EXAGERE RIVISTA - Gennaio-Febbraio 2024, n. 1-2 anno IX - ISSN 2531-7334

Les dieux ont toujours soif

di Francesca Rifiuti

 

“Narciso, parole di burro…”

“…nascondono proverbiale egoismo nelle intenzioni…”. Con il tema del nuovo numero della rivista sono arrivate alla mente per prima cosa queste parole. La canzone di Carmen Consoli descrive in modo poetico la personalità narcisistica, vista con gli occhi di chi è incatenato nel suo fascino misterioso, nei suoi racconti mitici, nei sorrisi inconsistenti.

“Parole di burro” diventa così un punto di partenza ideale da cui iniziare con curiosità e slancio questo viaggio nella conoscenza del narcisismo, argomento che chiama in causa molte discipline diverse e che consente riflessioni di ampio respiro, confronti e dibattiti che hanno a che fare con aspetti della nostra personalità, di quella delle persone che ci circondano e della società più in generale, oggi più che mai.

 Per iniziare a parlare di narcisismo, è importante conoscerne la derivazione mitologica, poiché i miti come quello di Narciso sono parte integrante del nostro universo simbolico, del nostro bagaglio culturale e identitario. I miti derivano da fantasmi fondamentali dell’essere umano, parlano a noi stessi, alle nostre fragilità, alle nostre paure, ai nostri desideri, ai nostri bisogni.

Andiamo indietro nel tempo e torniamo nella leggendaria Antica Grecia, il giorno in cui Cefiso, dio delle acque, rapì la ninfa Liriope e si unì a lei, dando vita a un figlio, Narciso.

Con gli anni, Liriope si accorse che Narciso stava diventando un ragazzo bellissimo e, piena di aspettative nei suoi confronti e preoccupata per il suo sfiorire, si recò dall’indovino Tiresia. Egli disse che Narciso sarebbe vissuto a lungo e la sua bellezza non sarebbe mai svanita, se il giovane non avesse conosciuto se stesso.

Narciso, con la sua bellezza, attirava giovani ragazzi e ragazze ma, superbo com’era, non permetteva a nessuno di loro di avvicinarsi. Un giorno, mentre cacciava, incontrò Eco, la ninfa “dotata di una voce che non sapeva tacere quando uno parlava, né per prima sapeva lei stessa prendere parola…rispondeva suono ai suoni”. La particolarità di Eco era infatti quella di riuscire a parlare soltanto ripetendo le ultime parole pronunciate da un’altra voce.

Vedendo Narciso se ne innamorò subito e lo seguì: avrebbe voluto parlargli, dirgli quanto era attratta da lui, ma la sua natura glielo impediva.

Quando Narciso si accorse di essere seguito, stanò la ninfa con l’inganno e subito dopo la respinse con forza e convinzione. Eco, distrutta dall’amore per lui e dal dolore di essere stata rifiutata, si nascose nel bosco, coprendosi di fogliame. La leggenda narra che il suo corpo sia stato consumato dall’amore e che, infine, siano rimasti solo le sue ossa e la sua voce.

Narciso proseguì il suo cammino indisturbato, fino a giungere stanco ad una fonte cristallina. Chinandosi per bere, provò una inarrestabile attrazione per  la figura riflessa: si innamorò di quell’ombra, scambiandola per un vero corpo, non riuscì a distogliere lo sguardo.

Narciso ancora non capiva, ma in quel momento stava desiderando fortemente se stesso: elogiava ed era contemporaneamente elogiato, desiderava ed era nello stesso tempo desiderato.

“O ingenuo, perché ti affanni nel vano tentativo di afferrare unimmagine fugace? Quel che brami non è in nessun luogo; quel che ami, basta che ti volti, e più non ci sarà! Quella che vedi è lombra della tua immagine riflessa: essa non ha nulla di suo; con te è venuta e rimane, e con te se ne andrà, casomai tu potessi andar via di qui!”

Narciso venne consumato nel corpo e nell’anima da questo amore impossibile, sentì per la prima volta che la sua bellezza e la sua grande superbia stavano giocando a suo sfavore: la sua onnipotenza lo stava rendendo paradossalmente del tutto impotente.

Le ultime parole che lui pronunciò, tornando a guardare sul pelo dellonda, furono: «O fanciullo amato invano!», e puntuale lei ne riecheggiò le parole, e quando disse: «addio!», lo disse anche Eco, disse più o meno così: «… IO!».

Dopo la morte di Narciso, coloro che andarono alla ricerca del suo corpo non trovarono nient’altro che un fiore: era giallo nel mezzo e con i petali bianchi intorno.

Il termine Narciso deriva dalla parola greca “narké”, che significa “sopore” e non è certo un caso, poiché proprio questo senso di perenne stordimento e torpore caratterizza coloro che trascorrono la propria esistenza inseguendo un ideale di sé, perdendosi nelle nebbiose fantasie di onnipotenza e grandiosità.

Narciso si chiude nella autoreferenzialità, si sente onnipotente, meraviglioso e invincibile: non riesce a pensare e ad agire in un’ottica di progettualità, esclude totalmente l’altro dalla propria sfera relazionale, all’interno della quale riesce a includere solo se stesso. È una persona sola, Narciso, sola come mai nessuno è stato.

Narciso è quindi l’identità assoluta, colui che ama solo se stesso per paura di tradirsi, di mettere in discussione il proprio Io, il proprio modo di essere: quando si sta in relazione con l’altro si corre il rischio di sentirsi fragili e vulnerabili, di essere traditi, delusi. Tutto ciò non fa al caso suo.

E poi nel mito si affaccia anche Eco. Se avesse potuto parlare, avrebbe utilizzato le parole di Carmen Consoli:

“Conquistami inventami, dammi un’altra identità.

Stordiscimi disarmami e infine colpisci”

Eco è proprio così: rappresenta l’assoluta alterità, colei che esiste solo in funzione dell’altro, che non ha una voce propria ma che vive per essere cassa di risonanza.

Se il suo sentimento rimane non corrisposto, l’unica via percorribile per colui che non riconosce a se stesso alcuna identità, è quella di svilirsi, di lasciarsi morire. Vivendo nei dintorni di un Narciso, una Eco imparerà che il suo lavoro principale è quello di soddisfare i bisogni dell’altro, rispecchiare i suoi desideri, senza andare alla ricerca di propri valori, proprie idee.

Oggi, molti degli aspetti della personalità narcisistica incontrano in modo inesorabile la modernità: i mass media incoraggiano il primato dell’immagine e dell’apparenza, della forma sulla sostanza. I Social Network e la vita virtuale rischiano di chiuderci in una bolla di individualismo, annientando le relazioni sociali per dare spazio esclusivo a quelle virtuali; al mattino milioni di persone passano giri d’orologio a cercare l’inquadratura perfetta per il selfie d’inizio giornata, perdendo di vista gli impegni, la routine, a volte le persone che hanno intorno.

Narciso è su Facebook: la sua bacheca è la vetrina in cui mette in mostra la sua vita, o almeno l’immagine che vuol dare agli altri di essa. Sì, perché Narciso sarà anche incapace di instaurare relazioni, ma pretende che gli altri provino la stessa ammirazione che ha lui per se stesso ed è alla costante ricerca di conferme del suo valore, rimanendo sorpreso e arrabbiato quando passa inosservato. Ecco che esce fuori anche un aspetto di fragilità, precarietà e insicurezza, che caratterizza tutti i Narcisi moderni, troppo intenti a difendere con le unghie e con i denti le proprie posizioni per ascoltare quelle dell’altro.

Sicuramente il potere dell’immagine favorisce lo sviluppo di tratti narcisistici: apparire è importante e internet ci porta sempre di più verso relazioni superficiali, che salvano i Narciso dal mettersi in gioco in esperienze più profonde, quelle necessarie, che non corrispondono certo neanche all’idea di Eco.

Le relazioni necessarie sono quelle che ci permettono di dare respiro al nostro essere relazionale, ci mettono in ascolto dell’altro, dei suoi bisogni, delle sue idee, dei suoi sogni e, proprio attraverso questo, nutrono la nostra identità. Simmel affermava appunto che il carattere fondante dell’Io è dato dal suo trascendersi continuamente, in un movimento incessante di conoscenza di Sé e dell’Altro.

Tante domande rimangono senza risposta, al termine di questo excursus che ci ha portati dall’antica Grecia fino al giorno d’oggi: Chi è Narciso nel 2018? Il Narcisismo è sempre patologico? In che modo la società liquida e la precarietà influenzano questi aspetti? Quali sono le caratteristiche della famiglia narcisista? C’è un po’ di Narciso in ognuno?

Agli autori di questo ricco numero l’arduo compito di osservare e mettere in luce tutte le sfumature e le complessità di questa interessante tematica.

 

 

 

 

Riferimenti bibliografici

Chiozzi, P (2008). Antropologia della libertà, Bonanno Editore

Ovidio, Metamorfosi, 3: 339-510

 

 

 

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