di Alberto Basoalto
Tutto, se così si può dire parte dalla scommessa, di Phileas Fogg, protagonista de Il giro del mondo in ottanta giorni di Jules Verne. E le scommesse, si sa, vanno accettate, questione d’onore. Anche se questa è una di quelle che mettono in gioco il futuro il nostro pianeta.
Il libro di Telmo Pievani e Mauro Varotto, Il giro del mondo nell’Antropocene, edito da Raffaello Cortina Editore, ha come sottotitolo Una mappa dell’umanità del futuro, e si propone di sviluppare il tema quanto mai attuale dei cambiamenti climatici nel nostro pianeta. Un tema che s’impone sempre più con le sue eccezionali evidenze. Per questo, gli autori, rialzano la posta della scommessa del romanzo di Verne e, di giri del mondo, ce ne propongono di fare tre. Vediamo quali.
Pubblicato a due anni di distanza da Viaggio nell’Italia dell’ Antropocene, in cui il protagonista del tour era Milordo e il riferimento era il viaggio in Italia compiuto da Johann Wolfgang von Goethe nel 1786, il testo ritorna sull’argomento dell’Antropocene, termine con cui il geografo Antonio Stoppani nell’Ottocento iniziò a descrivere un mondo in cui, gli interventi umani, incidevano in modo, sempre più, irreversibile.
Il capolavoro di Jules Verne, cui si accennava, risale giusto a centocinquanta anni fa, ed è proprio a questo romanzo che si ispira Telmo Pievani nel primo dei tre giri proposti nel libro. Si tratta di un tour compiuto dell’umanità, più di mille anni fa, partendo dall’Africa per giungere all’Antartide, ultimo continente in grado di offrire condizioni per la sopravvivenza dell’umanità.
Il secondo giro è un viaggio fantageografico che parte dalle mappe disegnate da Francesco Ferrarese. In esso si può visualizzare l’effetto dell’innalzamento delle acque del mare a seguito della fusione della calotta glaciale. Questo nuovo livello, circa 65 metri in più e comunque lontano dalle ipotesi più disastrose, comporterebbe una perdita del 15% delle terre emerse (Paesi bassi e Danimarca scomparirebbero quasi completamente).
Il terzo giro, condotto da Mauro Varotto, si sofferma sulle contraddizioni dell’Antropocene. Le megalopoli ci appaiono la facciata luccicante del mondo dietro la quale si cela il conto salato di altrettanti immensi agglomerati urbani. Si tratta di connessioni lunghe e sottili tra cambiamenti climatici e condotte umane, tra effetti territoriali e stili di vita,… tra il vicino e il lontano, ciò che è visibile e ciò che è invisibile ma subdolamente embricato al mondo in cui viviamo.
Nel libro si affiancano scenari apocalittici a iniziative virtuose che vogliono , in qualche modo, indicare la strada per un cambiamento di rotta
“Se l’umanità è un problema, la nuova umanità non può che essere la soluzione: ripensare non solo un modello economico ed energetico, ma noi stessi e il nostro stile di vita è la strada obbligata per uscire dalla crisi.
Resta comunque sulle spalle di chi ci seguirà una situazione delicata e complessa.
Un esempio: Bantar Gebang, sobborgo di Jakarta, è la montagna di rifiuti più grande del mondo, qui vengono riversate ogni giorno circa 7000 tonnellate di rifiuti. Ma anche Il Mediterraneo che si riempie sempre più di plastiche galleggianti.
Siamo sicuri che il futuro del nostro pianeta possa essere solo quello di una grande discarica? Siamo proprio convinti di voler terminare la nostra storia con l’era dei rifiuti?
Telmo Pievani/ Mauro Varotto
Il giro nel mondo nell’Antropocene
Una mappa dell’umanità del futuro
(Con carte di segnate da Francesco Ferrarese)
Raffaello Cortina Editore 2022