di Maurizio Andolfi, Anna Mascellani e Alessandra Salerno
La magia del bambino
in terapia familiare
2022, Accademia Press
L’idea centrale di questo libro è che un disturbo infantile sia un problema familiare e che un bambino non può essere osservato come un’isola, staccato dalle sue connessioni affettive fondamentali. Ciò non vuole dire andare alla ricerca delle cause o delle colpe all’interno della famiglia; al contrario, la famiglia, nella sua dimensione multigenerazionale, sarà una risorsa diagnostica e curativa preziosa. Perché ciò avvenga è necessario cambiare l’obiettivo terapeutico: anziché focalizzarci esclusivamente su sintomi e disturbi infantili, si può esplorare lo sviluppo della famiglia e in particolare mettere a fuoco quegli eventi avversi della vita che ne hanno segnato la storia nel corso delle generazioni lasciando ferite dolorose. Da ciò ne consegue che non c’è tanto bisogno di esperti dei problemi infantili che classifichino in categorie diagnostiche i suoi sintomi, ricorrendo ai farmaci del caso, quanto piuttosto di terapeuti esperti della famiglia che sappiano osservare e considerare i disturbi infantili come segnali relazionali e come competenze speciali per entrare nel suo mondo affettivo. In questo modo il bambino da problema si trasforma in risorsa attiva al servizio della famiglia e della terapia.
Le teorie sistemiche e la psicoterapia familiare hanno avuto uno sviluppo straordinario nelle ultime decadi in molte parti del mondo, eppure l’attenzione al bambino come risorsa e non esclusivamente come problema da risolvere è stata molto carente sia a livello teorico che terapeutico. Nathan Ackerman, fondatore della terapia familiare, fin dagli anni cinquanta, segnalava l’importanza di dare un posto speciale al bambino nella terapia, consapevole dei danni dell’abuso emozionale nei confronti di figli piccoli triangolati in relazioni familiari ostili. Sua è la descrizione del bambino come capro espiatorio e settant’anni dopo le sue intuizioni di allora sono realtà molto dolorose e di grande attualità. Del tradimento del bambino da parte del movimento della terapia familiare ne parla ampiamente Andolfi nel suo capitolo di apertura, così come delle ragioni storiche e teoriche che hanno portato a trascurarlo un po’ ovunque nel mondo occidentale. In controcorrente, l’Accademia di Psicoterapia della Famiglia, ormai da parecchi anni, ha messo il bambino al centro della terapia, dell’insegnamento e della ricerca e questo volume ne vuole rappresentare un segno tangibile.
Sono trascorsi quindici anni dal primo storico seminario sul bambino condotto da Andolfi che, nel 2007, ha portato alla pubblicazione del libro Il bambino come risorsa nella terapia familiare. Solo tre anni dopo, è uscito un numero speciale della Rivista Terapia Familiare Il bambino nella terapia familiare così da consolidare una rinnovata attenzione anche a livello nazionale sul tema. Ma la vera esplosione di interesse nei confronti del bambino avviene dieci anni dopo, con il convegno nazionale dell’Accademia dal titolo Giochiamo sul serio! Bambini a rischio e risorse familiari. In questo recente Convegno è tutta la Scuola, dai didatti senior ai giovani specializzandi, ad interrogarsi sul bambino a 360 gradi. Non è più il pensiero di pochi, ma è l’esperienza clinica di tanti, impegnati in parti diverse dell’Italia, che ha prodotto un effetto alone incredibile.
La magia del bambino in terapia familiare non a caso esce come primo volume italiano della nuova casa editrice Accademia Press per rimarcare anche da un punto di vista editoriale la nostra profonda appartenenza a un movimento familiare rinnovato e propulsivo, dove il bambino c’è ed è presente come protagonista.
Di bambino “senza etichette” ci parla Zappella che denuncia il delirio classificatorio degli attuali manuali diagnostici e ci illustra magistralmente come costruire un’alleanza terapeutica con bambini con marcate difficoltà relazionali. Gli autori del volume ci introducono nel “pianeta infanzia” sia da un punto di vista evolutivo che terapeutico, facendoci vedere come situazioni di svantaggio o di fragilità possano tramutarsi in risorse attive volte a trasformare il mondo degli adulti, genitori, insegnanti, terapeuti spesso impauriti, smarriti o troppo protettivi nei confronti dei comportamenti “incomprensibili” dei bambini.
Si parla di scuola come prevenzione e di dialogo con le famiglie (Ferrarese), della nuova era dei bambini digitali (Ferraguzzi) della risorsa dei fratelli in famiglia e in terapia (Bettini) e persino nella delicata condizione del coming out di un fratello (Petiva e Siragusa). Si affronta il tema crescente di inversione dei ruoli generazionali in famiglia e di come ristabilire confini sani e chiari, così da liberare il bambino da pesi che non gli appartengono (Bellaterra, Sciamplicotti, Mazzoni); ciò è ancora più vero di fronte a crisi di coppia o divorzi ostili, e per fare fronte a questa situazione viene presentato un modello innovativo di terapia di coppia che permette che anche i bambini possano avere una voce in terapia (Mascellani). Disabilità, malattie croniche del bambino vengono messe a fuoco da vari autori, che operano sia in ambito ospedaliero che privato alla ricerca di “altre abilità” che consentono di affrancare il bambino dal sentirsi diverso e le famiglie dal pregiudizio sociale, vera piaga del mondo odierno (Mignani, Garrisi e coll., Campobasso e Tarantino).
Si apre infine una finestra nel sociale illustrando la condizione di famiglie immigrate o adottive, e viene descritto come entrare nel loro mondo affettivo e culturale attraverso la guida esperta del bambino (Cavalieri, Posabella, Santona e Goria).
Per concludere, nel libro, viene dato spazio al gioco con la famiglia in differenti condizioni del ciclo evolutivo e delle problematiche familiari e nel gioco congiunto si riesce ad apprezzare a pieno una delle risorse più autentiche del bambino che risiede nella sua creatività e immaginazione, vera magia al servizio dei grandi (Pratelli, Lupoi e coll.).