EXAGERE RIVISTA - Ottobre - Novembre - Dicembre 2024, n. 10-11-12 anno IX - ISSN 2531-7334

Interventi pedagogici in ambito scolastico: promuovere relazioni di cura

di Sandra Matteoli

Questo contributo cercherà di individuare quali possono essere gli obiettivi, le aree di intervento, e le attività che il pedagogista può svolgere in ambito educativo e scolastico, per la realizzazione di interventi finalizzati alla realizzazione di un contesto di cura educativa volto a favorire il benessere di tutti coloro che vi sono coinvolti e la realizzazione delle potenzialità individuali. Il concetto di cura a cui facciamo riferimento in ambito educativo, va declinato, come è ormai noto, nel senso del “prendersi cura, aver cura dell’altro” (caring) e non come “curare” (curing) e può essere definito, attraverso le parole di Luigina Mortari, come “una pratica che ha luogo in una relazione in cui qualcuno si prende a cuore un’altra persona dedicandosi, attraverso azioni cognitive, affettive, materiali, sociali e politiche, alla promozione di una buona qualità della sua esistenza”.[1] La presenza di una figura in possesso di specifiche competenze professionali, soprattutto di fronte alle nuove sfide educative attuali e alle fragilità emergenti in coloro che svolgono ruoli cruciali come insegnanti e genitori, può favorire la creazione di relazioni educative adeguate all’interno delle quali mettere in atto azioni che possano permettere la realizzazione di pratiche di cura significative.

Il Pedagogista in azione

Il Pedagogista può apportare un contributo significativo alla realizzazione del progetto formativo scolastico offrendo la propria professionalità a tutte le figure che operano nella scuola, senza sovrapporsi né sostituirsi ad esse.

Nel 2020 le più importanti Associazioni professionali nazionali che rappresentano i pedagogisti hanno firmato un protocollo di intesa con il MIUR[2] Il protocollo di intesa definisce così il ruolo del pedagogista in ambito scolastico: Il pedagogista è un professionista di livello apicale con funzione di progettazione, coordinamento e supervisione delle azioni formative; supporto al Dirigente Scolastico, al collegio docenti, ai singoli docenti, alle famiglie; orientamento, consulenza e intervento pedagogico per la piena inclusione di ciascun alunno e per favorire al massimo lo sviluppo negli apprendimenti, il benessere globale e sociale dell’alunno. E’una figura di sistema che facilita le relazioni e la comunicazione fra tutti i soggetti facenti parte della comunità scolastica, sostenendo e sviluppando una progettualità comune e condivisa.2

Il suo lavoro si concretizza, pertanto, in una serie di attività nelle quali egli mette a disposizione le proprie competenze per favorire la realizzazione del progetto educativo e permettere a tutti di poter portare avanti il proprio percorso formativo nel miglior modo possibile sulla base di quanto previsto dal piano per l’offerta formativa.

Il Pedagogista offre la propria professionalità al Dirigente scolastico e al suo staff, di cui fanno arte i docenti con Funzione strumentale, a tutti i docenti, singolarmente e/o all’interno dei collegi, dei team docente e dei consigli di classe, al personale non docente coinvolto nelle attività educative e didattiche, agli alunni e ai loro genitori; collabora con altri specialisti presenti nella scuola e con il personale dei servizi socio-educativi e sanitari presenti sul territorio.

Gli obiettivi

Il contributo del pedagogista è finalizzato a:

  • favorire l’acquisizione da parte dei docenti di conoscenze, strumenti e strategie di intervento per la gestione del gruppo classe, la realizzazione di pratiche educative e didattiche inclusive e innovative;
  • documentare percorsi educativi e didattici per favorire il confronto, la condivisione di esperienze e la promozione di azioni di ricerca-azione;
  • favorire il benessere degli insegnanti attraverso attività laboratoriali in cui si favoriscono lo scambio e il confronto di esperienze, l’esplorazione e la riflessione per ricercare e valorizzare le risorse personali;
  • individuare precocemente situazioni a rischio per difficoltà di apprendimento e disagio psicologico;
  • individuare e realizzare, in collaborazione con i docenti e i genitori degli alunni, strategie educativo-didattiche per intervenire nelle situazioni di difficoltà/disagio e prevenire la dispersione scolastica;
  • favorire la comunicazione e la collaborazione nel team docenti e nei consigli di classe;
  • favorire la comunicazione e la collaborazione scuola-famiglia per rafforzare l’alleanza educativa;
  • prevenire e mediare eventuali conflitti scuola-famiglia;
  • favorire l’instaurarsi di comportamenti e dinamiche relazionali corretti da parte degli studenti;
  • favorire l’inclusione di tutti gli alunni, in particolar modo di quelli con Bisogni Educativi Speciali;
  • supportare gli studenti, i docenti e le famiglie nel percorso di orientamento;
  • favorire la comunicazione e la collaborazione fra i docenti, le famiglie e gli specialisti del territorio.

Le attività

Per il raggiungimento degli obiettivi sopra elencati possono essere realizzate varie attività, scelte in modo flessibile e rispondenti all’analisi delle risorse e dei bisogni rilevati in ogni specifico contesto.

Le principali attività svolte sono le seguenti:

  • sportello pedagogico rivolto a docenti, alunni e genitori;
  • incontri di formazione rivolti a docenti e genitori, sia insieme che separatamente;
  • collaborazione con i docenti per l’individuazione delle attività e delle strategie didattiche per realizzare percorsi educativo- didattici con il gruppo classe;
  • collaborazione con il team dei docenti per l’osservazione iniziale e in itinere degli alunni al fine di individuare le risorse personali e i diversi stili di apprendimento per la proposta di attività curricolari veramente rispondenti al gruppo classe e l’adozione di strategie personalizzate e individualizzate;
  • incontri congiunti con i docenti e i genitori di alunni con Bisogni Educativi Speciali per condividere strategie educative, pianificare interventi personalizzati, favorire la comunicazione e proporre interventi specialistici;
  • incontri di formazione rivolti a docenti e genitori, sia insieme che separatamente;
  • collaborazione con il team dei docenti e con il consiglio di classe per la redazione dei Piani Educativi Individualizzati-PEI e dei Piani Didattici Personalizzati-PDP;
  • realizzazione e proposta di strumenti per l’osservazione e l’individuazione precoce di situazioni a rischio;
  • supporto ai docenti per l’elaborazione del profilo pedagogico degli alunni in difficoltà, in modo da evidenziare gli ambiti di carenza e di potenzialità e poter progettare percorsi di potenziamento in collaborazione con le famiglie e i servizi del territorio;
  • coordinamento di gruppi di lavoro composti da docenti dei vari ordini di scuola per la realizzazione di progetti di ricerca-azione, sperimentazione e documentazione di buone pratiche educative e didattiche per la promozione di una scuola sempre più accogliente e inclusiva;
  • partecipazione ai consigli di classe e alle riunioni periodiche dei team docenti, per favorire l’individuazione e la condivisione di strategie educativo–didattiche rivolte ad alunni in difficoltà e all’intero gruppo classe e, se necessario, per progettare adeguate strategie di intervento coinvolgendo le famiglie e i servizi territoriali;
  • ricerca, costruzione e condivisione di materiale didattico mirato alla realizzazione di interventi per la riduzione delle difficoltà;
  • progettazione, coordinamento di attività per l’orientamento nelle scuole secondarie di primo e secondo grado;
  • elaborazione e realizzazione di interventi mirati nelle classi in cui si rilevino disagi e/o difficoltà di varia natura per favorire lo sviluppo positivo delle dinamiche relazionali e la realizzazione, da parte dei docenti, di pratiche didattiche inclusive;
  • organizzazione di attività laboratoriali all’interno delle classi in collaborazione con gli stessi docenti su tematiche di vario genere e con obiettivi diversi a seconda dell’età degli alunni coinvolti;
  • collaborazione con il territorio per la progettazione di azioni educative mirate all’arricchimento dell’offerta formativa e all’attivazione di percorsi educativi extrascolastici finalizzati alla prevenzione del disagio;
  • partecipazione alle attività utili per la progettazione e la realizzazione di interventi di rete.

In un panorama di azioni così ampio è auspicabile che ogni professionista, anche in base al proprio percorso formativo e alle proprie esperienze, scelga i propri ambiti di intervento per potervi lavorare con adeguata professionalità.

L’approccio e gli strumenti

In ogni situazione che ci troviamo ad affrontare dobbiamo innanzitutto riflettere su quale approccio adottiamo per conoscerla e comprenderla.  Per poter lavorare in contesti così articolati come quello scolastico, indipendentemente dalla propria formazione di base, a mio parere, è utile adottare un approccio basato sull’ottica sistemico–ecologica. Come afferma M. Parente: “L’interpretazione della realtà scolastica secondo l’approccio sistemico comporta un necessario allargamento del campo di osservazione: ogni interazione (problematica o meno) deve essere osservata a partire non solo dai suoi interlocutori, ma collocata in una più vasta rete di rapporti che possono esercitare influenze non sempre previste o attese”[3].  

Il modello ecologico fornisce un ulteriore contributo allo studio delle relazioni fra individuo e ambiente evidenziando come, ad esempio, non si possa studiare e comprendere lo sviluppo del bambino senza conoscere le relazioni fra i vari sistemi di appartenenza (in questo caso la scuola e la famiglia, in relazione costante con la comunità e l’ambiente socio-politico). Infine occorre fare riferimento all’approccio basato sul modello bio-psico-sociale[4]; quest’ultimo, considerando le condizioni di salute/malattia in una prospettiva di complessità che coinvolge la persona nella sua globalità, gli ambienti di vita, l’interazione con altri significativi, le possibilità di partecipazione sociale, induce una lettura diversa della realtà che ci circonda soprattutto in relazione all’evoluzione della persona nel proprio ambiente di vita.

Si tratta di un approccio articolato e impegnativo dal quale deriva la scelta delle modalità di lavoro e degli strumenti. In riferimento a questi ultimi dobbiamo considerare che l’intervento del pedagogista a scuola è fondato sulla creazione di una relazione di consulenza che rientra a pieno titolo nella relazione d’aiuto di ispirazione rogersiana[5]. Di conseguenza la cura della comunicazione nei suoi vari livelli, l’attenzione ai ruoli e alle diverse competenze professionali favoriscono l’instaurarsi di relazioni collaborative basate sul rispetto dell’altro, sulla valorizzazione delle sue risorse e sulla fiducia nelle sue capacità.

Tentando di descrivere i principali strumenti messi in atto dal pedagogista dobbiamo, pertanto, iniziare dal colloquio.  Attraverso il colloquio il pedagogista, accoglie e ascolta gli adulti che vivono una situazione di dubbio e/o difficoltà legata al proprio ruolo educativo, favorisce il confronto, la riflessione e la crescita personale. Non si tratta di distribuire indicazioni e ricette preconfezionate ma di conoscere e comprendere la specificità di ogni situazione per poter realizzare interventi educativi mirati. Questa modalità di lavoro è indispensabile anche nel coordinamento dei gruppi e in tutte quelle situazioni in cui è necessario favorire il confronto costruttivo, la condivisione e la collaborazione attiva e responsabile.

Per quanto riguarda le attività di prevenzione e individuazione precoce delle difficoltà occorrono strumenti per lo screening dei processi di apprendimento nelle varie fasi evolutive, protocolli di osservazione e progettazione di attività inclusive e di percorsi di potenziamento. Di fronte alla necessità di capire se siano presenti Bisogni Educativi Speciali possiamo procedere attraverso l’osservazione indirettadel materiale scolastico (quaderni, disegni) per poter evidenziare la presenza di carenze nelle abilità di base e nell’apprendimento della strumentalità di lettura, scrittura e dell’area logico-matematico. Questa osservazione, che può essere realizzata grazie alle conoscenze relative allo sviluppo del bambino e al percorso di insegnamento-apprendimento proposto in classe, permette una valutazione puramente qualitativa che potrebbe essere integrata, ad esempio, proponendo questionari di osservazione per i genitori e i docenti.

L’osservazione direttaall’interno delle classi viene portata avanti se esiste uno specifico progetto su richiesta dei docenti e con il consenso dei genitori di tutti gli alunni della classe; questa osservazione non è finalizzata alla definizione di ipotesi diagnostiche e non può essere svolta proponendo agli alunni in difficoltà attività al di fuori della classe in assenza delle condizioni sopracitate.

Negli ultimi anni, sono diventati molto importanti strumenti conoscitivi per effettuare la“lettura educativa” dei documenti diagnostici e ricavarne indicazioni metodologico-didattiche per l’intervento educativo. Visto l’aumento di alunni con Bisogni Educativi Speciali provvisti di certificazione o diagnosi sono sempre più frequenti, infatti, docenti e genitori che si trovano in difficoltà nel comprendere questi documenti e nell’individuare opportune strategie educative da mettere in atto a scuola e in famiglia per favorire la riduzione delle difficoltà e realizzare percorsi di crescita personale. Il confronto con il pedagogista è una risorsa alla quale può accedere il team docente sia separatamente che congiuntamente ai genitori in modo da poter condividere informazioni e definire un progetto basato sull’alleanza educativa nel rispetto dei ruoli e delle competenze.

In molti casi l’intervento può prevedere anche un contributo alla stesura del Piano Didattico Personalizzato-PDP per gli alunni DSA e BES non con disabilità e del Piano Educativo Individualizzato- PEI per gli alunni con disabilità, certificati in base alla L.104/92.

Sempre in riferimento all’individuazione degli alunni con Bisogni Educativi Speciali il supporto del Pedagogista può favorire la valorizzazione, in primo luogo, degli interventi educativi e didattici senza che si ricorra con troppa facilità alle figure sanitarie con richiesta di percorsi diagnostici nella cui attesa si perda l’opportunità di intervenire con interventi educativi sia in ambito scolastico che familiare. Il pedagogista, in questi casi, può offrire il proprio contributo anche nella progettazione e nella realizzazione di attività laboratoriali in piccolo gruppo per le quali sono necessari strumenti compensativi e protocolli operativi con attività didattiche personalizzate calibrate sul profilo pedagogico di ogni alunno. Questo strumento potrà essere definito attraverso un’analisi completa di tutte le informazioni raccolte attraverso i colloqui con i genitori, con gli educatori e i docenti, l’osservazione, la rilevazione delle abilità di base e delle competenze acquisite negli apprendimenti scolastici.

La cura di sé

Infine è opportuno introdurre una riflessione sull’importanza di promuovere l’aver cura di sé.

Mortari [6] evidenzia la necessità di aver cura di sé da parte di coloro che sono impegnati, sia come genitori che sul piano lavorativo, nell’aver costantemente cura degli altri, per poterlo fare in maniera adeguata e per prevenire situazioni di demotivazione, stress, disagio psicologico e fenomeni di burn-out. L’aver cura di sé richiede, per un genitore, consapevolezze che affondano le radici nella propria storia personale e familiare e sono proiettate verso il futuro per poter sostenere la crescita e la realizzazione dei propri figli. Per coloro che sono impegnati in relazioni educative e di cura a livello lavorativo occorrono consapevolezze personali, conoscenze e competenze che dovrebbero essere sostenute e potenziate in modo adeguato. Promuove contesti di riflessione, supervisione e confronto e condivisione può sostenere educatori, docenti, dirigenti e tutto il personale che lavora in contesti scolastici.

Un professionista in divenire

L’impegno richiesto al Pedagogista in ambito scolastico, come abbiamo constatato, richiede un alto profilo personale professionale indispensabile per affrontare situazioni complesse mettendo in campo le proprie competenze, nella consapevolezza dei propri talenti e dei propri punti deboli. Come “professionista autoriflessivo”, il Pedagogista si prende cura della propria formazione e di sé ricercando il confronto con i colleghi, la supervisione e la formazione continua in modo da poter acquisire strumenti e nuove prospettive partendo dall’esperienza


Bibliografia essenziale

Blezza F. Il pedagogista Un professionista sociale e il suo esercizio, Pisa, ETS, 2001

Crispiani P. , Pedagogia clinica, Bergamo, Junior 2001

Mortari F., La pratica dell’aver cura  Bruno Mondadori, Milano, 2006

Negri S. (a cura di) La consulenza pedagogica, Carocci editore, 2014 Roma Negri S. (a cura di) La consulenza pedagogica, Carocci editore, 2014 Roma

Parente M. in Matteoli S., Parente M. (a cura di) Il patto educativo. Proposte e strumenti per costruire relazioni positive fra insegnanti e famiglie , FrancoAngeli, Milano, 2014

Simone D., La consulenza educativa. Dimensione pedagogica della relazione d’aiuto Vita e Pensiero, Milano, 2002.


[1] L. Mortari, La pratica dell’aver cura  Bruno Mondadori, Milano, 2006, p.55

[2] Protocollo di intesa Attivazione progetti finalizzati a promuovere l’educazione alla convivenza civile, sociale e solidale quale parte integrante dell’offerta formativa, 27/08/20

[3] M. Parente in S. Matteoli, M. Parente (a cura di) Il patto educativo. Proposte e strumenti per costruire relazioni positive fra insegnanti e famiglie , FrancoAngeli, Milano, 2014,  p. 48.

[4] L’introduzione del modello “biopsicosociale” (BPS), risale al 1946, quando l’Organizzazione Mondiale di Sanità (OMS), nella sua costituzione, adottò una nuova definizione di salute, secondo la quale essa: “è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non soltanto di assenza di malattia o infermità.”

[5] La relazione d’aiuto è stata definita da Rogers nel 1951, nel testo La terapia centrata sul cliente, tradotto in Italia nel 1970. Per un approfondimento dei concetti consulenza educativa e relazione d’aiuto in ottica pedagogica si può fare riferimento al testo di D. Simone La consulenza educativa. Dimensione pedagogica della relazione d’aiuto Vita e Pensiero, Milano, 2002.

[6] Op. citata

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