EXAGERE RIVISTA - Gennaio-Febbraio 2024, n. 1-2 anno IX - ISSN 2531-7334

Le tecnologie sembrano conoscere i nostri desideri meglio di noi stessi. Il design concettuale per dare un senso all’eccezionalità.

di Alberto Basoalto

 

A partire dal titolo, che potremmo dire perfetta sintesi del contenuto, il nuovo libro di Luciano Floridi impone precisazioni e chiarimenti che ne aiutano ad apprezzare l’aspetto di novità nel panorama saggistico e filosofico odierno.

Iniziamo dall’infosfera. Di cosa si tratta? L’informatica e le tecnologie digitali, ci dice l’autore, hanno iniziato, da circa mezzo secolo, a mutare la concezione di chi siamo. Non siamo più entità isolate, ma agenti informazionali interconnessi che condividono con gli altri (agenti e artefatti) un ambiente globale costituito, in ultima istanza, da informazioni. L’eroe di questa rivoluzione sarebbe da ricercare certamente nel padre dell’informatica, Alan Turing.

Ed è proprio questa rivoluzione, la quarta del nostro vivere moderno, che ci impone di ripensare, per venire di nuovo al titolo, a quanto di eccezionale vi sia in noi. Questo può avvenire, seguendo sempre Floridi, in due modi. Da una parte, il nostro comportamento intelligente è chiamato a confrontarsi con quello di artefatti ingegneristici che si adattano in modo sempre più efficace all’infosfera. D’altro canto, il nostro comportamento si trova a confronto con la prevedibilità e la manipolabilità delle nostre scelte e con lo sviluppo dell’autonomia digitale. Le tecnologie sembrano conoscere i desideri meglio di noi stessi.

In questa situazione nuova, che per certi versi ci disorienta, un’ancora di salvezza ci è fornita, ma non c’è di che sorprendersi, dalla filosofia. Essa ci può aiutare a dare un senso ai cambiamenti prodotti che appaiono nuovi e sconosciuti nei loro meccanismi. La filosofia va quindi riavviata, ponendosi in primo luogo il problema delle domande che essa stessa pone.

Seguendo Russell, Floridi non distingue tra problemi filosofici e domande filosofiche, ritenendo le ultime solo espressioni linguistiche dei primi. E, pertanto, viene meno anche la distinzione tra soluzioni e risposte filosofiche. Le coppie appaiono infatti interscambiabili.

Ma non avviene lo stesso nella distinzione tra domande e risposte filosofiche e domande e risposte dei filosofi, costituendo queste ultime casi degenerati delle prime. Per riprendere ancora Russell, il compito della filosofia è duplice: l’analisi delle domande deve essere seguita dalla sintesi delle risposte. Una filosofia priva di domande chiare è sterile, ma una filosofia priva di risposte convincenti è inutile.[1]

Allora come venire a capo? Floridi ricomincia proprio da Turing che ci ha fornito una chiara definizione dell’algoritmo. Disporre di un metodo standard  per formulare gli algoritmi significa disporre di un parametro universale per calcolare la complessità dei problemi[2]. Investigare i problemi dal punto di vista della complessità è proprio la novità che Turing ci ha proposto e, in questa prospettiva, appare utile investigare la complessità di tutti i problemi computazionali, esaminando la qualità e la quantità delle risorse necessarie per risolverli.

Si tratta, qui di utilizzare un metodo basato sulle risorse per formulare le domande. Le risorse sono quello che già sappiamo, cioè risorse noetiche. L’unico modo vero metodo che ha la filosofia è quello di pensare, per ritornare la titolo del libro, e  il compito della filosofia non è consiste nello scoprire o inventare soluzioni, ma nel disegnarle[3]. La filosofia diventa così un vero e proprio design concettuale.

La storia della filosofia, sintetizza argutamente Floridi, è simile ad un’onda sinusoidale. I momenti alti di quest’onda sono quelli in cui abbiamo a che fare con i problemi filosofici, quelli bassi sono quelli della scolastica, in cui prevalgono i problemi dei filosofi.

La filosofia accademica attuale, conclude Floridi, appare troppo narcisistica. Il mondo ha estremamente bisogno di nuova conoscenza filosofica per affrontare le sfide che sono già attuali e non più appartenenti ad un futuro indeterminato. Il pensiero umano deve riapprendere ad osservare il mondo e non rinchiudersi su se stesso. Deve creare la società dell’informazione, dare forma agli ambienti digitali in cui milioni di persone trascorrono buona parte del loro tempo. Deve ripensare ad un nuovo progetto umano per dare senso all’eccezionalità di ciò che viviamo.

Luciano Floridi

Pensare l’infosfera

La filosofia come design concettuale

Cortina Editore, 2020

 

 

[1] L. Floridi, Pensare l’infosfera, la filosofia come design concettuale, Cortina 2020, pag. 19

[2] Idem, pag.21

[3] Idem, pag.43

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