di Lorenzo Giordani
Per i lettori italiani che credevano di aver ormai letto tutto di Arthur Conan Doyle, è uscito un interessante volume intitolato Parola mia. Interviste e altri inediti, Firenze, Lorenzo de’ Medici Press, 2023, che per la prima volta raccoglie, in traduzione italiana, un’antologia delle interviste che lo scrittore scozzese rilasciò nel corso della sua vita su riviste e giornali. Attraverso i numerosi documenti, qui pubblicati in ordine cronologico, è possibile approfondire e ricostruire gli aspetti fondamentali della vita e dell’opera di Conan Doyle malgrado la sua ritrosia a parlare di sé.
In primo luogo dalle interviste emergono alcune delle esperienze che lo hanno segnato come uomo e come scrittore, prima fra tutte, quella sulla baleniera: «Quando avevo quasi ventun anni, un amico, che era stato medico su una baleniera nei mari artici, mi disse che quell’estate non poteva partire e mi offrì il posto. Rimasi per sette mesi nell’oceano della Groenlandia. Sono diventato maggiorenne a 80° di latitudine nord. Fu un periodo delizioso della vita […] Uno dei complimenti più veri che mi siano mai stati fatti in vita mia è stato quando il capitano si è offerto, se fossi rimasto per un altro anno, di farmi diventare ramponiere oltre che medico» (p. 55).
Emergono, inoltre, le origini del suo amore per la scrittura dovuto da un lato alle precoci letture di Stevenson e Dickens, e dall’altro alla capacità affabulatoria della madre che possedeva “il fascino e il romanticismo molto marcato dei Celti”. Allo stesso modo si evince anche la sua passione per lo sport: dal golf al cricket, dal calcio al pugilato che confermano l’energia e la volontà d’azione che lo scrittore metteva in ogni cosa che faceva.
Si riescono così a ricostruire le molteplici sfaccettature di un uomo avido di letture e di esperienze di vita che ha saputo tradurre nelle sue opere spaziando nei vari generi: dal romanzo poliziesco e fantastico, a quello avventuroso, dai trattati sullo spiritismo sino al romanzo storico a cui affidava gli onori futuri e la gloria eterna. Lo scrittore considerava infatti la scrittura dei romanzi storici appassionante e gratificante per quanto faticosa, e non a caso indicava La Compagnia Bianca come «la cosa migliore che abbia mai fatto» (p. 9) cercando di mettere in secondo piano la produzione poliziesca che lo ha reso celebre nel mondo attraverso il personaggio di Sherlock Holmes.
I riferimenti al personaggio sono infatti inevitabilmente dominanti. Dalle affermazioni dello scrittore si viene a conoscenza per esempio che il carattere deduttivo di Holmes è frutto in parte del «ricordo di un professore di medicina all’Università di Edimburgo: si sedeva nella sala d’attesa dei pazienti con una faccia da pellerossa e faceva diagnosi alle persone che arrivavano, prima ancora che aprissero bocca. Elencava loro i sintomi, forniva dettagli sulla loro vita e non sbagliava quasi mai» (p. 8) e in parte dalle caratteristiche del detective di Edgar Allan Poe, Auguste Dupin. Ma Doyle ci tiene a precisare che la prima storia con Holmes protagonista, Uno studio in rosso del 1887, non ebbe successo, e solo più tardi godrà di larghissimo seguito e attenzioni. Anzi Sherlock Holmes divenne un personaggio così famoso e diffuso da offuscare lo scrittore e creare una curiosa sovrapposizione o sostituzione con lo stesso, tanto che «A volte mi è capitato di venire confuso con il mio personaggio al punto che mi è stato chiesto di accettare un incarico professionale in tal senso» (p. 122) o di ricevere lettere indirizzate a Holmes con casi, rompicapi o indovinelli da risolvere se non addirittura richieste di un suo autografo. Proprio questo eccesso di notorietà e il rischio di doversi ripetere all’infinito solo per il piacere di appagare le aspettative del pubblico convinsero Doyle a far morire la sua creatura letteraria: «Quando pensavo ai dettagli della storia finale mi trovavo in Svizzera per tenere una conferenza. Stavo facendo un’escursione quando arrivai a una cascata. Pensai che, se un uomo voleva fare una morte sensazionale, quello era un luogo romantico perfetto. Diedi così il via alla sequenza di idee con cui Holmes aveva raggiunto quel luogo e vi aveva trovato la morte» (p. 31).
Nelle interviste ci sono infine valutazioni politiche e sociali per esempio sul ruolo degli Stati Uniti, a cui l’autore fece visita per diversi mesi nel 1894: «loro sono la Potenza che verrà. Il centro di gravità dell’intera razza si è spostato a ovest» (pp. 12-13) o sul noto caso Oscar Slater condannato a morte nel 1909 per aver ucciso la signora Marion Gilchrist per cui Doyle scrisse un pamphlet, qui nel volume riprodotto integralmente per la prima volta, per dimostrare che la sentenza era sbagliata e che le prove andavano riesaminate.
L’ultimo aspetto che emerge è l’interesse sempre crescente per lo spiritismo legato alle comunicazioni tra i vivi e i morti attraverso fenomeni come la chiaroveggenza, le percezioni extrasensoriali, la scrittura automatica, le sedute spiritiche, etc., che rappresenta per lo scrittore una possibilità di ricostruire e rigenerare la religione, ormai in decadenza, e di poter credere alla vita dopo la morte. In questo senso è significativa questa sarcastica ed emblematica affermazione: «Per quanto riguarda l’obiezione che è blasfemo e che si tratta di demoni posso solo dire che se Satana si è messo al lavoro per convertire agnostici e materialisti alla realtà di una vita dopo la morte e alla necessità di prepararvisi, allora sta diventando un personaggio alquanto ravveduto» (p. 133).
Il volume è inoltre corredato da riproduzioni fotografiche e da altri documenti che arricchiscono e completano la parte scritta, oltre che da note esplicative su alcuni personaggi citati e poco conosciuti. Molto interessante infine la possibilità di vedere il filmato originale dell’intervista a Conan Doyle realizzata nel suo giardino di casa a Windlesham, Crowborough, Sussex nel 1928 inquadrando il QR Code riprodotto al termine del testo Intervista filmata (p. 142).
Dai testi proposti in questo volume abbiamo modo dunque di riscoprire un autore poliedrico che è stato forse ingiustamente legato ad un solo personaggio, ma che attraverso una produzione vasta ed eterogenea, per interessi e passioni, ha saputo attingere dalle sue esperienze e dalle sue conoscenze personali nella convinzione che solo «Da una conoscenza più approfondita della vita si ricava una maggiore capacità di descriverla» (p. 17).
Arthur Conan Doyle
Parola mia
Interviste e altri inediti.
Lorenzo de’ Medici Press, 2023