.
di Federica Biolzi
Irène Théry, importante sociologa francese , è direttrice all’EHESS (École des hautes études en sciences sociales) e si occupa prevalentemente di tematiche relative alla famiglia e al genere. Il suo libro Moi aussi (éditions du Seuil, 2022), ripercorre, in prima persona, la sua partecipazione al movimento #MeeToo. In sei lezioni, Théry, ci propone un’analisi di quella serie di atteggiamenti e atti che un tempo venivano definiti “ seduzione” e che solo ora si ha il coraggio di chiamare: “molestie”
Una sera del 2019, Théry viene invitata ad un trasmissione televisiva. La conduttrice, avendo osservato i post a sostegno del #MeeToo nella pagina Facebook dell’invitata, le pone una domanda inattesa.
“Cosa vi è accaduto quando avevate 8 anni, Irène Théry?
Dopo un iniziale stupore, la sociologa inizia il suo racconto, quello delle molestie subite durante una gita in bicicletta da parte di un motociclista di passaggio.
“Le vittime possono sentisi meglio, forse , dopo aver parlato. Ma il racconto stesso è un esercizio faticoso- scrive l’autrice – e, a dire il vero, impossibile, anche se , come nel mio caso, si è molto lontani da aver vissuto il peggio, rispetto ad altri casi”.
Ma cosa resta del terrore provato? Si domanda l’autrice. Nulla ,perché tutto si risolve in un breve racconto dei fatti. Per anni, la paura di rientrare da sola in bicicletta, l’ha accompagnata e limitata negli spostamenti.
Il meccanismo di riduzione ai fatti dell’accaduto, di oggettivazione, in lei ha. comunque, sempre teso a prevalere: lo status di docente di sociologia non sempre pareva compatibile con il racconto in prima persona di vicende intime.
Contrariamente a quello che lascia intendere l’espressione “liberazione della parola”, – ci dice Théry -, raccontare è in primo luogo una dura prova per la vittima di violenza sessuale. Comunque si faccia, si è presi nella tenaglia tra il rischio di dire poco e il dovere di dire tutto.
Dal 2017, data di nascita del movimento, denuncia dopo denuncia, sono nate delle catene di solidarietà, il cui obiettivo non è stato solo quello di liberarsi singolarmente, ma di rendere di dominio pubblico tutti i racconti di violenza. Si è trattato di un importante passaggio dal me all’anche a me.
Ma non basta, e decisivo per la vittima avere il coraggio di parlare, ammesso che qualcuno l’ascolti, e ribellarsi ad una possibile controffensiva ancora più distruttrice nei suoi confronti.
Nel mio caso – continua Théry – non rischio niente, mi è andata bene. La vera e grande novità del movimento #MeToo é che questo ha scosso la società, l’ha divisa, l’ha trasformata, l’ha trascinata con sé.
Nel gennaio 2020, è apparso il libro di Vanessa Springora, dal titolo Le Consentement. Volume che ha fatto esplodere il cosiddetto “affare Matzneff”, in questo caso si trattava di una relazione pedofila tra un adulto di 50 anni e una ragazzina di 14. La denuncia tardiva di questi episodi ripetuti nel tempo, ha rese pubbliche relazioni perverse che vengono tollerate proprio in una società che tutti crediamo evoluta e democratica.
Un tempo ciò che regolava il rapporto tra uomo e donna era il matrimonio, in quest’atto veniva sostanzialmente definito ciò che era lecito e ciò che non lo era dentro e fuori la coppia.
Oggi, però tutto si gioca intorno al consenso.
Ma come definire il consenso quando si tratta di un atto intimo e qual è il limite che il diritto deve avere nel regolare anche questo momento della vita privata?
A partire dallo scandalo nato in America intorno al produttore Weinstein, le cose sono molto cambiate, fortunatamente. Dopo un primo momento d’incredulità e di stupore, la denuncia delle violenze e delle molestie si è imposta alle cronache e sta diventando un atto culturalmente accettato in tutta la sua gravità.
A questo proposito, partendo dalla definizione delle relazioni sociale data dall’antropologo Marcel Mauss, l’autrice ci ricorda che nei grandi cambiamenti non mutano solo i comportamenti, ma anche le attese nei confronti dell’avvento di nuove regole del gioco. Mauss sosteneva che le istituzioni vivono e mutano senza sosta. Ed è appunto quello che sta accadendo oggi. E non è possibile isolare in questo cambiamento singoli oggetti, per questo , oggi, ciò che è permesso e ciò che è proibito nella sessualità formano un tutto e in seno a questo tutto, il permesso e il proibito, sono definibili per opposizione : essi mutano insieme.
Non è possibile isolare la sessualità come se si trattasse di una serie di disposizioni soggettive, innate e acquisite, dall’individuo. Questa concezione occidentale ha, evidentemente, radici antiche.
Oggi, occorre ragionare su di una nuova civiltà sessuale che segni il passaggio dall’ordine sessuale matrimoniale a quello basato sul consenso. Con tutte le implicazioni che questo comporta, in termini di messa in discussione di ciò che fino ad oggi, abbiamo posto, spesso in buona fede alla base della relazioni familiari, giuridiche, affettive.
Irène Théry
Moi Aussi
La nouvelle civilité sexuelle
Éd. Seuil, 2022