EXAGERE RIVISTA - Gennaio-Febbraio 2025, n. 1-2 anno X - ISSN 2531-7334

Più del sole e più del mare. Riflessioni sull’Alzheimer

di Claudio Fratesi

Mia madre è malata di Alzheimer dal primo anno Era covid. 

Per Lei ,già all’epoca vedova per la seconda volta, il lockdown fu devastante, le tolse l’unico svago che la teneva occupata con passione: il ballo al circolo degli anziani la domenica pomeriggio.

Rinchiusa in casa iniziò a decadere socialmente e poi intellettualmente.

Attualmente ha perso gran parte delle sue capacità cognitive, vederla  fa tanta tenerezza così silenziosa, rimpicciolita con i suoi grandi occhi azzurri che diventano sempre più grandi con il passare del tempo.

A volte passa mezza giornata a rovistare senza un criterio, con le mani dentro una vecchia scatola di scarpe ,dove la badante ufficiale ha messo vecchi orecchini di nessun valore, ciondoli e piccole medaglie di metallo scurito.

E lei, mia madre, a rovistare dentro senza una logica, inconsapevole del tempo che passa, il grande orologio appeso al muro la incuriosisce ma non sa più che oggetto sia e a cosa serva.

Mia madre è stata una bravissima sarta, ha in casa, venivano le clienti a commissionarle lavori , sono cresciuto con le raccomandazioni di comportarmi educatamente almeno quando c’erano le clienti in casa.

Cuciva in una stanza adibita a questo, era piena di oggetti del mestiere, a me piaceva più di tutti , ed era oggetto dei miei giochi da monello delle scuole elementari, il manichino da sarta che in pratica era un busto di plastica a grandezza naturale tipo donna, senza testa e senza gambe.

Mia madre sapeva cucire ogni cosa, anche le rare pellicce che qualche cliente danaroso raramente portava per fare aggiustature varie.

Di queste sue qualità da brava sarta io ne ho goduto fino alla tarda adolescenza, era sufficiente che gli mostrassi un capo di abbigliamento qualsiasi, poteva essere una  camicia o un paio di  pantaloni e perfino  cappotti.

Mi prendeva le misure, con la treccia di filo bianco  per imbastire arrotolata sul collo e con la bocca piena di spilli che usava per segnare precisamente dove la stoffa sarebbe stata tagliata.

I modelli che desideravo avere li trovavo consultando due cataloghi che a casa nostra non mancavano mai : Vestro e PostalMarket, due cataloghi che venivano da lontano, da Milano, erano gli antesignani delle moderne vendite online,  si sceglieva cosa acquistare e poi si compilava la scheda di acquisto che successivamente veniva spedita 

Trascorreva circa un mese dalla spedizione della busta all’arrivo della merce che era annunciata da una scheda gialla consegnata dal postino.

Mia madre cucina per ore e ore, a volte anche di notte quando aveva dei lavori urgenti da consegnare, io ero il suo fattorino, portavo ai clienti i capi cuciti, ben impacchettati , spiccava il biglietto ,appuntato con uno spillo, nel quale mia madre scriveva, con una grafia arrotondata e molto infantile, il costo totale che il cliente avrebbe dovuto pagare a me, alla consegna.

Il costo finale era in pratica la somma di vari elementi ben specifica ti : Bottoni + Filo + Stoffa + Fattura = costo totale, tutto incolonnato per bene come la ricevuta di un ristorante.

Quando la guardo oggi rovistare tra le cianfrusaglie mi chiedo dove sia finita quella donna che mi ha cresciuto e che ha tanto lavorato, le ho comprato al mercato un metro da sarta , quelli di plastica gialla morbida, quelli che si possono arrotolare e mi ricordo bene quante volte li ho arrotolate be stretti  quando ero bambino.

L’ho comprato per portarglielo nella speranza di  vedere chissà quale effetto avrebbe prodotto in lei la visione di un oggetto che l’ha accompagnata per tutta la vita.

“Ti ricordi mamma?” Le ho detto mentre le mettevo in mano l’oggetto e lei immediatamente “ L’ho usato tanto….era buono il ciò ciò ti ricordi?”

Ho sentito un brivido, non  ricordavo da tanto tempo cosa fosse il ciò ciò  e sentirglielo nominare mi ha fatto piombare ai tempi di quando ero bambino, il ciò ciò era una piccolissima ciambellina di impasto composto da farina, acqua e uovo , l’impasto delle tagliatelle che mia madre faceva a mano, cotta al forno, un piccolo pezzetto di pane all’uovo che mangiavo velocemente circa 55 anni fa.

Questo è il cervello umano : 1300 grammi circa, 10 miliardi di neuroni, ciascun neurone è in grado di attivare dieci mila sinapsi e se volessimo attivare tutte le sinapsi possibili suddivise in secondi occorrerebbero 32 milioni di anni. Ogni millimetro cubo di neuroni è in grado di attivare 600 milioni di connessioni.

Una massa di neuroni che lavorano sinergicamente ,suddivisi in aree ma tutti uniti e ben organizzati.

La vista del metro  aveva attivato nel cervello di mia madre qualche circuito rimasto parzialmente integro e ne aveva attivati altri collegati nello stesso tempo e nello stesso spazio immagazzinato.

Il cervello  funziona a piccoli blocchi di neuroni dal volume di un millimetro cubo, all’interno di questi cubi ci sono migliaia di neuroni, quando pensiamo,  parliamo o facciamo qualcosa inevitabilmente ricordiamo andando ad attingere informazioni dentro blocchetti di neuroni e la cosa straordinaria è che costruiremo ricordi a seconda della direzione delle sinapsi che attiveremo.

All’interno di ogni singolo cubetto di neuroni sono immagazzinate un’infinità di informazioni e la direzione della ‘corrente’ che attraversa il cubo, che è la catena delle  sinapsi tra un neurone e l’altro determinerà quali ricordi riaffioreranno alla coscienza e quali no, la vicinanza con gli altri neuroni ci farà ricordare qualcosa che è vicino e connesso come mia madre ha fatto con il ricordo del ciò ciò.

Evidentemente il metro da sarta, ha attivato in mia madre una sequenza di sinapsi all’interno di uno stesso piccolo cubo che contiene trasversalmente anche il ricordo temporale del suo ciò ciò.

Un ricordo semplice, una elaborazione intellettiva integra che ancora mia madre sporadicamente è in grado di fare, l’Alzheimer distrugge questi minuscoli cubetti ,li frammenta e poi soffoca i neroni con  una proteina TAU che si accumula e crea buchi nel cervello.

Forse fra qualche anno sarà sufficiente assumere un farmaco come una piccola compresa per evitare che questa proteina maledetta si accumuli e scateni la sua nefasta azione.

Faccio fatica a concepire come possa sentirsi mia madre, ne ho parlato anche con la neurologa che l’ha in cura, lei è specializzata in decadimenti  cognitivi, ma è difficile avere una risposta perché l’Alzheimer colpisce qua e là,  crea buchi e non è possibile determinarne in anticipo quale zona colpirà e quindi quali limitazioni causerà.

Ho pensato a un pianoforte nel quale si ammutoliscono gradualmente i tasti, a caso, fino a non suonare più.

Tutti noi abbiamo il film della nostra vita, fotogramma dopo fotogramma sappiamo la nostra storia e siamo in grado di affermare di essere chi siamo, l’Alzheimer prima inizia a cancellare alcuni fotogrammi, poi cancella catene sempre più lunghe di fotogrammi e da ultimo distrugge la concezione stessa del fotogramma, i nessi logici la struttura completa di un frame.

Penso anche alla neurologa, ai suoi tanti anni di studio per conseguire la laurea e poi la specializzazione, come può sentirsi lei , medico senza avere strumenti curativi, ridotta alla mera misurazione del decadimento cognitivo dei suoi pazienti che non può curare, un ossimoro.

Ma ritorna la domanda più grande dove sia finita mia madre,  l’Alzheimer cancella il passato, ignora il presente e toglie l’energia del futuro, l’energia che sentiamo solo all’ idea di un progetto da realizzare. 

Qualche giorno fa mi ha guardato dritto negli occhi e mi ha detto “ È tanto tempo che non vedo tua madre” Ed io con calma e tenerezza le ho spiegato che  lei è mia madre e poi ho pensato alla terribile verità che era contenuta in quella frase, vera nella sua inesorabile crudezza, è tanto tempo che mia madre non vede se stessa, non ritrova la persona che è stata.

Fisicamente rassomiglia a mia madre, ma mentalmente appare solo a sprazzi,  piccole comparse di coscienza in mezzo al vuoto dilagante.

Non comprende ma sente, la parte emotiva funziona ma è sganciata dalla parte cognitiva, non capisce il perché di un’emozione ma la prova e la vive a suo modo, il declino avanza senza sconti, ma qualcosa di lei resta ed è la parte emotiva.

Resta la persona buona che è stata,  la persona ricca di sentimenti espressi, me la ricordo appassionata di film d’amore, raccontava la trama , quasi ci credeva.

Sono convinto che il lavoro che faccio, lo psicoterapeuta ,ha sicuramente a che fare con la sua educazione emotiva e ne ho avuto ulteriore conferma pochi giorni fa, quel giorno mi sembrava leggermente più lucida e lle ho chiesto guardando la dritta negli occhi “Mamma quanto è importante l’amore nella vita?”

E  lei con gli occhi stralunati e con un accenno di sorriso mi ha risposto “Più del Sole e più del mare”.

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