EXAGERE RIVISTA - Luglio - Agosto - Settembre 2024, n. 7-8-9 anno IX - ISSN 2531-7334

The Whale, lo spazio periferico di una vita

di Magdalena Vecchi

“The Whale”(2022) è l’ultima creazione cinematografica del controverso regista e sceneggiatore Darren Aronofsky. Con uno stile meno disturbante e allucinatorio, proprio degli altri suoi lungometraggi, il regista narra l’ultima settimana di vita di Charlie. Professore di lingua inglese che per lavoro tiene corsi di scrittura creativa online, Charlie è gravemente obeso e vive isolato dal mondo. La trama è tratta da un’opera teatrale del 2021 scritta da Samuel D. Hunter. La vicenda si svolge quasi interamente nell’appartamento di Charlie dove, i vari personaggi che lo circondano, entrano progressivamente in scena. L’appartamento di Charlie, situato in una periferia della campagna del nord America, è un luogo inizialmente anonimo, poco luminoso, a tratti lugubre. Cosparso di ausili per premettergli i brevi spostamenti che la sua mole gli consente, lo spazio di vita di Charlie appare da subito come un luogo interiorizzato ossia come uno spazio mentale oltre che fisico. Esiste un’unica stanza luminosa e in perfetto ordine, che è chiusa a chiave. 

– Il centro e la periferia della vita di Charlie

Il centro tematico della sua storia è altrove, lontano nel tempo, ma risuona, riecheggia e dà significato alla zona marginale e più estrema della sua vita, quella che viene presentata e in cui lo conosciamo. In questa periferia – di spazio e di vita – Charlie vive aiutato dalla presenza di Liz, infermiera e sua cara amica che quotidianamente passa a prendersi cura di lui. La loro relazione è caratterizzata da momenti di leggerezza e grande simpatia, a momenti di forte tensione. Liz vorrebbe che Charlie ricorresse alle cure ospedaliere perché è a grave rischio di insufficienza cardiaca congestizia, ma lui si oppone. Dai loro sguardi e da brevi dialoghi, si intuisce che Liz è nella difficile posizione di chi vorrebbe fermare ciò che è già stato deciso. L’enorme obesità di Charlie è il suo progetto di morte. Il protagonista è schiacciato da un enorme dolore psicologico legato a molteplici sensi di colpa. Ellie, figlia di Charlie, adolescente arrabbiata che compare e scompare sempre sbattendo la porta d’ingresso, ci porta al centro della storia. Scopriamo che Charlie era sposato ma che anni prima si era separato, lasciando la moglie e la figlia, all’epoca una bambina di otto anni. Le scelte di Charlie sono determinate da una relazione d’amore con un suo studente, Alan, relazione omosessuale che lo travolge destrutturando la sua vita dalle fondamenta. Alan, figlio di un  famiglia credente, arriverà nel corso delle loro relazione a suicidarsi, non trovando pace tra i valori religiosi e il suo sentimento d’amore. L’ex moglie proibisce a Charlie di vedere la figlia, che lui, a distanza di anni, ricontatta con la speranza di ricreare un possibile dialogo.

– Il protagonista

“non hai mai la sensazione 

che le persone non siano capaci di non amare ?”

Charlie

Il protagonista di questa storia è contraddistinto da molteplici dicotomie. L’attore, Brendan Fraser, che interpreta magistralmente il ruolo, dona una mimica facciale variegata e sguardi intensi. Charlie ha un profondo rispetto per le parole scritte dai suoi allievi, per i libri e per la poesia. Si presenta sempre gentile, anche davanti alla collera e alle provocazioni della figlia adolescente Ellie. Nella solitudine del suo appartamento buio, non manca di lasciare, sul davanzale della finestra, un piatto con delle briciole per un uccellino, altro personaggio che ogni tanto appare – testimone di un vitale mondo esterno e della tenerezza del protagonista. Quello stesso appartamento, inizialmente così inospitale, diventa progressivamente gradevole, più facciamo la conoscenza di Charlie. Tutto il rispetto che il protagonista dona all’esterno, non riesce a riversarlo su sé stesso. Charlie si nasconde da un mondo da cui non vuole essere guardato. Tiene la telecamera spenta durante le lezioni online. Nutre un profondo disprezzo per la propria persona, che culmina nella scena drammatica della sua abbuffata serale. La compulsione al cibo ci racconta la sua sofferenza, il suo lutto non elaborato, la profonda rabbia verso sé stesso, il suo desiderio di morte. Alla ricerca di una assoluzione, lui è il primo spietato giudice di sé stesso. 

La morte di Alan e il lento lasciarsi morire di Charlie portano lo spettatore e riflettere sul tema del suicidio. James Hillman (1926-2011) psicanalista, saggista e filosofo statunitense, nel suo meraviglioso saggio ‘Il suicidio e l’anima’, si pone nei confronti del suicidio con un atteggiamento non giudicante verso un fenomeno che lui ritiene essere una possibilità umana. Hillman sostiene che continuare a vivere sentendosi dei mostri, richieda molto coraggio . Secondo l’autore alla base del suicidio c’è una pulsione trasformativa, un tentativo di demolire il doloroso ordine precedente per passare violentemente da una dimensione all’altra, attraverso la morte. Seguendo il ragionamento dello psicanalista, il lasciarsi morire di Charlie pare essere un tentativo di trasformare il suo ‘centro’ non elaborato. Nella periferia della sua vita, l’unica stanza curata e luminosa è la stanza chiusa a chiave, la camera da letto che condivideva con Alan, nella quale fatica ad entrare, ancora sopraffatto dal dolore della perdita. Un mondo altro, testimone di un passato ancora vivo, talmente diverso dal resto dell’appartamento, da sembrarne scollegato. 

– La religione

Thomas è il personaggio che si imbatte per caso nell’abitazione di Charlie. Il ragazzo, bisognoso di fare una telefonata, si presenta come missionario della New Life Church, istituzione religiosa di matrice cattolica, che ha uno dei centri nella zona. Vedendo Charlie e rimanendo colpito dalla sua situazione, ritorna più volte durante la settimana per tentare di convertirlo alla sua religione. Le prediche di Thomas risultano troppo ultraterrene per abbracciare la complessità della situazione di Charlie, restituendogli soltanto ulteriore angoscia. La voce del ragazzo, fredda e inespressiva durante la recita delle argomentazioni religiose entra in contrasto con le espressioni del suo volto – calde, disgustate e nello stesso tempo curiose – quando Charlie gli racconta la passione fisica nata tra lui e Alan. In questa scena, dove i due personaggi faticano a trovare un punto di convergenza di pensiero, il regista esprime la sua critica all’istituzione religiosa, descritta come troppo lontana dall’uomo. Il punto di vista religioso non riesce ad essere la possibilità per Charlie di trovare una narrazione altra, diversa dal suo colpevolizzante e ossessivo dolore. 

– Moby dick

Il famoso romanzo di Melville viene più volte citato e numerosi sono i parallelismi tematici tra il film e il libro. È lo stesso Ishmael, voce narrante del romanzo, a sottolineare che Moby Dick non è un’allegoria ma un animale concreto eppure, nella mente del Capitano Achab, la balena bianca si trasforma in tutto il male del mondo e nella parte oscura dell’uomo. Questa narrazione della realtà determina la vita e la morte del Capitano Achab. Il romanzo parla di perdita, di ossessione e d’impulso autodistruttivo. Moby Dick diventa quindi un simbolo universale di certe caratteristiche dell’essere umano. A sua volta Charlie diventa espressione di tante esistenze relegate in grigie periferie della vita, racchiuse in luoghi solitari – luoghi dell’assenza – consumate da antichi dolori, impegnate in rituali di espiazione autodistruttivi. Zone grigie, spazi fisici e figurati, dove i concetti di bene e male tendono a sovrapporsi e a confondersi, dove sfumano i confini tra favorevole e ostile, legale e illegale, accessibile e irraggiungibile . 

– Epilogo

“le persone sono meravigliose”

Charlie

La scena finale si chiude su un ricordo, unica immagine esterna, per quanto onirica. Il ricordo dell’ultima giornata al mare con Ellie, allora bambina, e l’ex moglie. Charlie è di spalle davanti al mare, nella posizione di chi scruta l’orizzonte per prendere una decisione, lasciare la sua famiglia o ripudiare l’amore per Alan. Qualsiasi scelta implicherà una sofferenza.  

Aronofski conclude la sua opera – che si discosta dal testo teatrale solo nel finale, per il resto ne è una trasposizione fedele – tra pessimismo e fiducia nella bellezza umana, cercando di cogliere l’uomo nella sua complessa immensità.


Bibliografia

I luoghi della povertà e della marginalizzazione” tesi di laurea Valeria Scardino, Accademia di Belle Arti di Bologna, anna accademico 2021/2022

“Il suicidio e l’anima” James Hillman, Piccola Biblioteca Adelphi, 2010


The Whale

Regia Darren Aronofsky

anno 2022

casa di produzione A24

esce in Italia Febbraio 2023

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