EXAGERE RIVISTA - Ottobre - Novembre - Dicembre 2024, n. 10-11-12 anno IX - ISSN 2531-7334

L’arte di sbrogliarsela in questo mondo

di Alberto Basoalto

Thomas Bernhard, ce lo aveva detto chiaramente, l’arte, come ci riporta l’epigrafe di questo coinvolgente volumetto,  è sempre un’arte di sopravvivere. Di sbrogliarsela in questo mondo facendo uso, perché no, della menzogna e dell’autoinganno. 

Fatta questa premessa, occorre poi capire come fare. Come poter in concreto affrontare la vita e andare avanti, cavarsela. Come dipanare il gomitolo della nostra esistenza. Per iniziare a praticare questa preziosa arte consigliamo, tra l’altro, di seguire le vicende del professor  Marchegiani e il suo colloquiare con il collega Omar Amalfitano, nell’ultimo libro di Gianfranco Pecchinenda dal titolo L’eclittica.

Ai più attenti lettori sconsiglio, a questo punto, l’uso di un qualsiasi motore di ricerca per accertarsi del significato di questo titolo inusuale, che sembrerebbe adatto ad un trattato scientifico di altri tempi.

L’eclittica, però, ha il privilegio di coinvolgere i due docenti in un confronto serrato su alcuni temi ineludibili della nostra esistenza. E questo fino alla fine del racconto. L’eclittica è parola evocata e chiave, sottofondo, di un dialogo che è, allo stesso tempo, scambio, danza, gioco sottile. 

Pecchinenda si avvale, in questo scritto, della forma del dialogo. Il lettore è invitato, e si trova a proprio agio nel farlo, a confrontrarsi; a procedere, etimologicamente, attraverso il discorso. Il dialogo, a differenza della prosa tout court, ci impone dei ritmi, delle presenze, delle precedenze. La possibilità di replicare, di essere d’accordo con uno degli interlocutori, di essere in disaccordo, di figurarci una mediazione.

In L’eclittica Tutto inizia all’improvviso e in modo apparentemente banale: la bicicletta del professor Marchegiani scompare. La bicicletta, che avrebbe dovuto essere lì, non c’è più. 

Ma perché? Perché quello che è stato sempre in un posto, che avrebbe dovuto essere naturalmente in un posto, non c’è?

Domanda che può apparire banale e con possibili risposte risposte logiche altrettanto banali. Ed è proprio a questa logica della banalità o alla banalità della logica che il racconto sembra prendere le distanze.

Albert Camus, ci aveva avvisato, lui ci aveva messo in guardia. Attenti – diceva il premio Nobel francese – l’assurdo può manifestarsi a qualsiasi curva, dietro qualsiasi angolo. Dietro qualsiasi svolta della propria esistenza, come accade quando si è prossimi alla pensione. Tutto, in un mondo di ruoli, funzioni e prestigio come quello accademico, sembra sgretolarsi. E si fa avanti il vuoto, l’assenza.

Come è possibile! ha sussurrato a se stesso Marchegiani dopo aver  rapidamente ripassato a memoria tutti gli istanti che avevano condotto lui e la sua bicicletta fino al luogo in cui avrebbe dovuto essere. Alla fine questo fatto delle bicicletta gli aveva fatto venire in mente che invecchiare conduce a non poter dare più niente per scontato. O, almeno, quasi niente.

E certo, prima tutto può apparire scontato poi, quando si invecchia, s’insinua il tarlo del dubbio. Fino a conclamarsi.

Il dubbio, in fondo , è pur tuttavia l’anticamera dell’assenza. Di un andirivieni senza certezze, di un comparire e scomparire di una nebbia, di quella fastidiosa e irreversibile cataratta esistenziale.

Di cosa stiamo parlando? Di un racconto triste e malinconico? Niente affatto. Nulla ci può dare più stimoli di speranza e di riflessione di questo dialogo tra professori universitari. Anzi, se c’è una cosa nella quale Marchegiani ed Amalfitano appaiono eccellere è proprio in quell’arte di dipanare la matassa, nonostante tutto. O nonostante niente. Anche a costo d’ingannare se stessi.


Gianfranco Pecchinenda

L’eclittica

2024 InKnot Edizioni

Share this Post!
error: Content is protected !!