di Gianfranco Brevetto
Si deve, in particolar modo, alle Edizioni Cronopio l’aver intuito la necessità di offrire al lettore italiano l’opera di Jean-Luc Nancy. A pochi giorni dalla sua scomparsa, questa scelta editoriale si rivela in tutta la sua attualità, in quanto permette di ritrovare e di poter fruire in lingua molte delle opere del filosofo francese. E’ di quest’anno la riedizione di un testo del calibro di La dischiusura – decostruzione del cristianesimo I, nella traduzione di Rolando Deval e Antonella Moscati, riproposta ad un decennio di distanza dalla prima edizione de L’adorazione. Decostruzione del cristianesimo II (2012).
Nato nel 1940, Nancy[1], è stato professore, poi emerito, all’Università di Strasburgo, dove ha insegnato per gran parte della sua esistenza, alterando presenze in prestigiose università americane e europee. La sua vita e la sua opera appaiono in parte legate al suo grande maestro Jacques Derrida[2]. A partire dal decostruzionismo, Nancy ha affrontato il pensiero contemporaneo in modo innovativo, ponendo al centro del dibattito problematiche come quella del corpo, particolarmente nelle sue note opere Corpus e L’intruso.
L’aprirsi, il dischiudersi, della religione è, per Nancy, l’aprire la semplice ragione all’illimitatezza che ne costituisce la verità, non si tratta, aggiunge Nancy di ridipingere i cieli, né di riconfigurarli: si tratta di aprire la terra oscura e dura e perduta nello spazio.[3]
Ma, al di là di questi aspetti suggestivi, cerchiamo di seguire l’autore, in una parte del suo ragionamento iniziale. Lo schiudersi del religioso non è certamente un ritorno al religioso, o del religioso, né tantomeno una sua ripresa o rilancio, o un semplice transfert dell’identico. Nancy ci mette in guardia da queste già praticate possibilità. Si tratta qui di porre al centro il significato della parola uomo, il vero problema è quello dell’umanesimo. Urgente la formulazione del problema, urgente la risposta
La questione religiosa, si sa, mostra oggi dei limiti, soprattutto in termini di senso. Hegel aveva due secoli fa individuato i problemi legati all’invecchiamento del religioso inteso come risposta, in termini sovraordinati, alla condizione di esistenza. In questo tempo filosofia e poesia non sono state capaci di garantire il posto di un pensiero assoluto, più alto. Da parte sua la scienza, non è stata capace di questa elevazione.
Oggi, da una parte vi è la minaccia (iper)religiosa: la mancanza, il vuoto, potrebbero condurre a effetti incendiari degli spiriti sopiti. L’illuminismo che non è riuscito ad illuminare, crea le condizioni di questo scoppio messianico, mistico e profetico che potrebbe rapidamente propagarsi nel deserto di senso attuale. La politica, che dovrebbe essere, quella sì, l’elemento più alto di senso, a sua volta manca di quel suo carattere di religione civile indicato da Rousseau di quella passione di essere-insieme verso o secondo la propria esistenza[4].
Pur volendosi sottrarre al ruolo profetico di Cassandra, dice Nancy, è difficile non vedere da un lato il prosciugamento umanista e dall’altro la possibilità di un diluvio spiritualizzante.
La stessa scienza e la filosofia avendo, a loro volta, escluso dal loro campo la religione se ne sono, poi, nutrite sottobanco, senza interrogarsi su questa “secolarizzazione”, né tantomeno sulla sua “laicizzazione”. Da qui la domanda essenziale: in un mondo globale e mondano, dove andiamo a ricercare il senso da dare ad esso, quando questo dovrebbe essere al di fuori dello stesso?[5]
La metafisica deve dischiudersi, forte del suo stesso ruolo, deve aprirsi a un “fuori del mondo”, si deve aprire all’altro, ma l’altro in quanto eccede ogni determinazione, in un altro qualunque, con una grande o piccola a. Non soltanto l’alter – l’altro di due – ma l’alienus, l’allos, l’altro da tutti e l’insensato.[6]
La dischiusura risponde alla chiusura della metafisica che definisce la rappresentazione dell’essere in quanto ente e in quanto ente presente, istituendo, al di là del mondo, una presenza fondatrice e garante. La chiusura è il compimento di questa totalità che si pensa conclusa nella sua autoreferenza.[7]
Con questi presupposti il cristianesimo appare a Nancy, storicamente e filosoficamente, come il centro della chiusura ma anche della dischiusura, esso ha introdotto un Dio calato nella storia e ha, in qualche modo, rotto la cortina esistente tra l’al di là e l’al di qua. Questo principio è inscritto nel cuore della tradizione cristiana, ad iniziare da Sant’Anselmo, il quale, nel suo Proslogion, afferma che Dio è più di quanto più grande può essere pensato[8]. Esso è pertanto un eccesso al massimo grado del pensiero. Penetra l’impenetrabile , o meglio ne è penetrato[9].Anselmo, per quanto possa sembrare assurdo, arriverebbe i questo modo a dimostrare, più che l’esistenza di un Dio, quella del pensiero stesso.
E se a questo punto, come ci avverte l’autore stesso, non abbiamo ceduto all’istinto di buttare via il libro, con rabbia commiserazione e scoraggiamento[10], è allora il caso di affidarsi alla coinvolgente lettura delle pagine che ne seguono.
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Jean-Luc Nancy
La dischiusura
Decostruzione del cristianesimo I
Edizioni Cronopio, 2021 (II ed.)
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[1] Cfr. in questa rivista G.Brevetto, Sfiorarsi, Intervista a Jean-Luc Nancy https://www.exagere.it/sfiorarsi-intervista-a-jean-luc-nancy/
[2] Cfr. in questa rivista G.Brevetto, L’aporia multipla del toccare, Jacques Derrida e Jean-Luc Nancy, https://www.exagere.it/laporia-multipla-del-toccare-jacques-derrida-e-jean-luc-nancy/
[3] Jean-Luc Nancy, La dischiusura, decostruzione del cristianesimo I, Cronopio, 2021, pag.7
[4] Ivi, pag.12
[5] Ivi, pag. 12
[6] Ivi, pag.13
[7] Ivi, pag.14
[8] Ivi, pag.19
[9] Ivi, pag.20
[10] Ivi, pag.20