di Silvia Rosati
Don Maurizio Patriciello non ha bisogno di molte presentazioni, tutti lo conoscono a Frattaminore dov’è nato in quella che, al tempo delle tavolette cerate e dei papiri, era la Campania Felix ed ora è la terra dei fuochi: 55 comuni in cui la mortalità infantile, il numero dei ricoveri ospedalieri, l’incidenza dei tumori raccontano una storia di illegalità, degrado ed omertà.
Nella notte dell’8 giugno 2012, lei ha sentito una puzza di bruciato, un odore nauseabondo che l’ha spinta a scendere nella piazza virtuale di facebook nel cuore della notte. Può raccontarci di quella volta?
Don Patriciello ci risponde con una premessa che è anche una precisa scelta di senso:
Io devo fare una scelta o parlare agli adulti o parlare a voi bambini … parlerò a voi. Le storie sul mio conto si conoscono, l’incontro con il frate Francescano che, dandomi un passaggio in auto, mi ha indicato il percorso; il modo in cui ho convocato a battaglia i miei concittadini in rete, ma … occhio nei miei occhiali …
Don Patriciello si rivolge ai bambini con il linguaggio reale e concreto dei sogni, anche di quelli brutti che ti dicono le cose:
Una notte ho avuto un incubo
Chiede ai bambini cosa sia un incubo, un sogno brutto rispondono, perché non esistono incubi ma solo sogni brutti e che i sogni, anche quando sono brutti, restano pur sempre sogni ed un sogno non può essere brutto fino in fondo.
Ho fatto un incubo, anzi un sogno brutto , prosegue, mi trovavo su un sentiero di montagna e ho visto un riccio con tanti aculei che stava per conto suo e poco distante un gattino. Ognuno per conto suo ed erano felici. Il gattino improvvisamente è saltato sul riccio. Il riccio si è chiuso a difesa e. più il gattino lo stringeva, più il riccio con gli aculei lo pungeva. Più il gattino lo abbracciava, più il riccio lo trafiggeva. Alla fine il gatto ha mangiato la testa del riccio. Il riccio per un po’ ha camminato senza testa … voi bambini avete visto mai gente che cammina senza testa? Certo io di gente che cammina senza testa ne ho vista , ma questo succede nella realtà – continua Don Patriciello – il riccio alla fine è morto, ma quando il gatto ha tentato di andare via non è riuscito a staccarsi e soffocato è rimasto lì, trafitto. E lì dove c’erano due esseri … c’era solo morte … Ora, io mi sono svegliato e mi sono chiesto che voleva dirmi il sogno. Poi ho capito: il riccio rappresenta il bene comune, il gattino il bene privato … quando qualcuno , le persone avide, si avventano sul bene comune, e lo fanno passare per bene privato, … allora non c’è spazio né per il bene comune né per il bene privato. Se c’è un bene del demanio ad esempio e voi lo immaginate come bene privato, non avrete né quello pubblico, né quello privato. Se il bene è di tutti deve restare di tutti .
Nel 2013 a seguito di un’intervista rilasciata a SKY 24 da Carmine Schiavone, boss pentito dei Casalesi, lei rivolge a quest’ultimo una lettera che inizia così “Caro fratello mio … ”. C’è la consapevolezza e l’idea di un destino comune, un’idea panica e francescana, insomma il sapore di un destino comune di uomini. Ma c’è anche l’idea che gli uomini condividano azioni delittuose e che il marcio alligni ovunque, anzi è ancor più deprecabile quando è ad alti livelli. Lei si è rivolto a Carmine Schiavone e quell’appellativo fratello racconta una storia di comunione, di vicinanza, di appartenenza ad un destino altro, di uomini nuovi. Lei non è una persona da distanze, lo dimostra la vicinanza quotidiana alla gente e alla sua terra.
L’azione costa tuttavia. Lei è stato minacciato, ma non ha timore di quella che chiama sorella morte e che considera un effetto collaterale. La Paura è altrove : in Riccardino che è passato dalla mammella al chemioterapia, in Francesco morto a 16 anni, in Giovanni Emanuele. Poi ci sono stati Francesco, Sara, tutti nati morti. Come si vince questa paura? Come si supera la paura di sopravvivere alla morte di un figlio?
Cantone e Don Ciotti a Palermo qualche giorno fa, in occasione della commemorazione delle Stragi di Falcone e Borsellino, hanno sottolineato che quando la mafia, quella che noi chiamiamo mafia, si mescola con la politica o con l’imprenditoria è lì che nasce il problema …
Io non so come stanno le cose, se e cosa dicono i registri dei malati , le cose reali le devono dire gli esperti e gli esperti ci danno dei dati … Vi siete impressionati , ci hanno detto nelle alte sfere politiche. Ma i dati noi dobbiamo leggerli: siamo al primo posto per morte di cancro infantile: nel 1993 ci ammalavamo il 23% in meno, ma solo perché avevamo la metà delle industrie. Con le industrie attuali, poche rispetto al nord, non abbiamo aumentato la ricchezza se non quella dei tumori. Ora abbiamo fatto un salto nel numero delle malattie neoplastiche, nel 2030 saremo inguaiati …
Io so solo contare i morti: un mio compagno è morto di tumore e mi chiedo se è normale contare una lista di bambini morti che non finisce più, se è normale piangere Giuseppe che non c’è più a 23 anni.
Se è normale, giudicatelo voi. Io non so come stanno veramente le cose, io vedo il sintomo di un male, sui meccanismi che lo producono si deve indagare altrove. Ma i dati sì, li dobbiamo leggere, i sintomi non li possiamo ignorare. Dov’è l’imbroglio, se c’è un imbroglio, c’è un imbroglione e deve essere scovato ad ogni livello. …
Don Patriciello è arrabbiato e non risparmia l’orgoglio del suo impegno ed il valore della sua battaglia:
Certo lo Stato ha le sue colpe colpe. L’attenzione che le autorità rivolgono a me , il fatto che tutti vengano e mi invitino ha un significato …e il significato è che se c’è uno a cui l’unica cosa che interessa è risolvere il problema, quello non può restare inascoltato e può fare qualcosa.
Lo stato è terribilmente colpevole …e se le leggi ci sono è doppiamente colpevole se non le fa rispettare … Sono stato a Carpi, a Siena, a Cesena, nei giorni scorsi, praticamente all’estero, dove ho avuto un premio ,
Don Patriciello non nasconde il disappunto per un’Italia che funziona secondo due distinte modalità, Nord –Sud, on-off , una storia a due velocità e a diverse regole del gioco:
Lì, al centro Italia e al Nord c’è un rispetto delle leggi, le leggi ci sono e lo Stato, le persone di Stato, le fanno rispettare . Anche qui deve essere così e noi non possiamo non collaborare . Lo Stato è colpevole perché, se lo Stato avesse fatto la sua parte, non staremmo a questo punto e noi siamo colpevoli perché di questo Stato facciamo parte, condividendo e non denunciando quelle modalità che ci distruggono.
Giammaria Manghi, presidente della Provincia di Reggio Emilia, ha parlato di una nuova Resistenza. La lotta contro le mafie ha bisogno di partigiani attivi . Siamo in guerra ?
Noi non ce l’abbiamo con nessuno, o meglio, con nessuno che non possa non rimediare : per questo se conoscete qualcuno che lavora a nero denunciate, ma denunciate sul serio, perché le battaglie a metà non sono altro che propaganda …
Io non chiedo chissà che cosa, ma poco a tutti: collaborazione a tutti i livelli, da quello comunale, regionale, nazionale a quello europeo. La collaborazione riguarda tutti noi, riguarda ‘sti creaturi. Mentre voi, politici locali e cittadini perbene, dormivate, noi eravamo a Bruxelles. E quando gli europarlamentari vedevano i dati dei nostri morti, le fotografie dei nostri morti, il fumo dei nostri roghi, sgranavano gli occhi.
Gli operai sono le prime vittime e non possono barattare un posto di lavoro in cambio di morti nelle loro stesse famiglie. Pensiamo a soluzioni alternative, andiamo incontro , a degli sconti fiscali, a situazioni che siano un deterrente per il lavoro nero …
Molte cose sono semplici per le persone di buona volontà, certo non per gli imbroglioni …
Il segreto è parlarne, parlare di cose concrete, in maniera concreta : abbiamo avuto sei morti in due giorni in mezzo alle persone, a Miano, tre del giorno, ma non se ne è parlato se non per poco, ecco allora si deve parlare delle cose … ritorniamo alla potenza della denuncia e alla forza della parola, quella che fotografa i fatti, non quella che li ricostruisce.
Don Patriciello è uomo dalle ricette concrete e ci parla in modo schietto. In un bellissimo libro su Napoli, La Pelle di Napoli, di Pietro Treccagnoli, la bellezza di Napoli e della Campania è continuamente ferita come ruga espressiva dalla munnezza. La munnezza è il dramma che quella città sta uccidendo, non solo nella sua bellezza, ma nelle speranze dei suoi figli più giovani.
Un conto è la munnezza di casa e lì siamo responsabili noi, per il resto dobbiamo chiedere e denunciare, dobbiamo collaborare e cominciare dalle piccolissime cose … anche le strisce pedonali … a Milano una ragazza è morta sulle strisce e l’autista si è difeso dicendo che le strisce non erano visibili … questo significa che ogni atto delittuoso, non ottiene risarcimento, non può avere giustizia se non lo si denuncia, se a quel fatto non corrisponde un’azione concreta da parte delle Istituzioni ed una richiesta concreta e consapevole da parte dei cittadini.
Allora bisogna chiedere impegni concreti … e se si ottengono promesse, si devono ottenere risposte concrete , le persone serie così fanno…
Noi abbiamo molte cose da chiedere e proseguiamo. Gaetano Filangieri giurista e filosofo napoletano animò quel momento felice del Settecento Napoletano in cui una legge garantiva ai cittadini il diritto di vedere il mare, una sorta di diritto alla felicità. Non crede che abbiamo diritto ad una legge che garantisca la nostra salute e la nostra felicità?
Noi abbiamo il dovere – diritto di chiedere alle autorità …
Il sindaco merita rispetto, ma abbiamo il dovere di denunciare …
Prossimamante sarà presentato il registro dei tumori e che Dio ce la mandi buona …. Perché se Dio non ce la manda buona, la responsabilità è di tutti . Hanno responsabilità cittadini e politici, una responsabilità passiva se non denunciano, una attiva se commettono il reato… Sono trent’anni che vado a Caivano e nello stesso posto c’è sempre la stessa munnezza, eppure basterebbe mettere una telecamera, che costa trenta lire per risolvere. Noi continuiamo a far finta di finta di non sapere, di non conoscere chi sversa rifiuti, chi non fa la differenziata. A Frattaminore ci sono 16000 cittadini e se 15999 sono persone per bene, il cittadino colpevole dovrebbe essere facilmente isolato.
Noi sappiamo anche che il vero problema è nelle alte sfere, nelle aziende che lavorano a nero , fabbriche di scarpe che lavorano a nero che non risultano da nessuna parte e i cui prodotti prenderanno la strada del nord in modo illegale e per ogni paia di scarpe c’è mezzo kg di scarti nocivi.
La Costituzione all’articolo 32 prescrive “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”. Cosa è stato fatto di concreto? Quali i provvedimenti legislativi, quali quelli sul campo? Può farci il punto della situazione?
E’ stata promulgata una legge importantissima sulla terra dei fuochi, esiste finalmente un registro tumori, il numero dei roghi è diminuito grazie alla presenza dell’esercito e alla consapevolezza dei cittadini: sono tanti i risultati, ma che di fronte ad un problema così grande sono poca cosa. Per questo è importante continuare a parlare con tutti. Gli ecoreati contro l’ambiente sono reati gravissimi, perché colpiscono non solo il singolo, ma tutta la collettività e la colpiscono in modo subdolo, senza il coraggio di armi manifeste, spesso senza il rischio di conseguenze per chi li commette. Per questo mi oppongo con forza alla prescrizione degli ecoreati.