casi. Troppo impulsivo e irruento, due tratti caratteriali che non amo per nulla. A dire la verità, tutto il famoso trio protagonista mi dà sui nervi, ma l’accuratezza degli incastri della trama, del mondo magico tratteggiato e di tutte le implicazioni metafisiche sottese, restano una creazione meravigliosa anche a dispetto dell’antipatia che ho verso Harry, Ron ed Hermione (e con questo, so di essermi inimicata l’intero fandom…).

– Se tu dovessi individuare alcune opere indispensabili all’analisi letteraria e semiologica del genere fantastico, quali sarebbero? Questa piccola biblioteca personale e universale per approfondire il tema sarebbe solo in inglese?

– No, non solo anglofoni, almeno per quello che è il mio percorso, che ovviamente non è l’unico possibile, per carità! Io tendo a privilegiare gli psicanalisti e questi sono soprattutto di lingua tedesca. Altri appassionati potrebbero citare testi completamente diversi dai miei. Nella mia decina aurea[2] ci sono due statunitensi, un inglese, tre austriaci, una tedesca, uno svizzero, un bulgaro e un russo.

Aggiungo poi un bonus tutto italiano che non ha nulla da invidiare a quanto sopra e di nuovo si tratta di una psicoanalista: Silvana de Mari e il suo La realtà dell’Orco.

Questo per quanto riguarda il genere fantastico nella sua totalità. Ci sono poi validissimi saggi sui singoli autori o su singole opere. E, visto che ho menzionato in apertura Il Signore degli Anelli e Harry Potter, come le teste di ponte che hanno catturato il grande pubblico, vorrei ricordare anche gli ottimi Il mito e la grazia di Paolo Gulisano e Harry Potter al cinema di Valentina Oppezzo.

– Allora, quali altri progetti hanno in cantiere gli Italinklings?

– Stiamo lavorando a un’antologia che riprende la formula multiautoriale, alcuni di loro sono gli stessi che hanno lavorato a L’ombra del cattivo. Anche questa opera sarà declinata in dieci saghe, alcune mai studiate in Italia e, verosimilmente, neppure all’estero.  Cambierà il focus, ci occuperemo della figura del drago. Parte dei nostri autori sono, poi,  all’opera su altri interessanti progetti, sui quali  manteniamo il riserbo sufficiente per incuriosire gli appassionati del genere.

Marina Lenti (a cura di)

L’ombra del cattivo

Dieci antagonisti del fantastico, tra letteratura, cinema e televisione

Edizioni CentoAutori, 2020

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[1] Nella pagina Facebook del gruppo si legge : “ siamo un gruppo di saggisti italiani che intende promuovere la riflessione accademica sul Fantastico, fiorente da decenni in Gran Bretagna ma assai sporadica in Italia, attraverso la pubblicazione di volumi dedicati e di conferenze e tavole rotonde durante gli eventi a tema. Il nostro nome è scherzosamente ispirato a quello di Grandi Maestri e va inteso come un omaggio a loro e non certo come intento velleitario di volersi equiparare.

[2] B. BETTELHEIM, Il mondo incantato , J. CAMPBELL, L’eroe dai mille volti,  S. FREUD, Il Perturbante,  C.G. JUNG, La Psicologia dei processi inconsci, H.P.LOVECRAFT, L’orrore soprannaturale nella letteratura,  V. JA PROPP, Morfologia della fiaba, O. RANK, Il mito della nascita dell’eroe, C. TODOROV, La letteratura fantastica, J.R.R.TOLKIEN, Sulla fiaba, L. M . VON FRANZ L’ombra e il male nelle fiabe.

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