EXAGERE RIVISTA - Luglio - Agosto - Settembre 2024, n. 7-8-9 anno IX - ISSN 2531-7334

Un Legame Disperante

di Claudio Fratesi

ll film  “La notte” di Michelangelo Antonioni , del 1961, con J. Moreau, M. Vitti e M. Mastroianni  è un capolavoro della trilogia sull’incomunicabilità che il Maestro ci ha lasciato.

Il film narra la storia di una coppia giunta alla fine del loro amore, senza più passione e vitalità che vaga tra i personaggi che incontra in cerca di una fonte di energia che li aiuti a riprendersi o che dia loro la forza per lasciarsi.

S’imbattono e si intrattengono con una giovane ragazza, una splendida Monica Vitti appena ventenne, e dopo alcuni dialoghi tristi e senza futuro la ragazza ,giovane e piena di energia vitale, lentamente si ‘spegne’ e dice ”Mi avete ridotta uno straccio voi due stasera”. 

La scena si conclude con le luci che si spengono e la ragazza che alla fine viene coperta dal buio.

La “notte” è un mirabile capolavoro di Antonioni, il regista mette in evidenza la notte affettiva di una coppia che non trova più la strada per rinnovare l’amore e nemmeno la forza per guardarsi in faccia, ringraziarsi delle cose belle fatte insieme e lasciarsi.

Vittorio Cigoli ha denominato questa fase di blocco e di stallo legame disperante, un legame di dipendenza reciproca intriso di disperazione.

La coppia non riesce a raggiungere il divorzio psicologico , ed è invasa dall’angoscia di  separazione.

In questi casi non c’è spazio per l’elaborazione dell’abbandono e del dolore, c’è spesso una grande difficoltà anche a riconoscere la sconfitta affettiva e la necessità della perdita che ogni separazione comporta.

Si tratta di un blocco nel ciclo Vitale della coppia, i protagonisti appaiono tristi, cupi e rimuginanti, emerge chiaramente solo la paura della solitudine che evidentemente è considerata insopportabile.

La coppia, avvolta da un ‘angoscia che non dà sbocchi ,perde l’energia vitale e per sopravvivere, perché ogni sistema lotta fino alla fine per non disgregarsi, attinge energia da ogni fonte possibile, esterna e interna.

Le fonti interne possono essere le funzioni genitoriali che in molti casi vengono stravolte se non annientate, in altre situazioni sono le relazioni con le famiglie di origine ad essere tirate dentro il vuoto della coppia in stallo.

Quando incontriamo una coppia innamorata percepiamo la luminosità e la bellezza dell’emozione amore che dilaga nello spazio circostante regalando energia positiva.

Nel legame disperante, al contrario, la coppia porta la noia, il silenzio e il raffreddamento di ogni passione.

Sono coppie che litigano per cause insignificanti o coppie silenziose e stanche che cercano una ragione per dare significato al loro stare insieme.

Ma non parlano della solitudine ,della sconfitta, evitano in ogni modo la consapevolezza del fallimento.

Se l’angoscia fosse affrontata sarebbe possibile attraversarla e alla fine risolverla, ma nel legame disperante l’angoscia di separazione è terrorizzante, nessuno ha il coraggio di mentalizzarla .

Drammatiche sono le situazioni dove la coppia ha iniziato una separazione fisica , si assiste in questi casi al litigio perenne, all’interminabile serie di eventi ,in parte reali in parte fittizi, che giustificano lo scontro e così la dipendenza affettiva.

Il divorzio fisico non è sufficiente, occorre il divorzio affettivo per  iniziare una vita nuova.

Nel caso che esporrò i protagonisti sono due persone adulte che sono coppia da tanti anni,  senza figli per ‘scelta’ che hanno perso la ragione fondamentale del rapporto di coppia ma che per una dipendenza reciproca non riescono a dare una soluzione alla loro  situazione.

Provengono entrambi da famiglie disturbate e dipendenti.

Il padre di Mauro  è un paziente psichiatrico, la madre una donna sottomessa che ha trovato appoggio emotivo/ affettivo sul figlio unico.

La famiglia di Flavia è stata inquinata dall’aggressività di una madre tiranna e di un padre schiacciato dallo sforzo perenne di evitare lo scontro.

Due famiglie disperanti e dipendenti, due famiglie con genitori immaturi e incapaci di fornire una base sicura ai loro figli.

Mauro e Flavia sono cresciuti con il carico emotivo di sostenere il genitore sottomesso e distrutto psicologicamente, la madre per Mauro e  il padre per Flavia.

Due figli da una parte ‘ragione di vita’ e dall’altra invisibili ai genitori.

Nessuno ha avuto occhi per i reali bisogni dei figli. 

Caso clinico:

Flavia quarantacinque anni, Mauro 48, insieme da 24 anni , senza figli per ‘scelta’

Famiglia di lei:

Una sorella maggiore, una madre, anaffettiva ed aggressiva, “ Mia madre era una bestia a casa e carina fuori ,mai lavorato, viziata, cattiva, trattava male mio padre che invece era una persona eccezionale. Mio padre è morto pochi anni fa e mia madre è diventata ancora più cattiva.

Io e mia sorella non abbiamo più rapporti con lei. Mio padre per non litigare l’assecondava su tutto, era un piccolo imprenditore, mia madre spendeva tutto .

Mia madre non ha mai amato mio padre e nemmeno noi figlie, mia sorella a 25 anni ha chiuso i rapporti con mamma e Io e papà vedevamo mia sorella di nascosto.

Mia madre non  ha nemmeno mai visto i nipoti”

Dopo la morte del padre le tensioni tra Flavia e sua madre sono salite alle stelle per questioni di eredità. Flavia e la sorella non sono state consultate nemmeno per la cremazione della salma del padre che è stata fatta a loro insaputa.

Famiglia di lui:

 Figlio unico , padre operaio, pensionato anticipatamente per l’insorgenza di una malattia psichiatrica.

Paranoico e fobico per le malattie ,aggressivo verbalmente e fisicamente contro la moglie.

Mauro sempre sottomesso al padre non ha mai reagito.

La madre di Mauro tutti i giorni faceva lunghe telefonate a Mauro, si sfogava con lui, telefonate lunghe anche più di un’ora creando forti tensioni tra Flavia e Mauro.

Flavia con i genitori di Mauro ha sempre avuto un rapporto ambivalente,  vicina alla suocera per pietà, ma nello stesso tempo la odiava per l’invadenza enorme e quotidiana. 

Verso il suocero  una pena di fondo, perché era evidente la malattia ma anche odio perché era violento e teneva tutti sotto il suo pugno.

Nel breve lasso di tempo di quattro mesi muore prima il padre e poi la madre di Mauro, si rompe un equilibrio, Flavia pensava e sperava che finalmente Mauro si sarebbe sentito libero di vivere la coppia e invece lui si allontana  e torna a vivere nella casa dei genitori e inizia ad uscire come un ragazzo.

Frequenta alcune donne, si sente fortemente attratto da donne mature vestite in maniera provocante.

Si lega platonicamente (per volere di lei) a Grazia, donna di sessantacinque anni, divorziata e giovanile.

Inizia come una ‘danza’ di coppia con Flavia da sola a casa che aspetta Mauro.

Mauro esce con un amico single come fosse tornato ragazzo, chatta con diverse donne, Flavia è dolorante ma ferma come se guardasse dall’alto i comportamenti di Mauro.

Si vedono due volte a settimana, a cena, fanno l’amore e poi lui se ne torna nella vecchia casa dei genitori.

Mauro è un evitante il conflitto, anche al lavoro subisce le angherie di un socio anziano che non perde occasione per accusarlo di essere poco responsabile e di fare ritardo ogni mattina e Mauro infatti tutte le mattine tarda 5-10 minuti .

Afferma sé stesso in maniera sintomatica, da una parte è come se dicesse “faccio come mi pare e non ti ascolto” e dall’altra conferma l’idea che ha il socio anziano che considera Mauro un giovane viziato e irresponsabile. 

Mauro continua la sua vita da ragazzone e Flavia lo aspetta, non solo a cena due volte a settimana, ma aspetta che a lui passi questa fase da ragazzone.

Pochi mesi e infatti Mauro torna a casa con Flavia, senza convinzione, affermando sé stesso con l’indolenza e la mancanza di entusiasmo.

Ma sta lì a cuccia con la compagna/ mamma che lo contiene e il sesso di nuovo scompare.

Nessuno fa passi in avanti in tal senso. Mauro si masturba, non frequenta altre donne. 

Flavia tiene il potere e conferma Mauro nel ruolo di ragazzone esattamente come accade al lavoro.

Lavoro Clinico e questioni aperte:

Mi ha contattato Flavia dopo poche settimane che si erano ricongiunti, mi ha raccontato la sua versione dei fatti , che era certa che l’allontanamento temporaneo di Mauro fosse causato dal distacco dai genitori morti, soprattutto dalla madre. Si lamentava del silenzio a casa e dell’atteggiamento ‘scoglionato’ di Mauro.

Le ho fatto notare che stava parlando solo di Mauro e non di se stessa e l’ho invitata a raccontarmi di lei e a questo punto mi ha parlato delle sue vicende famigliari.

Riprese poi il discorso sulla coppia e su Mauro, era chiaramente il tema dominante.

Ritenni che potevo essere più utile convocandoli in terapia di coppia

Prima feci un colloquio singolo con Mauro per ragioni di equità, non si può avviare una terapia di coppia senza parità tra i pazienti

Si sentiva molto bisognoso di libertà, nessun senso di colpa verso i genitori,  sicuro di essere stato anche troppo buono con loro. Mi parlò del padre che descrisse come un tiranno in realtà debole e malato.

Era tanto dispiaciuto per Flavia, donna bella e super affidabile.

Quasi di ‘striscio’ mi fece accenno alla loro astinenza sessuale, senza enfasi, come un fatto del tutto normale.

Ma sentiva  impossibile lasciarsi

Decisi di continuare la terapia di coppia con incontri mensili e inviai Flavia  e Mauro a terapie sistemiche individuali. 

Si tratta di un caso molto interessante, due figli di genitori che erano dipendenti e legati con un legame disperante e così per Flavia e Mauro è stato impossibile formare una coppia completa.

Entrambi avevano così tanto bisogno di sicurezza e di senso di appartenenza che con gli anni la loro coppia ha perso la passionalità e si è trasformata di fatto in una coppia dipendente e mutualmente genitoriale

Il non aver vissuto, dentro le rispettive famiglie di origine, la sensazione di Base Sicura li ha resi, una volta adulti, mendicanti di sicurezza e sono diventati uno familiare dell’altra.

Flavia e Mauro sono la versione evoluta dei loro genitori ma non hanno raggiunto una sana e matura differenziazione dalle famiglie di origine, infatti Mauro è sottomesso come era in parte sua madre  ma è anche  ribelle. 

E Flavia è nello stesso tempo quella che comanda, come era in parte la madre ma è anche quella che subisce i comportamenti di Mauro. 

Insoddisfazione, tristezza, rabbia inespressa, sono le emozioni prevalenti che vivono ogni giorno  ma lasciarsi è impossibile, addirittura non è accettabile perché hanno reciprocamente troppo bisogno l’uno dell’altra.

La morte dei genitori di Mauro ha temporaneamente alterato l’equilibrio, Mauro però non è riuscito a compiere una reale evoluzione  oltre i comportamenti adolescenziali e contraddittori che lo caratterizzano e infatti nel giro di poco tempo è tornato a casa/cuccia con ‘mamma’ Flavia.

La Liberazione che sognava Flavia, in conseguenza della morte della suocera, si è trasformata nel rafforzamento del suo ruolo mamma educatrice, una mamma che è anche a volte figlia, quando Mauro si prende cura di lei e fa il bravo ragazzo a casa.

Dal punto di vista clinico c’è da dire che il terapeuta in queste situazioni può essere facilmente indotto a fare proiezioni personali e fare interventi direttivi, tanto è lampante la situazione disfunzionali in atto, ma sarebbe un errore.

È sempre un errore, tracciare il percorso di vita di un paziente, l’obiettivo in questi casi e aiutare la coppia ad uscire dallo stallo, ma come lo farà, se lo farà, sarà la coppia a deciderlo e a trovare la strada migliore per emanciparsi.

Ho ritenuto necessario coadiuvare la terapia di coppia con due terapie individuali, sempre a indirizzo sistemico, tenuto conto del grado elevato dello stallo.

Voglio  concludere questo breve articolo con due citazioni  molto celebri:

Nessun vento può essere favorevole a chi non sa dove andare (SENECA)

Se lanci la freccia e non sai cosa colpire centrare il bersaglio è sicuro (TORO SEDUTO)

La prima mi piace pensarla ai pazienti, è necessario aiutarli a cercare una strada, una rotta che renda favorevole il vento

La seconda è più adatta al terapeuta perché il bersaglio da colpire non sta nella testa del terapeuta, il vero bersaglio è aiutare i pazienti a scagliare la loro freccia. 


Alcuni cenni bibliografici sul tema della dipendenza:

Cancrini L. “Schiavo delle mie brame” Frassinelli editore, 2023

Canevaro A.” Terapia Esperienziale Profonda” Guerriero Editore, 2023

Cigoli V. e altri “Il Legame Disperante” Raffaello Cortina 1988

Clement  U. “Terapia Sessuale Sistemica” Raffaello Cortina, 2004

Guerreschi  C. “ La Dipendenza Affettiva” Franco Angeli editore, 2011

Malagoli M. “ La Psicoterapia con la Coppia” Angeli 2003

Share this Post!
error: Content is protected !!