di Claudio Fratesi
La costruzione da parte dei genitori di una base sicura per i figli è la prerogativa necessaria per una sana crescita e sviluppo della famiglia.
La base sicura è una condizione indispensabile, ma non sufficiente, per rendere una famiglia funzionale ai propri compiti( Bowlby 1996), occorrono molti altri fattori che devono integrarsi in un corpo unico per formare adeguatamente i figli verso la strada della vita.
Un fattore molto importante, a volte non valutato appieno nello studio delle famiglie problematiche, è il livello di autostima dei genitori(Satir 1973); mettere al mondo un figlio, anche se tutti sanno che si tratta di un essere umano che dovrà vivere la propria vita, è vissuto dai genitori, soprattutto quando è piccolo, come un completamento di sé stessi.
I figli un giorno adulti saranno, una volta completato lo svincolo funzionale dalla famiglia, la versione evoluta dei genitori e della famiglia intesa come sistema di appartenenza a determinati valori.
Ma in quei casi dove i genitori soffrono di bassa autostima si assiste ad un aumento della disfunzionalità (Bandura 2000) e spesso a un grado elevato di pretesa che i figli siano il completamento e la realizzazione dei sogni e dei progetti dei genitori stessi.
Escludo quelle situazioni di altissima disfunzionalità, nelle quali non si struttura nessuna relazione affettiva a causa di profondi conflitti interni di uno o di entrambi i genitori, o di relazioni ad alta distruttività tra di loro , situazioni in cui è ostacolato l’ attaccamento affettivo verso il figlio.
Una buona autostima dei genitori genera un clima di fiducia all’interno della famiglia poiché, genitori sufficientemente soddisfatti della propria vita, non hanno bisogno di pretendere dai loro figli il completamento di se stessi aspettandosi da essi la realizzazione di un percorso di vita che non sono stati in grado di compiere.
Un altro aspetto che non è disgiunto dal concetto di autostima, ma che per ragioni di chiarezza è bene tracciare, è il concetto di maturità dei genitori.(Scabini Cigoli 2012)
Accade spesso di leggere, nelle relazioni di consulenti CTU, “ immaturità genitoriale”, parole che ci risultano immediatamente comprensibili ma che, se ci soffermiamo a riflettere, destano domande più che risposte.
È una risposta dormiente direbbe Bateson, (Bateson 1990)cioè una risposta apparentemente esaustiva che sembra chiarire tutto, ma che invece di chiarire e attivare riflessioni chiude il discorso in un cerchio ricorsivo, come parlare di esaurimento nervoso: diagnosi oggi non più usata ma che in passato ha rappresentato una risposta frequentissima di fronte a forme di depressione psicofisica.
Come la parola ansia, in molte situazioni risulta essere un’altra risposta dormiente, se fosse invece tradotta e scomposta con parole come: agitazione, insicurezza o paura ecco che ci verrebbe in mente immediatamente la domanda ma perché questa persona è agitata, perché è insicura, impaurita, di cosa ?, da quando? Ecc.
Ritornando al concetto di genitore maturo, è necessario anche in questo caso, per capire, scomporlo in comportamenti che possono essere numerosi e diversi: è immaturo il genitore che non tiene conto delle esigenze del figlio perché dominato dalle proprie, è immaturo anche il genitore che non è in grado di vivere una vita autonoma perché è dipendente soprattutto da relazioni di figliolanza, è anche immaturo il genitore che non ha capacità di giudizio e di autocontrollo considerati propri della persona adulta, e si può anche considerare immaturo la persona molto egocentrica o quella incapace di prendere impegni o quella dipendente dagli altri , chi tende a colpevolizzare o anche le persone incapaci di gestire le proprie risorse, il denaro.
Credo che potremmo continuare a lungo a scomporre il concetto di “Immaturità Genitoriale”, pertanto quando leggiamo o scriviamo una valutazione genitoriale, connotandola come immatura, dovremmo avere le idee chiare e tendere a un pensiero complesso .
Il pensiero complesso riesce a contenere punti di vista diversi, riesce a contenere visioni opposte e tiene conto di numerose variabili intervenienti e da ultimo, ma certo non per importanza, della storia della persona.
La storia che accennerò riguarda un ragazzo di nome Ennio, diventato adulto, padre e marito.
E’ la storia di una persona cresciuta in una famiglia amorevole ma ‘amputata’ in alcune funzioni che dovrebbero essere un bagaglio costante nelle famiglie come trasmettere serenità, stabilità e perché no anche gioia.
Possiamo definire la famiglia di Ennio immatura? Per certi aspetti sì, ma per altri assolutamente no. E’ famiglia disfunzionale? Sicuramente, ma anche famiglia affettuosa e per molti versi armoniosa.
Ci resta difficile concepire che si può far del male anche volendo bene, si tratta di una famiglia che si è sentita assediata per tutto il tempo da un nemico alle porte che la teneva in uno stato di continua allerta e paura.
Storia di Ennio
Ennio è cresciuto in una famiglia dove era onnipotente il principio della prudenza e la resistenza verso ogni tipo di novità, il cambiamento era concepito come pauroso in quanto foriero di rovina.
Famiglia artigiana, cresciuto in un’unica casa insieme ai nonni paterni, nonno e padre artigiani, una vita nella bottega, insieme al lavoro, insieme nella casa comune.
Nonna paterna e la madre alleate contro i mariti sempre in bottega e in leggero disaccordo sulle mansioni casalinghe, leggero disaccordo che si appianava velocemente perché era tacito che spettasse alla nonna detenere il potere, senza se e senza ma.
Ennio unico figlio, unico nipote, maschio in una casa governata dalla nonna, con un padre e un nonno che, grazie a migliaia di ore di lavoro, avevano costruito un discreto capitale: due case e un cospicuo gruzzolo in banca.
Tutto costruito con la fatica e con le rinunce: pochissime ferie, zero vacanze e spese soltanto quelle necessarie. Nessun regalo o sconto dalla vita, tutto frutto della fatica.
Ennio è la punta di diamante di questa famiglia tradizionale, dove gli uomini hanno prodotto il denaro e le donne il comfort familiare.
Ennio nei progetti familiari è destinato all’avanzamento culturale, al titolo di studio, ad avere un Nome.
E infatti Ennio studia ed è bravo, consegue brillantemente il diploma , evita storie con le ragazze perché lo avrebbero potuto divagare dall’impegno e poi all’università si iscrive a ingegneria e si laurea a pieni voti.
Una vita volta alla prudenza ,diffidenza verso il nuovo , pochissimi amici e nessuna donna.
Fare l’ingegnere significa assumersi responsabilità, significa apporre firme importanti ,troppo carico per un ragazzo come Ennio, meglio scegliere la scuola e la carriera di insegnante di matematica.
Il nonno e il padre invecchiano rapidamente e a distanza di poco tempo l’uno dall’altro muoiono senza destare troppo stupore nel piccolo paese dove vivevano.
Anche la nonna non visse a lungo e all’età di 34 anni Ennio resta con la madre soli a vivere nella grande casa di famiglia.
Ennio è un bel ragazzo apprezzato come insegnante, gentile, ha due amici quelli di sempre , poche esperienze sessuali che sono solamente incontri con le prostitute.
È cresciuto con un grande rispetto verso il padre e verso la nonna paterna, Ennio considera entrambe queste figure l’asse centrale della sua crescita, ha invece vissuto la madre timida e subalterna, mentre del padre ha una visione mitica perché lo ha visto lavorare tantissimo e trasformare la piccola bottega del nonno in una bella realtà rinomata nella zona.
È stato il padre la persona che ha prodotto più denaro e portato il benessere economico a tutta la famiglia, un padre però che ha inculcato nel figlio parole che pesano come macigni: la prudenza , mai sprecare , fare attenzione alle donne “ perché se sbagli a trovarla ti rovini la vita e ti porto a via tutto quello che hai fatto e i figli uno solo perché i figli costano e portano preoccupazioni”.
Ennio è un uomo intelligente , si rende perfettamente conto che quelle parole gli sono state inculcate quando era ragazzino ,parole di un uomo cresciuto nella paura, prima di rimanere povero e poi di ritornare povero, parole di un uomo che vive comunque in miseria , un uomo di altri tempi.
Ennio se ne rende conto ma la dimensione del sapere ,cognitiva non è sempre sufficiente per modificare il comportamento di una persona, infatti Ennio a 34 anni si trova senza una compagna stabile, non ha figli, non ha hobby, non viaggia e vive molto modestamente.
È la madre a forzare il figlio a trovarsi una donna e a mettere su famiglia, parole su parole, a volte discussioni per l’insistenza della madre ma alla fine Ennio cede all’idea di trovarsi una compagna.
Ennio e di bella presenza ,educato, ben voluto da tutti e dopo poco tempo incontra nella sua vita Roberta, una collega insegnante, iniziano a frequentarsi, Roberta non è migliore di altre colleghe che anni prima si erano fatte avanti senza avere successo.
Ennio non ha scelto Roberta, ha solo lasciato che lei entrasse nella sua vita, Roberta è una donna decisa, non impiega molto tempo a capire che Ennio evita gli scontri e desidera vivere in punta di piedi ,senza far rumore, come il protagonista del film “l’uomo che non c’era” dei fratelli Coen.
Roberta ha idee molto diverse , è ambiziosa, desidera viaggiare fare esperienze e diventare madre, vede in Ennio l’uomo giusto, prova affetto per lui e in pochi mesi resta incinta.
Accetta di andare a vivere al piano di sopra della grande casa di famiglia, Roberta e Ennio si sposano quando lei era già incinta di 5 mesi .
In circa due anni la vita di Ennio è cambiata radicalmente ,alle soglie dei quarant’anni si trova sposato ,padre di un bambino, con una moglie molto decisa su come crescere quel bambino e con la madre anziana di nuovo svuotata di ogni potere decisionale.
Conobbi Ennio quando aveva raggiunto i cinquant’anni, si sentiva estraniato dalla vita che conduceva e non riusciva a concepire alcun obiettivo futuro.
Scontento del suo lavoro ,poco incisivo sull’educazione del figlio, lontano da Roberta con la quale non aveva rapporti sessuali da anni.
La madre in una casa di riposo per volere di Roberta, un uomo che si sentiva fallito e sconfitto da una guerra non combattuta, un uomo che aveva fatto del ‘volare basso ’ e dello stare da parte il motto della sua vita adesso si trovava sperso, solo e senza desideri.
Flessione severa del tono dell’umore, sensazione di vuoto interiore e possibilità di comportamenti autolesivi, questa fu la mia valutazione psicologica.
Chiese uno spazio per sé stesso, un luogo e un tempo dove potesse trovare sé stesso dove potesse differenziarsi da una famiglia di origine e da un passato che lo stava ancora condizionando moltissimo.
Con l’atteggiamento che ha chi confessa qualcosa con vergogna mi disse che non aveva mai smesso di frequentare prostitute , unico sfogo personale fuori dal seminato della brava persona senza vizi.
Ebbi la sensazione che provasse una grande sofferenza, non doveva essere facile trovarsi ad un’età matura con la consapevolezza di aver vissuto una vita espropriata, nonostante i miei ripetuti inviti non volle mai portare la moglie in una seduta di terapia.
Contrariamente alla mia pratica accettai il suo rifiuto, evidentemente aveva bisogno di trovare in me la persona per stabilire un’alleanza sicura senza condizionamenti.
Iniziamo un percorso di psicoterapia con cadenza settimanale, tre anni di lavoro serio , a tratti faticoso per entrambi, tre anni per rielaborare la figura del padre e differenziarsi dalla mitologia familiare , tre anni per imparare a fronteggiare la moglie e chiunque tentasse di sottometterlo, tre anni per diventare padre a pieno titolo e sentirsi orgoglioso di suo figlio.
Riflessioni
Ci sono molti modi per crescere un figlio , esiste un codice paterno e uno materno(Fornari 1983) che sono disgiunti dal genere sessuale, un padre può e deve essere a volte anche materno e una madre paterna, sganciare una modalità di rapporto paterna/ materna dal genere sessuale è utile per arricchire la capacità genitoriale e migliorare l’armonia nella famiglia , per essere lontani dalla vecchia dicotomia padre severo mamma coccolona.
C’è poi la questione del clima familiare,’ l’aria’ che si respira in casa ,un clima sufficientemente sereno o al contrario triste ,aggressivo, superficiale, determina molte cose nei figli, “il destino si fa nell’infanzia” , non mi riferisco alla profondità delle relazioni ,è pacifico che relazioni affettive più profonde infondono una maggiore serenità nei figli, mi riferisco a quello che i figli vedono e sentono in casa, soprattutto nell’età delle scuole elementari, quando comprendono ma non hanno la possibilità di decomprimere ,di ‘scappare’ da casa perché ancora non sono in grado di stabilire relazioni significative extra familiari.(Bogliolo 1998)
Una parentesi la merita la formazione culturale e politica di alcuni genitori, ho assistito e in parte faccio anch’io come genitore ammenda in tal senso, a genitori che motivati da valori ideologici hanno cresciuto i figli evitando imposizioni, convinti che i figli potessero sempre avere la capacità di scegliere, ma in questo modo si rischia di scaricare proprio sui figli una responsabilità che non sono ancora in grado di reggere .
Ai figli non arriva il desiderio di libertà e democrazia che i genitori in buona fede vorrebbe trasmettere, al contrario resta loro l’incertezza della scelta e la difficoltà di trovare da soli ,troppo precocemente ,una risposta a sensazioni e desideri che non sono ancora maturati a sufficienza.
Spetta al genitore la responsabilità di saper valutare l’intensità dei desideri di figli ,la liceità degli stessi e soprattutto spetta al genitore sapersi ‘ immedesimare’ nell’affettività, nelle aspettative e anche nelle risorse possibili dei figli.
Genitori che hanno bisogno di trasmettere sé stessi , tra l’altro spesso la parte meno evoluta, ansie, paure e presupposti indiscutibili sono genitori che inconsapevolmente non aiutano i figli a crescere, possono al contrario bloccarli in una fase che poi troveranno difficile da rielaborare e superare.
Ennio figlio di una brava famiglia della piccola provincia laboriosa del centro Italia, una famiglia ignorante dal punto di vista di alcuni principi necessari per crescere ed educare un figlio ma nello stesso tempo una famiglia molto competente per quanto riguarda la capacità lavorativa e il mantenimento di una forte coesione interna.
Una famiglia con un passato di insicurezza economico sociale ancorché uscita dalle difficoltà economiche non ha saputo generare in sé stessa un senso di sicurezza, anzi possiamo dire che l’insicurezza di prima del benessere si era trasformata in paura di perdere il benessere raggiunto, una paura nuova aveva sostituito quella vecchia.
Prudenza, tenacia, sacrificio, principio del dovere, paura di tornare poveri sono stati i pilastri del clima familiare dove è cresciuto Ennio.
Evitare i pericoli è diventato evitare le scelte ,evitare il desiderio, dimenticarsi di avere desideri, per quanto di dubbia morale il frequentare prostitute, in una storia di un uomo come Ennio schiacciato dal peso familiare, rappresenta forse l’unica sbavatura, l’unica forma di ribellione e di scelta.
Una ribellione chiaramente patetica , un piacere pagato, non condiviso, Ennio anche in questa evasione resta solo con sé stesso .
Il lavoro terapeutico aiuta i pazienti a rafforzare e cambiare aspetti della personalità , mediante l’analisi e il cambiamento delle relazioni importanti che il paziente vive e che ha interiorizzato, come per tutti i lavori resta il limite della parzialità, il recupero non può che essere parziale ma necessario.
Questa breve storia ha il merito, o perlomeno spero che lo abbia, di evidenziare come il malessere può nascere anche da famiglie non chiaramente patologiche, come è stato ampiamente dimostrato nella clinica psicoterapeutica spesso più che i traumi è la vita di tutti i giorni a generare malessere, Ennio ne è la dimostrazione provata. Come un albero che cresce sotto un vento costante crescerà piegato così un bambino crescerà piegato da un clima famigliare disturbato.
Cenni bibliografici:
Bandura A. “AUTOEFFICACIA” Edizioni Erikson 2000
Bateson G.” VERSO UN’ECOLOGIA DELLA MENTE” Edizioni Adelphi 1990
Bogliolo C. “BAMBINI E VIOLENZA” Edizioni Del Cerro 1998
Bowlby J. “UNA BASE SICURA” Edizioni Cortina 1996
Fornari F. “GENITALITA’ E CULTURA” Edizioni Feltrinelli 1983
Satir V. “PSICODINAMICA E PSICOTERAPIA DEL NUCLEO FAMIGLIARE” Edizioni Armando 1973
Scabini E. “PSICOLOGIA SOCIALE DELLA FAMIGLIA” Edizioni Boringhieri 1995
Scabini E., Cigoli V. “ALLA RICERCA DEL FAMIGLIARE” Edizioni Cortina 2012