intervista di Gianfranco Brevetto
Fatou Diome è una donna che non passa inosservata. A me è capitato di notarla in alcune trasmissioni alla tv francese. Il suo spirito critico, la chiarezza dei concetti espressi, sempre in modo diretto, non lasciano spazio a polemiche. Anzi, portano a riflettere l’interlocutore. Come ad una profonda riflessione conduce anche il suo ultimo libro Marianne porte plainte (Flammarion 2017). In una Francia che, come altre nazioni europee, rinnega le sue stesse radici, è proprio il simbolo repubblicano, la Marianna, a denunciare. A portare, dinnanzi ad un ipotetico tribunale, politici e quanti altri vogliono voltare la faccia a quei principi che hanno fatto la storia della civiltà europea. Mi ha risposto, telefonicamente, dalla sua casa di Strasburgo.
Madame Diome, lei è una cittadina francese di origine senegalese: si sente un’immigrata?
Io sono sposata con un cittadino francese e sono divenuta, a mia volta francese. Avrei potuto andare con lui ovunque, in Guinea, in Gambia, in America. Questa non si chiama emigrazione.
Sì è evidente, e allora chi sono gli immigrati?
In Francia ci sono diverse persone immigrate e questo per ragioni molto differenti. Per esempio ci sono le rappresentanze diplomatiche e queste sono persone che vengono qui , come in Italia, per lavorare per il proprio paese. Per quanto riguarda i veri immigrati, cioè quelli che vengono a cercare lavoro, si tratta di persone che si muovono perche sono vittime di un’economia che crea squilibri. Ma queste situazioni sono sempre esistite. Ci sono stati e ci sono tanti italiani che vanno dappertutto in Europa e nel mondo, che sono, a tutti gli effetti, immigrati.
Squilibri economici che creano anche squilibri sotto il profilo dei diritti…
Sì, a cominciare dal valore del passaporto. Se siete un europeo domani mattina voi potete andare comodamente a Dakar.
Certo posso partire senza alcun problema…
Ma se siete del Mali, del Burkina Faso, non è per nulla facile venire in Europa. Dunque esiste un valore diverso dei passaporti , i passaporti dei paesi potenti, quelli dei paesi ricchi, aprono più facilmente le porte degli altri paesi. Io trovo che questo non sia un ragionamento corretto se si parla dei diritti dell’uomo. Uno dei principi della diplomazia internazionale è la reciprocità, dunque devono esserci delle relazioni reciproche . Invece, un europeo può andare dovunque e gli altri non possono venire liberamente in Europa.
Attualmente, in Italia ci sono molti africani, e non solo, che arrivano passando il Mediterraneo per ottenere un status di rifugiato. Come si spiega questo fenomeno?
I rifugiati non sono degli immigrati normali, sono qualcosa di speciale. Fuggire dalla guerra non è la stessa cosa di chi fa le valige liberamente e vien qui per guadagnarsi da vivere.
Infatti ci sono i rifugiati e gli immigrati economici
Dal punto di vista umanitario i rifugiati meritano di essere aiutati e anche gli immigrati meritano di essere aiutati. Credo che su questo siamo tutti d’accordo. Credo che chi non riesce a vivere a casa sua, chieda aiuto, vuole avere una speranza, un sogno e debba essere aiutato. Sul piano legale, i rifugiati sono protetti dalla convenzione di Ginevra, fuggono a causa di una guerra non per scelta loro. Non è una persona libera di restare o andar via, è una persona che fugge per sopravvivere, per salvare la propria famiglia. Ripeto, fuggire dal rischio della morte non è la stessa cosa che partire per migliorare le proprie condizioni economiche. Non è lo stesso problema.
in Europa ci sono diverse politiche di accoglienza. Per esempio, i paesi dell’Est si differenziano per la loro chiusura. Politiche che, spesso, si diversificano molto per questioni interne più che verso gli immigrati. E questo sta avvenendo anche in Italia, in Francia, in Austria. Il rischio è che, alla fine, i flussi degli immigrati consolidino proprio le destre europee.
Ho girato molto l’Europa per le mie conferenze e mi sono resa conto che la destra si sta consolidando. Molti partiti utilizzano la paura nei confronti degli stranieri, degli immigrati, per far passare delle politiche più radicali e per ottenere consensi. Io penso che i partiti tradizionali europei devono battersi per conservare certi valori europei : l’immigrazione non può essere solamente una storia di paure delle differenze tra gli esseri umano o di paura dello straniero. L’immigrazione è un fenomeno mondiale , non riguarda solo l’Europa. L’emigrazione è dovunque, anche in Senegal. Ci sono tante persone che vengono in Senegal dai paesi vicini, Ci sono molti più rifugiati in Africa che in Europa, ma queste cose la gente le conosce poco. In Senegal ci sono, ad esempio, dei rifugiati dal Gambia. Anche i profughi siriani, non sono solo in Europa , ce ne sono tanti in Africa.
Se ne parla poco…
In Africa abbiamo una tradizione di accoglienza. Gli ivoriani, per esempio, vengono in Senegal, ma i senegalesi si vergognano di lamentarsi per questo: la tradizione è quella dell’accoglienza, bisogna organizzarsi per accogliere e far si che si trovino bene. Se non accade lo consideriamo una vergogna. Questo è un problema culturale.
Un problema culturale, m anche economico..
Occorre metterselo bene in testa che le persone oggi seguono i movimenti di capitali, la gente si muove dove c’è più ricchezza. L’economia mondiale è centripeta, è come una macchina che gira verso il centro. Le persone che sono a lato sono attirate verso il centro dove c’è la potenza finanziaria, anche gli stessi capitali vengono attirati verso il centro e verso il nord. Questo accade perché vi è uno sviluppo disuguale, se l’Africa fosse sviluppata questo accadrebbe molto meno. E mi auguro , in un ipotetico futuro, che saranno proprio gli europei a migrare in Africa …
Con tutte le risorse che possiede ed il mercato che rappresenta oggi l’Africa…potrà anche accadere, ha ragione…
Certo ma, a parte le battute, il vero problema è che se in Europa sei nero o arabo sei considerato sempre un immigrato. Se, invece, un bianco viene a lavorare, o porta un’impresa in Africa, questi è da considerarsi un semplice espatriato. Sapete che oggi ci sono tante persone che dal Portogallo vanno a lavorare in Angola. Sono migliaia e il flusso è continuo, ma di questo non si parla. Per gli europei è normale lavorare all’estero, ma non considerano normale l’inverso. Se un africano viene qui a lavorare in un ristorante è considerato come qualcuno che ci sta invadendo e che ci ruba il lavoro. Eppure, i migliori amici dei ricchi africani sono proprio i potenti ed i politici europei. Dobbiamo cambiare il nostro modo di vedere questi flussi di persone, ma è un sogno …
La capisco, è un problema, culturale ed economico duro a morire. Ad, esempio, io mi sono sempre considerato europeo, malgrado me, e voi siete africana, malgrado voi. In fondo, siamo sempre qualcuno malgrado qualcosa..
Si è solo il caso, io trovo che per me essere africana non sia un inconveniente. Io ho avuto una fortuna, quella dell’educazione. Da quando sono arrivata qua sapevo di dovermi battere e che tutto sarebbe stato più difficile. Credo che bisogni fare uno sforzo per integrarsi. Io ho sempre lavorato come un mulo, basandomi solo sulle mie capacità. Sapevo che questo era un mondo che non era fatto per me. Intendiamoci, la mobilità non è fatta solo di bagagli e passaporti, ma è anche una mobilità intellettuale, di cervelli.
Mentre adesso la mobilità è solo dei capitali
Io conoscevo e ho conosciuto la Francia per la sua letteratura , per i suoi filosofi, per i suoi poeti, ero già capace di condividere questa cultura prima di arrivare. Quando si arriva in un paese e già si conosce almeno la lingua, si è già risolto il 20% dei problemi, perché si riesce a comunicare. Ma occorre che gli europei capiscano le persone che arrivano con una loro educazione, una loro cultura. Perché un ignorante europeo dovrebbe essere migliore di un ignorante africano? Ed è proprio dell’ignoranza che si nutre la xenofobia, molti non conoscono la politica internazionale, la situazione politica economica e amministrativa dei paesi africani. Perché paesi africani, indipendenti e ricchi sono ancora sotto la tutela dell’Europa? Perché? Delle due l’una, o si accetta che questi paesi si sviluppino pagando loro le materie prime a prezzi normali, e si da loro autonomia, oppure perché ci si meraviglia che gli africani chiedano di venire a guadagnarsi da vivere qui? Io discuto tranquillamente con lei, discuto come con un fratello europeo che vive i miei stessi problemi.
La lì ringrazio, per me è un onore. Veniamo ora al suo ultimo libro. Perché è necessario che la Marianne denunci, faccia causa ai francesi,e agli europei, di oggi?
La Marianne vuole far causa perché non è d’accordo su quello che si dice sulla sua Repubblica e sui suoi valori. Perché è portatrice di una cultura universale da secoli, perché la sua cultura è un capitale che appartiene a tutti, si parlava francese in tutte le corti europee. Può una cultura con questi valori accontentarsi di un ripiegamento su se stessa? Cosa significa oggi chiedersi cosa sia l’identità nazionale come fanno i francesi e tanti altri europei? Ha un senso?
Ci sono stati diversi tentativi ultimamente di definire questa identità..
Esattamente e nessuno ha saputo rispondere in modo soddisfacente. Molto semplicemente perché una cultura vive attraverso i secoli, una cultura non è qualcosa di monolitico, la Francia è quello che è oggi perche ha saputo mescolare tante cose. Nel sud della Francia ad esempio ci sono gli armeni, i turchi , gli esiliati del franchismo.
Comunque il libro termina in modo positivo: il ruolo molto importante dell’istruzione. Qual è questo ruolo?
L’istruzione, la cultura, hanno cambiato la mia vita. Io sono nata nel sud del Senegal, una piccola isola di pescatori, che anche un senegalese non sempre consce dove sia. Questa piccola bambina oggi è a Strasburgo a parlare con lei che è in Italia. I miei genitori non erano dei milionari, mio padre non era un ministro. Quindi se oggi io posso fare queste cose è solo grazie alla scuola, agli studi, perché la scuola ha ingrandito i miei orizzonti. I professori mi hanno insegnato dei valori, mi hanno consigliato dei libri da leggere, dei filosofi e degli umanisti da scoprire. Tutto questo costruisce una identità. Io non ho paura a dirlo e lo penso veramente, l’educazione è l’unico futuro.
Con il suo libro lei ha sollevato una contraddizione, tra le politiche e i valori.
Si, ma io credo che i partiti di destra facciano solo molto rumore, ma c’è ancora tanta gente che ragiona. Quando ho iniziato a scrivere questo libro c’è stato qualcuno che mi ha detto che avrei potuto avere dei problemi, ma io ho detto no, io conosco la Francia. Le persone che ci sono qui in questa città, in questo paese, con i loro valori, fanno si che io mi senta a casa mia. E io ho fiducia in loro
E fortunatamente ci sono delle persone come lei..
Io sono molto contenta di essere l’africana che sono, con le mie due culture. E sono molto contenta di essere l’europea che sono. Ed è un vera fortuna l’esserlo